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“Oppenheimer”, il film sullo scienziato che creò l’atomica

Tra i molteplici termini con cui possiamo identificare il Novecento, questo fa al caso nostro: “scomposizione”. Nel secolo scorso, l’uomo, come mai prima e ad una velocità impressionante, ha messo in discussione, scomposto e mutato radicalmente ogni aspetto della realtà circostante: l’arte in ogni sua forma, la filosofia e la psiche, la società e la politica, ed anche la scienza in ogni suo ambito. Julius Robert Oppenheimer, “Oppie” per collaboratori e amici stretti, è stato uno dei padri di questa scomposizione, con il suo contributo centrale alla realizzazione della bomba atomica, il famoso Progetto Manhattan che portò gli Usa ad avere l’atomica prima di ogni altra nazione, e ad usarla su Hiroshima e Nagasaki. Fissione e fusione, le due reazioni nucleari, la prima genera energia spaccando il nucleo atomico in parti più piccole, la seconda genera energia quando i nuclei si fondono l’uno con l’altro. In Oppenheimer convivono queste due realtà: da una parte è lacerato, devastato in miliardi di pensieri ed atti contraddittori, dall’altra ingloba tutto il mondo, ogni sua luce ed ombra, come un buco nero che risucchia tutto ciò che ha intorno. Nel suo nuovo film, Oppenheimer, Christopher Nolan racconta la travagliata vita del fisico, prendendo come soggetto la biografia “Robert Oppenheimer, il padre della bomba atomica. Il trionfo e la tragedia di uno scienziato”, di Kai Bird e Martin J. Sherwin. In tre serrate ore di film, Nolan condensa una storia corposa e ricca di argomenti: parla dell’ascesa e del declino di Oppenheimer, degli ostacoli da parte di Lewis Strauss (presidente della Commissione per l’energia atomica – Aec), racconta dell’America di quegli anni e dei suoi fantasmi, la caccia alle streghe nei confronti dei comunisti, la difficile realizzazione etica e concreta dell’atomica. Sono tre i filoni narrativi che si intrecciano nell’opera, con continui salti nel tempo: la realizzazione della bomba; il processo farsa contro Oppenheimer da parte dell’Aec per revocare allo scienziato il nulla osta della sicurezza; l’udienza senatoria di conferma di Strauss come Segretario del Commercio. Oppenheimer e Strauss, lo scienziato e il politico, il creatore dell’arma che cerca poi di limitarne l’utilizzo, il politico (la politica in generale) che vuole accrescere gli armamenti ed il potere. Il fisico vede il mondo a colori, ricco di sfumature e di rumori, Strauss, il potere, vede in bianco e nero, o si vince o si perde, o si hanno le armi migliori o niente. Nolan raffigura i paradossi dello scienziato, turbato e lucido, determinato ed indeciso, idealista e pragmatico, donnaiolo ma innamorato della moglie, scaltro ma ingenuo, così ingenuo da credere, sperare, che una volta realizzata l’atomica tutti i Paesi si sarebbero concordati per uno sviluppo regolato e sostenibile. Ma quando nasce una nuova arma, chi la possiede non punta di certo né a condividerla né a depotenziarla. E allora la bomba si insinua in Oppenheimer, entra nel suo corpo, pulsa nelle sue vene, esplode in lui, ed egli implode, come una stella che si spegne e collassa su di sé: la sua persona è distrutta, deflagra totalmente, ed il regista ce lo dimostra con le giuste immagini e l’azzeccato commento sonoro.

Le vecchie simpatie socialiste perseguitano Oppie nel periodo del Maccarstimo, e Strauss usa le passate amicizie comuniste del fisico contro di lui, per screditarlo a livello nazionale: Oppenheimer è sempre stato così concentrato su di sé e sul suo lavoro da non capire chi avesse intorno, ha mutato il mondo senza capirlo (oppure nonostante lo capisse?). Prometeo moderno e americano, invece di donare il fuoco ha donato l’atomica all’uomo, e questo macigno se lo è sempre portato dietro. Davvero non sapeva che l’ordigno atomico non sarebbe stato il punto finale delle armi, ma il punto di partenza per un’esponenziale crescita degli armamenti? Davvero credeva che il mondo sarebbe stato così lungimirante da fermare la fabbricazione d’armi dopo aver visto una deflagrazione atomica? L’enigma è irrisolvibile e qui sta uno dei punti di forza del lungometraggio: lo scienziato che oscilla perennemente tra l’ingenuità e la praticità, tra l’amore per la ricerca e per la gloria personale. Alla fine, il peso di aver creato la più distruttiva arma della storia dell’uomo, è autentico, sinceramente lo scienziato non riesce più a toglierselo dalle spalle, e Nolan racchiude il tutto in un ottimo pacchetto cinematografico studiato in ogni minimo dettaglio.

Silvio Gobbi

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