Per molti resterà un mito. Per altri lo è già stato. Non passerà certamente sotto traccia la gita delle 3e medie che si è appena consumata all’IC Padre Tacchi Venturi. Ancora una volta si è optato per il Trentino con base a Soraga, all’albergo Don Orione diretto come di consueto con grande simpatia e professionalità dal settempedano Agostino Tarquini e dalla sua famiglia. Camere accoglienti, cibo qualitativamente ricercato e quantitativamente più che abbondante. I ragazzi non hanno avuto nulla da ridire. E loro non sono diplomatici in fatto di alimentazione… Prima di arrivare all’albergo, veloce visita alla basilica di Sant’Antonio da Padova, nella città veneta dove l’attrazione più affascinante è risultata però il Planetario. Magari qualcuno ha ceduto fisicamente all’atmosfera rilassante, fin troppo, dell’ambiente ed alla vista inebriante di pianeti e cannocchiali ha abbassato la palpebra, ma lo spettacolo è risultato decisamente interessante. L’unico neo? Il sito. All’interno del “Macello comunale” ed a breve distanza dall’Obitorio. Per fortuna lo spettacolo delle immagini delle stelle e della nostra galassia è risultato tutt’altro che horror ed il gruppo degli insegnanti con alla testa il preside Sandro Luciani e la past dirigente Vanna Bianconi si è consolato grazie alla puntuale presenza delle lasagne della collaboratrice Lorella preparate per l’occasione. Dal Veneto il passaggio al Trentino per l’approdo all’hotel con conseguente cena rigenerante e riposo dei ragazzi, ormai stremati. Il giorno seguente tappa a Moena per l’attesa – soprattutto da parte degli studenti maschi – visita alla Mostra della Grande Guerra. Una ripassatina al programma che potrebbe risultare utile per la prova orale al prossimo esame ma soprattutto un punto di vista diverso da quello canonico. Sì, perché le guide ufficiali del museo ladino Agata e Rebecca hanno fatto rivivere le fasi iniziali del primo conflitto mondiale con taglio… asburgico. “Per noi la Guerra è iniziata nel 1914 con il trasferimento dei nostri soldati in Galizia, una terra oggi rientrante nei territori della Polonia e dell’Ucraina, a combattere contro i russi. Poi l’apertura del fronte a sud e la guerra contro… l’esercito italiano”. Capito il punto di vista dopo una certa titubanza, gli studenti hanno apprezzato la mostra di elmetti, granate, armi da fuoco e divise, nonché l’eloquenza delle guide volontarie Roberto e soprattutto Stefano, quest’ultimo figlio di Livio “Bomba” De Francesco, che è stato l’anello di congiunzione con la gita dell’anno precedente, quando, a Moena, Livio e Stefano illustrarono il fortino austriaco, le tattiche del capitano Erwin Rommel più noto nella 2^ Guerra mondiale, da generale, come la “Volpe del deserto” e le battaglie sulle Dolomiti tra soldati che non si odiavano e che addirittura si scambiavano cibo e tabacco nel corso di un conflitto il cui principale avversario per tutti furono soprattutto il freddo dell’inverno ed i pericoli della montagna, oltre al fanatismo degli ufficiali. Nel pomeriggio del secondo giorno di gita trasferimento a Trento per la visita al Muse, il Museo delle scienze, dove i ragazzi, divisi in quattro gruppi, hanno davvero apprezzato la visione delle perfette riproduzioni degli animali, sospesi nel vuoto piano per piano, nel luogo di spiegazione e collezione per eccellenza. Dalle riproduzioni dei nostri antenati agli animali estinti o ancora presenti, con immagini e simulazioni di ambienti alpini, continuamente stimolati da guide preparate e giovani, come il sardo Paolo che si è innamorato del Muse tanto da restarci a lavorare. Un attimo di tenerezza profonda lo si è vissuto alla vista della leonessa proposta mentre leccava il piccolo “perché – come ha svelato Paolo Cocco – la leonessa è morta di vecchiaia e noi l’abbiamo presa per proporla anche dopo la