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Giuseppe Pelizza da Volpedo, Il Quarto Stato, 1901
Giuseppe Pelizza da Volpedo, Il Quarto Stato, 1901

Per la Festa del lavoro del 1° Maggio 2024

di Alberto Pellegrino

Dopo lo sciopero proclamato a Chicago nel 1886 per chiedere la giornata lavorativa di otto ore, il 1° Maggio è diventata una festa emblematica per i lavoratori di tutto il mondo, ma che viene definitivamente consacrata come solenne Festa del Lavoro solo nel 1889, a Parigi in occasione del congresso della Seconda Internazionale che si costituisce per coordinare l’azione dei primi partiti socialisti nazionali e le altre forme rappresentative del proletariato.

Manifesto per la Festa del 1° Maggio per il lavoro della donna

Il 1° maggio 1890, nel ricordare quell’evento, Friedrich Engels scriveva “Oggi il proletariato d’Europa e d’America passa in rivista le sue forze mobilitate per la prima volta come un solo esercito sotto una sola bandiera, per un solo fine prossimo, la giornata lavorativa normale di 8 ore, proclamata già nel congresso di Ginevra dell’Internazionale del 1866 e di nuovo nel Congresso operaio di Parigi nel 1889 da introdursi per legge. Oggi i proletari di tutti i paesi si sono effettivamente uniti”.

Il 1° Maggio è dunque nato come giornata di lotta e di emancipazione della classe operaia con lo scopo di rivendicare una legislazione sociale più giusta e il suffragio universale. La manifestazione si è poi andata trasformando nel tempo, quando si è dato maggiore spazio a una vocazione festiva come momento di autorappresentazione e autoaffermazione non solo del mondo operaio ma dei lavoratori di ogni categoria.

Copertina della celebre rivista diretta da Gabriele Galantara

Oggi non vi sono più i cortei e le manifestazioni del passato e a San Severino non si fa più festa nelle osterie del Castello e del Ponte di Sant’Antonio, perché viviamo all’interno di una società globalizzata e siamo entrati in una fase storica che vede il declino della centralità della fabbrica e del lavoro manuale.

Continuano tuttavia a permanere le disuguaglianze, le povertà e le ingiustizie sociali, per cui la Festa del 1° Maggio deve essere celebrata non come un giorno di vacanza, ma come l’occasione per riaffermare il diritto al lavoro e per difendere da ogni attacco la Costituzione repubblicana, che non a caso nel primo articolo recita: “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”.

In occasione del 1° Maggio 2024 vi proponiamo alcuni versi di un nobile poeta marchigiano Giovanni Antonelli (Sant’Elpidio a Mare 1848-Ancona 1918) che, per tanti anni, è stato rinchiuso nei Manicomi di Fermo, Macerata, Ancona, Aversa e Roma, che è vissuto per qualche tempo a Pitino e che ha stampato nel 1877 la sua prima autobiografia intitolata Un genio da manicomio proprio nella Tipografia Corradetti di San Severino Marche, a cura dello psichiatra Ercole Morselli e con il patrocinio di Alessandro Luzio.

Per celebrare la Festa del 1° Maggio 2024, abbiamo scelto questi suoi versi tratti dal volume Giovanni Antonelli. Il libro di un pazzo. Note autobiografiche e rime (Tipografia Natalucci, Civitanova Marche, 1892):

Primo Maggio

Spunta benigno il Sol della riscossa

Fra liete grida de la gente eletta:

Al suo splendor vacilla l’empia setta,

Quasi colpita da mortal percossa.

Giustizia e libertà con loro possa

Compion la santa universal vendetta;

Sparisce la borghese razza abbietta,

E gli oppressi si leva dalla fossa.

Tutti fratelli! …Ora non più chiesuole,

Non più fame, non più ceppi e ritorte

Straziano l’innovata umana prole.

Passato è del terrore e della morte

L’odioso regno; in faccia all’almo Sole

Cade l’iniqua legge del più forte.

Manifesto del 1° Maggio (archivio storico Cgil – Roma)

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