Si chiamerà semplicemente “Opinioni” la nuova rubrica che vuol lanciare Il Settempedano per dare spazio ai suoi lettori, liberi di esprimere la propria opinione su qualsiasi argomento interessi San Severino. Avrà un’unica regola: il rispetto. Il rispetto delle persone e delle loro idee. La vicenda della scuola “Luzio”, all’indomani del terremoto del 24 agosto, ha fatto (e fa) tanto discutere. In molti ci hanno chiesto spazio per “dire la sua” o per “dare un contributo al dibattito”. Ne siamo contenti e quindi cominciamo subito con la pubblicazione di un intervento a firma di Giancarlo Monachesi, residente a San Severino, che ci ha scritto per parlare proprio della vicenda “Luzio”. Ecco il suo testo.
“Di questi tempi il terremoto imperversa anche su Internet; i social network sono pieni zeppi di dati e di commenti e visitandoli si imparano cose interessanti (per la verità si leggono anche commenti impropri e in alcuni casi offensivi e anche deliranti). Per esempio io, che abito a San Severino Marche, ho scoperto che in città c’è una stazione accelerometrica e che in occasione della scossa più forte del 24 agosto ha misurato uno scuotimento del suolo pari al 6 % dell’accelerazione di gravità. Pare che il dato sia confermato ed è in linea con quelli rilevati da altre stazioni accelerometriche delle città vicine (7 % a Treia, 6 % a Esanatoglia, 5 % a Matelica). Qualche ingegnere magari sarà curioso di capire meglio la relazione tra accelerazione di picco e danni. A me invece incuriosiscono molto le dinamiche dell’informazione in tempo di terremoto e le reazione degli amministratori territoriali nell’attuare una politica di mitigazione dei rischi e devo dire che il caso della scuola Luzio di San Severino ha attratto la mia attenzione. Confesso però che – anche se non sono un ingegnere strutturista – mi sono chiesto come mai un edificio dichiarato estremamente vulnerabile ad una sollecitazione sismica non ha riportato il minimo danno. La domanda è ancora senza risposta.
No, il caso Luzio mi ha interessato per le azioni intraprese dall’amministrazione comunale e per le reazioni dei miei concittadini. C’era questo edificio dichiarato molto ma molto vulnerabile al terremoto, poi c’è stato il terremoto e ovviamente c’erano i genitori degli studenti giustamente preoccupati.
Per quel che ho visto/letto io, in Comune hanno cercato di dare delle risposte concrete ai genitori. Sono stati coinvolti il Dipartimento regionale di Protezione civile attraverso gli ingegneri abilitati ai sopralluoghi e degli ingegneri strutturisti che hanno fatto sopralluoghi e analisi specifiche sull’edificio e sulle fondazioni se non mi sbaglio. La risposta dell’edificio alla “sollecitazione sismica” è stata ricontrollata con modelli di calcolo appositi. I risultati sono sotto gli occhi di tutti: i modelli di calcolo hanno evidenziato qualche problema nella risposta della torre alla sollecitazione sismica ed in altre limitate porzioni di edificio e poco più (la scuola comunque non ha subito danni al contrario di qualche edificio di San Severino Marche che si pensava molto meno vulnerabile).
Per quel che ho letto (e che credo sia stato riferito dall’amministrazione comunale ai genitori e agli altri cittadini) la torre è stata messa in sicurezza e soprattutto stanno intervenendo per migliorare le “vie di fuga” previste nel piano di evacuazione della scuola.
Ma se quello che bisognava fare è stato fatto – e pure rapidamente – che senso ha approfittare della (legittima, per carità) paura del terremoto per sollevare un polverone contro l’amministrazione comunale e ancor più biecamente dileggiare qualche suo componente? I motivi a mio avviso sono tanti e di natura così diversa che non mi permetto di dare una risposta in due righe, però vi invito a fare una riflessione.
In molti hanno minacciato di non mandare più i figli a scuola o addirittura di trasferirli altrove perché quella particolare scuola ha un certo “indice di rischio”. Il problema per qualcuno non è l’evento odierno che è lontano ma un probabile evento vicino che potrebbe prima o poi accadere.
