La rivista di architettura “Mappe” nel suo ultimo numero, il 19, ha dedicato l’articolo di apertura a Luigi Cristini, poliedrica figura settempedana di architetto e urbanista, con la passione per la politica, scomparso nel settembre 2017 a 88 anni.
L’articolo, che è una lunga “intervista impossibile” seguita da una biografia, si apre con questo incipit: Difficile definire un contorno per la figura di Luigi Cristini: architetto, urbanista, scultore, pittore, pioniere del motorismo d’epoca. Da giovane girava d’estate per Porto Recanati indossando un completo di lino candido, con un’oca al guinzaglio, scimmiottando gli esistenzialisti. Fondatore del “Gruppo Marche” e ispiratore di “Marche 70”; dall’impegno in politica alla pianificazione territoriale, dalla salvaguardia ambientale a quella del patrimonio culturale, ha vissuto gli anni della nascita dell’ente regionale marchigiano, proponendo invano di far adottare al territorio l’organizzazione funzionale di una «Città Regione».
L’intervento si chiude con una biografia di Luigi, per tutti ‘Gigetto’, e con un estratto bibliografico che ne riguarda l’opera professionale.
Riportiamo qui un breve estratto dell’intervista, che può essere letta per intero online all’indirizzo web https://mappelab.it/unintervista-impossibile/
Con il suo collega Castelli avete anche condiviso delle battaglie per l’ambiente, il paesaggio e per il patrimonio culturale…
“Agli inizi degli anni ’70, facendo una proiezione a dieci anni dei contratti in essere delle Ferrovie dello Stato con le segherie marchigiane, emergeva che nelle campagne delle Marche non ci sarebbe stata più una quercia adulta. Fondando quindi l’associazione chiamata «Quercia amica», con sede nel nostro studio a Villa Potenza, cercammo di porre all’attenzione pubblica la necessità di opporsi alla decimazione dell’albero più rappresentativo del paesaggio collinare marchigiano. Per fare un gesto eclatante rimanemmo incatenati alla celebre “Quercia Bella” di Passo di Treia per due giorni e due notti, visto che era destinata ad essere abbattuta in breve”.
Dunque siete stati ambientalisti ante litteram: quale fu risultato?
“La Quercia Bella, seppur recentemente mutilata da un fulmine, è ancora lì. Nel 1974, per conto dell’ufficio programma regionale della Dc, lavorai alla legge di tutela della flora marchigiana, una delle prime in Italia. Devo all’amico che gestiva il bar al piano strada del palazzo della Provincia di Ancona l’essermi salvato da una spedizione non troppo amichevole di alcuni titolari di segherie: mi avvertì che stavano aspettandomi da ore e mi fece uscire dal retro del bar. Dopo qualche tempo seppi che erano stati imbeccati da un mio collega di partito, noto sindaco di un Comune interno maceratese, ovviamente della corrente dorotea. A lui è stata recentemente anche intitolata una delle aule del palazzo dove si riunisce il Consiglio regionale. Per questa mia attività, Legambiente mi ha inscritto nel proprio «Albo degli Eroi dell’ambiente». Qualche anno fa, nel 2004, denunciai per primo, apertamente sulla stampa, il tentativo di prosciugare il basso corso del fiume Potenza con la deviazione delle acque in parte nel bacino di Castreccioni, in parte nell’acquedotto del Nera. La storia, come abbiamo visto, si ripete ancora… Scoprimmo che, per dimostrare che il prelievo di acqua previsto non avrebbe ridotto troppo la portata del Potenza, nella relazione d’impatto ambientale si era fatto il raffronto con i volumi d’acqua rilevati nel 1929, anno del famoso nevone. I maggiorenti locali, nel frattempo approdati al Pd, si adoperarono in tutti i modi per tentare di salvare il progetto, ma la sollevazione popolare, delle associazioni ambientaliste e la decisa presa di posizione del sindaco di Pioraco ne decretarono l’archiviazione”.
Sappiamo delle sue battaglie con “Italia nostra”. Cosa ci dice del Teatro Feronia di San Severino?
“Paolo Castelli era presidente provinciale di Italia Nostra, che negli anni ’60 e ’70 era l’associazione maggiormente impegnata in campo nazionale per promuovere una cultura della salvaguardia del patrimonio storico artistico e naturale. Sono stati anni di grande attività in iniziative e convegni, che hanno aperto la strada a una sempre maggiore consapevolezza della necessità della tutela. Il mio impegno in questo campo inizia quando ero ancora studente a Firenze: con mio fratello Giancarlo, a nome di mio padre Alfredo e altri condomini, denunciammo e facemmo fallire il tentativo di abbattere il teatro Feronia nella piazza di San Severino. Sarebbe stato sostituito da una sala cinema per 1.200 spettatori con sopra un albergo. Guidammo la cordata che, il 4 novembre 1963, portò al voto unanime dei condomini per la donazione del teatro alla città di San Severino con l’obbligo di restaurarlo e metterlo a disposizione della cittadinanza”.
Poi la vicenda come si è conclusa? Il teatro fu risparmiato?
“La vicenda si è chiusa nel 1963 con la donazione del teatro alla città di San Severino, che assunse l’impegno previsto dai condomini. Il teatro – contemporaneo allo Sferisterio di Macerata – come molti forse sanno, è tra le prime opere dell’architetto Ireneo Aleandri, tuttora in uso e recentemente candidato nella tentative list per l’inserimento, insieme agli altri teatri storici marchigiani, nel novero dei complessi sotto tutela Unesco. Dal 1985, anno della sua riapertura, vi si tengono le manifestazioni cittadine più solenni e un’ininterrotta programmazione annuale di prosa. Uno dei miei ultimi impegni in questo campo, affiancando il circolo “il Grillo” di San Severino, è stato quello di adoperarmi personalmente per assicurare alla città – in virtù dei buoni rapporti con i proprietari – il comodato d’uso per novantanove anni dell’Abbazia di sant’Eustachio in Domora, chiesa rupestre di origine longobarda, con l’impegno che anche in questo caso fosse restaurata e destinata ad uso pubblico. Ciò è avvenuto in seguito a «Salvalarte 2000»; a tal fine i proprietari hanno anche preteso che fossi io con il mio studio a coordinare il progetto di restauro del preziosissimo edificio. Il progetto giace ormai da molti anni, inutilizzato, negli archivi del Comune… chissà che con il Pnrr possa essere ripescato e attuato”.
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