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Inaugurata la mostra nella chiesa della Misericordia
Inaugurata la mostra nella chiesa della Misericordia

Il “d’après” di Alberto Cespi, Adriano Crocenzi, Paolo Gobbi e Sandro Pierucci: inaugurata la mostra

Sabato 5 luglio è stata inaugurata a San Severino la mostra d’arte D’après e non solo, un’esposizione collettiva all’interno della chiesa di Santa Maria della Misericordia in Piazza del Popolo. Protagonisti dell’evento sono Alberto Cespi, Adriano Crocenzi, Paolo Gobbi e Sandro Pierucci, quattro artisti provenienti da percorsi professionali ed artistici molto diversi tra di loro.

La mostra è patrocinata dal Comune di San Severino e la curatela dei testi è di Antonio Mercuri. Per l’Amministrazione comunale erano presenti all’inaugurazione il sindaco Rosa Piermattei e il vicesindaco e assessore alla Cultura Vanna Bianconi.

Mercuri ha esposto al pubblico le linee fondamentali della mostra: «Ognuno degli artisti ha messo il proprio per creare e rafforzare il discorso artistico senza isolarsi, ma aprendosi agli altri: ci sono opere completamente diverse tra di loro che si attraggono, ed è raro avere questo tipo di sensazione. Ognuna ha un suo fascino, una sua storia dietro, una sua personalità ed una sua potenza data da un particolare. Questa particolarità può essere metallica, come in questi bei quadri di Crocenzi che poi diventano gioielli. Oppure polimaterica, come nell’arte di Cespi, che ingloba, in un discorso poetico, una sua idea iniziata tanti anni fa e maturata nel tempo. Per non parlare poi di Gobbi e della sua capacità estrema di racchiudere lo spazio con un “segno”, di raccontare una sensazione senza nessuna preoccupazione di rappresentare qualcosa: eppure, il suo discorso viene percepito nettamente da chi guarda le sue opere. Poi, c’è la piacevolissima esperienza delle opere pittoriche di Pierucci, capaci di trasmettere la sua capacità di vivere l’artista da cui ha tratto lo spunto, di capirlo e di immedesimarsi, trascinandoci nelle sue opere: una pittura potente, ma rispettosa».

Di seguito, il sindaco Piermattei, nel lodare l’iniziativa, ha affermato: «Siamo fortunati ad avere artisti così, ed è giusto che loro espongano. Hanno già esposto altre volte qui, a San Severino, e, come città, noi vogliamo che gli artisti vengano conosciuti quando sono vivi, non solo quando vengono ricordati dopo tanto tempo. Come amministrazione e come città, siamo onorati di avere artisti di questo valore e ben venga ogni possibilità di esporre le loro opere».

Il vicesindaco Bianconi ha ribadito il pensiero del sindaco aggiungendo che “siamo sempre aperti alle espressioni dell’arte settempedana e del territorio in generale”.

“Avevo qualche perplessità sulla mostra, data l’eterogeneità degli artisti – sono state le parole della Bianconi -. Ma, in realtà, il risultato è quello di una grande mostra, una grande espressione di arte nelle diverse sfaccettature. Come detto dal curatore, gli artisti sono riusciti a rendere questa mostra vivace, complessa e completa: ciascuno ha dato una parte di sé stesso”.

Infine, Paolo Gobbi, ha ricordato che «questa mostra è un’idea partorita, lo scorso anno, da Adriano Crocenzi. La mostra, quindi, è stata progettata per un anno intero e il risultato qualitativo si vede: quando si lavora a lungo su di un progetto, con metodo ed in gruppo, i frutti si vedono. Quindi l’apprezzamento ricevuto oggi, dimostrato dalla grande partecipazione di persone, ci fa molto piacere e ci fa ben sperare per le visite nei prossimi giorni».

Il “d’après” nel mondo dell’arte, solitamente, indica delle opere realizzate per omaggiare degli autori del passato. Però, in questa mostra, non tutti i partecipanti hanno deciso di applicare così questo concetto. C’è chi ha voluto principalmente concentrarsi in un “d’après moi”, ovvero rielaborando il proprio vissuto artistico, mettendo le proprie opere originali del presente in dialogo con quelle del passato (come Crocenzi e Gobbi); e chi, invece, si è cimentato nel classico “d’après”, come Cespi e Pierucci, i quali hanno omaggiato e reinterpretato l’arte rinascimentale italiana.

Infatti, le opere di Cespi mostrano come negli anni l’autore abbia mantenuto un costante dialogo con il Rinascimento, in particolare con i nudi michelangioleschi, i quali rappresentano l’inizio della sua ricerca artistica: la sua arte si caratterizza per la continua trasformazione del corpo umano in interpretazioni ricche tanto di realtà quanto di simbolismo.

Pierucci, come alcuni pitturi futuristi, è stato profondamente affascinato dal dinamismo della “Battaglia di San Romano” di Paolo Uccello (1438 circa). La sua reinterpretazione non è una semplice citazione, ma cerca di rielaborare il dipinto con un linguaggio contemporaneo, molto attento al dinamismo e alla costruzione spaziale.

Invece, Crocenzi rielabora i propri dipinti informali degli anni Settanta: notiamo come, ancora oggi, sia legato all’opera di ieri, ma è altrettanto evidente come sia influenzato dall’attività di orafo. Comunque, nonostante il cambio di mezzi e la professione esercitata, l’autore rimane chiaramente legato alle opere delle sue origini.

Infine, Gobbi mostra come gli assemblaggi di materiali eterogenei e di segni incisi, tipici della sua produzione della fine degli anni Ottanta, siano ancora alla base della sua opera attuale. Ma ora, i segni del passato si sono “evoluti”, in modo tale da costruire sia gabbie fittizie e serrate che stormi di segni liberi, capaci di invadere lo spazio circostante: questo dialogo tra chiusura e apertura è l’attuale tappa del suo percorso artistico.

La mostra sarà visitabile fino al 27 luglio, con i seguenti orari: giovedì e venerdì, dalle 16.30 alle 19.30; il sabato e la domenica, ore 10.30-12.30, ore 16.30-19.30.

Silvio Gobbi