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“Kinds of Kindness”, il nuovo film del regista greco Yorgos Lanthimos

Yorgos Lanthimos batte il ferro finché è caldo: dopo il recente Povere creature!, è di nuovo nelle sale cinematografiche con Kinds of Kindness, un film composto da tre episodi dove il regista greco torna alle tormentate tematiche della sua filmografia delle origini. Lanthimos e lo sceneggiatore Efthymis Filippou (storico collaboratore del regista greco dai tempi di Dogtooth fino a Il sacrificio del cervo sacro), attraverso questo trittico di mediometraggi, ci ricordano quanto gli esseri umani siano incapaci di uscire dalle loro manie e debolezze.

Gli attori sono sempre gli stessi in ogni episodio, ed ogni volta interpretano ruoli differenti: non c’è nessun filo conduttore tra i soggetti di ogni storia, ogni racconto è accomunato all’altro dall’assurdità e dalle situazioni eccessive presenti. Emma Stone, Jesse Plemons, Willem Dafoe e Margaret Qualley sono i protagonisti degli episodi, e vengono accompagnati, nei ruoli minori, da Hong Chau, Joe Alwyn, Mamoudou Athie e Hunter Schafer. Il film è stato presentato in concorso al Festival di Cannes 2024 e Jesse Plemons ha vinto il “Prix d’interprétation masculine”.

Un uomo arriva a fare di tutto pur di compiacere il proprio possessivo capo; un poliziotto ritrova la moglie scomparsa da mesi, ma crede che sia una sosia; una donna, appartenente ad una setta religiosa, è alla ricerca di una ragazza capace di resuscitare i morti: questi sono i racconti che compongono il trittico di Lanthimos. Tre soggetti disturbanti, tre vicende dove i protagonisti vivono ingabbiati all’interno delle loro manie senza poterne uscire: lottano di continuo tra ciò che vorrebbero essere e ciò che sono, ma non ci sono speranze. A tratti sembrano uscire dalla loro asfissiante condizione, ma poi ripiombano nel baratro e si rimettono le catene che ormai amano. Non escono dalla caverna platonica, preferiscono rimanervi, perché ne sono dipendenti, non riuscirebbero ad immaginare un mondo al di fuori della prigione nella quale sono finiti (tanto per volere proprio, quanto per il peso dell’imponderabile sorte). In Kinds of Kindness il libero arbitrio si scontra con l’ineluttabilità del destino: esistono entrambi, ma le ossessioni dei protagonisti li conducono a cedere, ad abbandonarsi alla labirintica e sporca realtà in cui sono precipitati. Mania di controllo, amore malato, possessione, cannibalismo, delirio religioso, scambio di personalità, non accettazione della morte, incomunicabilità, violenza psicologica, fisica e sessuale: in quasi due ore e quarantacinque di film, Lanthimos condensa molto del suo cinema precedente, con qualche sprazzo di inaspettata ironia. La regia abbandona ogni aspetto barocco presente nei precedenti La favorita e Povere creature! per tornare all’asciuttezza ed alla precisione chirurgica del periodo precedente, senza dimenticare le sue consolidate cifre stilistiche, come il grandangolo che distorce l’ambiente e rispecchia le storture intime dei protagonisti e le raggelanti (ed ansiogene) sequenze. Kinds of Kindness non aggiunge nuove tematiche alla filmografia del regista, ma sintetizza il percorso che ha compiuto dagli esordi fino ad oggi: una sintesi raccontata con un ritmo invidiabile, capace di tenere alta la tensione fino all’ultimo momento.

Silvio Gobbi

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