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Giovanni Chiatti con le sue figlie Teresa e Graziella
Giovanni Chiatti con le sue figlie Teresa e Graziella

Ultimo saluto a Giovanni Chiatti, generoso marchigiano

“Nannì dè Canno’ nasce il giorno 8 aprile dell’anno 1922 alla “Castelletta”, nella campagna intorno a Troviggiano di Cingoli…”.

Nel numero cartaceo dell’aprile 2014 iniziava così la storia che “Il Settempedano” poté raccontare di Giovanni Chiatti, un “marchigiano degli anni ’20” trasferitosi a Roma dopo la guerra e, più tardi, a San Severino con tutta la sua famiglia.

Il suo cuore ha smesso di battere e in molti si sono raccolti nella chiesa del “Don Orione” per dargli l’ultimo saluto.

Di seguito riportiamo la nota con cui i familiari (MP, GC, TC, PG e relativi figli e nipoti) ricordano il loro caro Giovanni.

“Questa domenica tutta la tua famiglia si è stretta con tanti altri amici e parenti vicini e lontani e ti abbiamo reso l’ultimo saluto nella tua parrocchia di San Severino Vescovo, ti sarebbe sicuramente piaciuto vedere quanta gente è venuta lì per testimoniare con la loro affettuosa presenza la grande disponibilità che hai sempre mostrato verso tutti.
Abbiamo ripensato al tuo attaccamento alla terra che coltivavi con amore e dalla quale sapevi trarre i frutti e gli ortaggi migliori, abbiamo ricordato le tue avventure e disavventure dal primo lavoro su una terra non tua a Cingoli alla guerra in Russia ed al tuo ferimento, quasi mortale da parte dei tedeschi in ritirata. Abbiamo ricordato con quanta disponibilità e affetto hai accolto tanti tuoi parenti e vicini lontani offrendo loro prima quel poco che c’era in casa e poi i tuoi servigi, ritrovando, semplificando e portando a termine pratiche che altrimenti sarebbero restate bloccate per anni. Abbiamo infine evidenziato l’affetto con il quale hai sempre trattato tutti i componenti della tua famiglia e coloro che ad essa si aggiungevano. Ci hai insegnato a condividere ogni cosa, anche il dolore, crediamo quindi che dalla tua attuale posizione privilegiata saprai riconoscere quello che abbiamo imparato.
Presto, molto presto, anzi già da subito sentiamo la tua mancanza, ma confidiamo che insieme a Nunetta saprete farci arrivare i vostri preziosi consigli, preziosi anche se non sempre in passato li abbiamo ascoltati o messi in pratica, ma lo sai, … siamo tutti un po’ come te, … ci piace fare di testa nostra. Prepara lassù una casa ben grande e soprattutto un bel pezzo di terra da coltivare tra le nubi e, tra qualche decennio, quando sarà il nostro momento, ci riuniremo nella nuova casa e ritroveremo i frutti del tuo orto che sicuramente coltiverai anche in paradiso. Helà… Compà!”. 

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