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Il reparto di Ostetricia di San Severino
Il reparto di Ostetricia di San Severino

Punto-nascita 1: “Ecco perché non si può chiudere”

Pubblicato da Redazione in Consigliati 1,305 Visite

Nei giorni scorsi la stampa locale ha parlato di una possibile chiusura a fine anno (cioè fra poche settimane) del punto-nascita dell’ospedale di San Severino. Nel momento in cui pubblichiamo questa nota del Comune il sindaco Cesare Martini e l’assessore alla Salute (e vice sindaco) Vincenzo Felicioli sono a colloquio in Regione con il Governatore Ceriscioli. E nelle prossime ore riferimento sugli esiti dell’incontro. 

“Siamo estremamente meravigliati per quanto letto – dicono Martini e Felicioli – perché l’unica normativa di riferimento nazionale è l’accordo Stato–Regioni del dicembre 2011 che recita che devono essere accreditati i punti nascita con mille parti con presenza di guardia ostetrica, guardia anestesiologica e guarda pediatrica. Possono costituire eccezioni, però, quelle regioni come la nostra che hanno condizioni particolari quali mancanza di infrastrutture, presenza di aree montane e altro e che, comunque, hanno i conti in ordine. In questo caso si può andare in deroga e arrivare a un minimo di cinquecento parti l’anno. La Regione Marche, come detto, è ricompresa tra queste regioni. Dove sta la nostra meraviglia allora? – si chiedono Martini e Felicioli, per poi rispondere – La nostra meraviglia sta nel vedere messo insieme San Severino con Fabriano e Osimo. Non perché noi ce l’abbiamo con questi due centri e con le loro strutture, ma perché Fabriano nel 2014 non ha raggiunto il criterio assoluto e ineludibile dei cinquecento parti annui. E Osimo, che sta abbondantemente sopra ai cinquecento parti, non ha né guardia ostetrica, né guardia pediatrica e né anestesiologica. Di contro San Severino supera abbondantemente i cinquecento parti, ha la guardia anestesiologica, ha la guardia ostetrica ma non ha quella pediatrica. Quest’ultima carenza, a seguito della impossibilità di assunzioni legata alla carenza di pediatri disposti a venire in ospedale, è stata derogata dalla Regione Marche. Perché allora si parla di rischio chiusura per San Severino e no, facciamo un’ipotesi, per Civitanova Marche che non arriva a mille parti, ha la guardia anestesiologica e quella ostetrica ma non quella pediatrica? Occorre essere seri e dire, poi, che con l’applicazione di questa delibera la montagna della intera regione Marche, l’intero entroterra ad esclusione, forse, di Urbino, non avrà più un punto nascite. Nelle nostre aree interne, per le quali si parla e parla, si dà vita in Regione a un assessorato specifico, non si avrà più un reparto dove verranno alla luce i bambini. Ma c’è dell’altro – argomentano Martini e Felicioli – Civitanova ha una viabilità completamente diversa con una superstrada che la collega in tempi brevi a Macerata e in tempi altrettanto rapidi ad Ancona, tramite addirittura un’autostrada a tre corsie. Non facciamo qui la caccia a nessuno ma la decisione, che è politica, non è logica. Le norme non impongono la chiusura e chi decide in tal senso se ne dove assumere tutte le responsabilità. Ma vogliamo aggiungere anche dell’altro: San Severino ha le strutture per lo svolgimento dei parti a norma, cosa che non esiste in altri presidi. La nostra struttura è adeguata, accessibile, c’è stato investito negli anni, ha tutte le sale operatorie a norma. Chiudiamo citando quello che è sotto gli occhi di tutti e cioè che le motivazioni per le quali la nostra struttura non è stata chiusa nel 2013 sono le stesse di oggi. Che nulla, cioè, è cambiato. Così facendo si priverà un territorio del diritto alla salute perché una partoriente di Laverino di Fiuminata o di Rasenna di Visso, di Collecurti di Serravalle o di Nemi di Fiordimonte, non impiega lo stesso tempo che impiega, per arrivare all’ospedale di Macerata, una partoriente di Civitanova o di Morrovalle. Stesso discorso vale per Fabriano che arriva in Umbria in poco tempo. Perché, infine, quest’accelerazione in merito l’applicazione delle reti cliniche si registra solo per i punti nascita e le cosiddette Case della Salute? Perché non si mette lo stesso vigore nell’attivazione della week surgery o dell’oculistica che sono destinate a divenire, a San Severino, punto di riferimento per l’intera provincia? Questo provvedimento non parla di tagli di personale, lo dice la stessa Regione, e questo è l’unico aspetto positivo. L’impressione è che – concludono Martini e Felicioli – si stia sposando, non si sa per quale motivo, una riforma sanitaria fatta da altri e da altri già bloccata”.

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Ostetricia 2015-12-03
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TAG: Ostetricia

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