sua morte, opportunamente trattata, al nostro pubblico. Però il leoncino non era suo figlio ma il cucciolo di un’altra leonessa che purtroppo lo ha schiacciato con il suo peso, uccidendolo. Purtroppo in natura può capitare”, ha concluso cercando di scacciare il velo di tristezza calato su discenti e docenti nel venire a conoscenza della triste fine del cucciolo di leone. Lasciato il Muse con la promessa di tornarci per una visita più esaustiva in futuro, la comitiva si è rigenerata alla base prima della levataccia del terzo giorno per raggiungere in Austria Wattens e fruire le fantastiche visioni del mondo Swarovski, incantato, luccicante, magico. Quando, soprattutto le ragazze, nonché le docenti, si sono svegliate dal sogno del complesso creato dal boemo Daniel Swarovski che trovò a Wattens tutte le migliori condizioni per la propria fabbrica del cristallo, si è passati alla visita del parco dove l’inquietante labirinto, la torre e l’area giochi l’hanno fatta da padroni. Il pomeriggio è risultato di più difficile fruizione sia per la stanchezza accumulata nel terzo giorno di tappa che per l’italiano con accento tedesco della pur simpatica guida Fritz (ribattezzato subito l’amico Fritz, in realtà era Friedrich) che ad Innsbruck, la capitale del Tirolo, ha illustrato le parti più interessanti della città e dello splendido panorama montagnoso circostante. In particolare gli studenti sono stati attratti dalla lucentezza del Tettuccio d’oro, il balcone del palazzo residenziale dell’imperatore Massimiliano I, dai vicini palazzi del nano e del gigante, un omone di due metri e venti che impose al suo palazzo per viverci tre piani alti invece dei quattro di tutte le altre case della via principale. Suggestiva la visita alla Hofkirche, che ospita il monumento funebre dell’imperatore Massimiliano I nella navata centrale, anche se i suoi resti sono conservati per suo volere nella cappella di San Giorgio nel Castello di Wiener Neustadt. Non poteva mancare il rimando alla storia della splendida Sissi che diventò imperatrice d’Austria sposando Francesco Giuseppe, fulminato dal fascino di Elisabetta, duchessa di Baviera. L’ultimo giorno, dopo l’immancabile serata d’addio a Soraga a base di disco music, le terze del Venturi sono tornate a casa passando per Verona. Altra spolveratina di storia, con le illustrazioni delle fortezze austriache sulle alture circostanti ed il ricordo delle truppe tedesche bombardate dagli Alleati durante il ripiegamento per tornare in Germania alla fine del secondo conflitto mondiale ma, soprattutto, la visita al balcone di Giulietta e l’immancabile carezza al seno che porta fortuna agli innamorati. Gli studenti hanno dimostrato di crederci, considerate le coppie che si sono formate in rapida successione al momento del viaggio di ritorno, proseguito non prima della visita alla splendida Arena, ora tempio della lirica per la positiva acustica, ma costruito 40 anni prima del Colosseo dai Romani, con una capienza di 30.000 spettatori (contro i 50.000 del Colosseo), come teatro di epici scontri fra gladiatori, il “panem et circenses” per il popolo vessato da tasse crescenti per le spese militari dell’impero che ci riporta con una certa apprensione alla situazione italiana attuale, senza… l’impero. Ed ora per i ragazzi delle terze il triste risveglio. Gli esami (ma almeno non “Il nemico…” del celebre duello a Stalingrado fra invasore tedesco e soldato russo nel film di Annaud, coraggio!) sono alle porte. Il conto alla rovescia è partito, ma niente paura. Dopo la fatica dell’ultimo atto i ragazzi saranno attesi dalle superiori. Un altro stimolante capitolo della propria esistenza. I veri problemi verranno poi, quando si diventerà adulti e si vorrebbero riprovare le ansie per gli esami abbinate alle gioie dell’età più bella. Ormai svanita.
Luca Muscolini