Giusta preoccupazione; ma queste stesse persone sanno qual è l’indice di rischio della loro casa, dell’edificio dove lavorano o della palestra dove si allenano? Se chiedessi loro che cos’è un terremoto o qual’è la pericolosità sismica o il rischio sismico del loro comune oppure quali sono le forme di difesa possibili sapranno dare risposte corrette? E se domandassi loro: “conoscete il piano comunale di protezione civile?”, magari si troverebbe qualcuno che lo ha letto ma temo che molti di più confesserebbero di non averne mai nemmeno sentito parlare.
Se non lo sanno o rispondono male alle domande la loro posizione oggi è solo strumentale. La mia esperienza in tema di mitigazione dei rischi, alla luce di quanto letto e delle chiacchiere fatte con qualche mio concittadino, mi fa dire che il vero problema resta l’ignoranza pressoché totale in materia di difesa dai terremoti. La stessa ignoranza da cui nascono le cose strampalate che si leggono nei post, nei blog, nelle interviste ai tanti ‘esperti’ improvvisati, quelli che avevano previsto il terremoto ma ce lo dicono solo dopo o quelli che sismologi non sono ma è quasi come se lo fossero.
Ci si dia una calmata, si abbassino i toni dello scontro, ognuno faccia quello che sa fare e se non sa come stanno le cose si informi accuratamente prima di parlare. Il terremoto è un evento drammatico e non se ne può parlare come siamo abituati a fare il lunedì mattina quando discutiamo delle partite della domenica sentendoci tutti bravissimi allenatori.
Ignorare significa “non conoscere” ma anche “non voler sapere”. Purtroppo ignorare il terremoto è il modo migliore per trasformarlo da fenomeno naturale in una catastrofe. Bisogna prendere coscienza del problema e informarsi prima che il terremoto irrompa nel nostro quotidiano, non dopo che lo ha fatto. Bisogna pensare, una buona volta, a una politica di prevenzione. In caso contrario al prossimo terremoto ci troveremo di nuovo ad affrontare gli stessi problemi irrisolti, gli stessi atteggiamenti negativi, gli stessi commenti.
I cittadini chiedono giustamente chiarezza ma se continueranno a rispondere alle loro richieste solo durante l’emergenza, non riusciranno nemmeno a sentire le risposte, per quanto corrette, serie e concrete possano essere: glielo impedirà il “rumore di fondo” creato dagli sproloqui degli ignoranti. In altre parole, una seria politica preventiva non si fa in emergenza. Ci vuole tempo per prepararsi – bene – al prossimo terremoto che prima o poi tornerà a colpire (ma non fate gli scongiuri e non datemi dello iettatore: sarebbe solo una conferma che l’ignoranza la fa da padrona quando si parla di terremoti).
Un’ultima considerazione. Poco sopra dicevo che le attuali critiche all’operato del Comune possono avere tante ragioni, provo ad analizzarne una: gli interessi di parte. L’attuale coalizione non ha avuto il mio voto ma questa non è una ragione per non riconoscere che in questa occasione la giunta si è mossa tempestivamente e nella direzione giusta. Non è buona pratica politica attaccare una giunta durante l’emergenza, quando è importante darsi tutti una mano (fare sistema, come va di moda dire).
Scusate amici dei miei stessi colori o dei partiti avversi un attacco in questa occasione è mancanza di tattica e di lungimiranza politica, è fiato corto. E’ in tempo di pace che si deve verificare e controllare il loro operato o il rispetto dei programmi enunciati. Non fa il bene dei suoi cittadini chi pensa di sfruttare l’attimo per dare spallate, non è serio, non è corretto e in nessun caso porterà un beneficio alla collettività.
Se con queste righe ho insinuato anche un solo dubbio nella mente di chi le legge il mio scopo è raggiunto perché in questa vicenda avrò anche io guadagnato qualcosa. Avrò guadagnato il beneficio del dubbio che è l’anticamera della voglia di conoscere meglio ed è il contrario della bovina accettazione delle tante stupidaggini spacciate come verità”.