La piazzetta del borgo di Serralta per un giorno è apparsa in una veste diversa: lunghe corde rosse che scendono verso il centro della piazza fino ad incontrare una struttura in ferro con al centro un grande cuore rosso.
Questo lo spettacolare impatto visivo apparso a chi si è recato, sabato 21 maggio, nella frazione di San Severino per la mostra di Shura Oyarce Yuzzelli. L’artista peruviana ha scelto proprio Serralta, dove vive da tempo con la famiglia, per esporre le sue opere. Un pubblico numeroso ha presenziato all’inaugurazione della mostra “Istanti per…..corsi” e hanno portato il loro saluto il Console del Perù di stanza a Firenze Orlando Velorio e il sindaco Cesare Martini. Il professor Alberto Pellegrino poi ha presentato l’artista e introdotto i presenti alla visita della mostra. L’esposizione chiude un percorso di allestimenti importanti portati in giro per l’Italia dall’artista con mostre anche a Roma, Firenze e Torino.
L’importante personalità di Shura emerge non appena gli occhi di chi osserva si posano sulle opere. Immediatamente ci si sente coinvolti con e nelle forme cromatiche e fantastiche scelte dall’artista, che sono la caratteristica peculiare del talento della Yuzzelli.
La pittura di Shura affonda le sue radici nel mondo dell’infanzia e dell’adolescenza e nella cultura del continente natio da cui arrivano i principali temi delle opere.
Colore: parola che gioca un ruolo fondamentale nei lavori pittorici dell’artista peruviana e domina in quasi tutte le sue creazioni.
Il rosso emerge nelle opere intitolate “Dentro”. Simbolo del fuoco, del cuore, del sangue esprime amore, passione, spiritualità, sofferenza, sentimenti, affetti. In alcuni quadri appare il verde intenso (in “Umiltà” è protagonista assoluto) come simbolo della natura; in altri il marrone (“Luce” e “Dentro”) che ricorda il calore della terra. Infine c’è il grigio presente in molti quadri a cominciare da quello intitolato per l’appunto “Grigio” oppure in “Deserto e Silenzio”. Opera significativa è “La cura”, quadro di estrema valenza cromatica dove i grigi sono circondati dal verde fino a virare verso il blu.
Discorso a sé meritano le sculture. Alcune di queste, riunite sotto il nome di “Volo”, esaltano la verticalità puntando verso l’alto. Tre sculture, costituite da maschere e sipari filiformi, fanno chiaramente riferimento alla cultura peruviana e andina. La prima è intitolata “Chasqui”, omaggio ad un popolare personaggio inca che era al servizio dell’imperatore come corriere. Era chiamato a percorrere centinaia di chilometri per portare messaggi, cibo e mercanzie varie fino alla capitale Cusco, superando montagne, terreni impervi, pericoli, compresi i celebri ponti di corda posti sulle Ande. La seconda scultura, “La Llorona”, si rifà alla antichissima leggenda messicana della Donna Piangente, conosciuta in tutti i paesi latino-americani. E’ una figura di donna legata al mondo delle acque simbolo della maternità distrutta e della schiavitù della donna protettrice di coloro che sono perite durante il parto. Essa è uno spirito che appare dall’aldilà gridando di dolore per i figli scomparsi per poi dissolversi nel vento. La terza scultura, invece, è “La Curandera”. Rievoca le mitiche figure dei guaritori popolari (curanderos) che si occupavano di guarire le malattie con l’uso delle erbe e di ricomporre le fratture, mentre al femminile assistevano ai parti come levatrici.
A conclusione troviamo alcune figure totemiche raccolte sotto il nome di “Essenza”. Sono un omaggio alla grande madre terra simbolo di prosperità, conforto, consolazione, salvezza.
Comun denominatore fra queste opere sono senza dubbio le storie di donne che muovono la fantasia dell’artista a celebrare varie figure femminili, esaltandone le più nobili virtù.
La mostra, allestita nei locali dell’ex teatrino, potrà essere visitata fino a giovedì 9 giugno.
Roberto Pellegrino