Mercoledì 26 luglio nella splendida cornice del cortile di palazzo Gentili, alle ore 21.15, quinto appuntamento della rassegna di poesia, filosofia, narrativa, arte e musica al femminile “Non a voce sola”. L’ospite talentuosa e raffinata di questa tappa è la scrittrice Donatella di Pietrantonio che presenterà la sua ultima e magistrale opera narrativa titolata “L’Arminuta”.
La scrittrice ha esordito con il romanzo “Mia madre è un fiume”, intenso racconto di una figlia che si trova a prendersi cura di una madre alle prese con una malattia che le consuma la memoria e ad aiutarla, giorno dopo giorno, a ricostruirsi la sua identità, romanzo che le è valso il Premio Letterario Tropea. Nel 2013 ha pubblicato il suo secondo romanzo, “Bella mia”, ambientato durante il terremoto dell’Aquila, dove una protagonista profondamente scossa dagli avvenimenti sismici si trova a doversi prendere cura del figlio della sorella scomparsa sotto le macerie, in una narrazione intensa e dolente, profonda e urlante che le è valsa la finale del Premio Strega. Nel 2017 ha pubblicato il suo terzo romanzo, “L’Arminuta”, che in dialetto abruzzese vuol dire “la ritornata”, ambientato in un Abruzzo contadino, dove una ragazzina di una numerosa famiglia rurale si trova ad essere prima fortemente voluta come figlia da una ricca famiglia, e poi rifiutata e rispedita al mittente tra difficoltà economiche, ansie ed emozioni frustrate, ruggenti come la terra sfruttata e avvilita che la accoglie, la incornicia e la racconta. Il viaggio nell’Abruzzo di Donatella Di Pietrantonio, territorio fratello alle Marche per le sorti sismiche e per il doloroso vissuto delle realtà contadine, sembra essere il protagonista a prima vista del romanzo della scrittrice, ma ad una lettura più attenta non può sfuggire il nucleo profondo della narrazione. “L’Arminuta” è un racconto di formazione e iniziazione la cui protagonista finalmente è di genere femminile: una bambina che diventerà ragazza. Un cammino lungo e faticoso, una ricerca della propria identità che spesso non trova punti di riferimento negli adulti visti nella loro fragilità e nei loro limiti troppo umani. Una ragazzina che riesce ad affrontare i rovesci del destino e riesce a trovare la misura di sè facendo i conti con la propria esperienza e la propria storia e grazie alla capacità di costruire relazioni significative fra pari, le amicizie con la sorella, con il fratello, con l’amica di un tempo. Con uno stile essenziale e scarno, Donatella Di Pietrantonio, sa dare voce all’inesprimibile, a dinamiche quanto mai poco indagate come il rapporto madre-figlia, la relazione fra sorelle e sopra ad ogni cosa riesce ad esplorare i territori quanto mai ambigui del materno suscitando interrogativi e domande, ma anche costatazioni e riflessioni. La più emergente è che esiste una grande differenza fra far nascere e mettere al mondo. Cosa significa poi, mettere al mondo? Dare una eredità simbolica che possa far varcare l’universo con agio, non è così per “L’Arminuta”, non è così per le donne.
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