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Il piacere è tutto mio
Il piacere è tutto mio

Recensione: “Il piacere è tutto mio”, un film di Sophie Hyde

Nancy Stokes (Emma Thompson) è una signora, in pensione e vedova, intenzionata a dare una scossa alla sua esistenza. Dopo aver passato una vita intera a fare sempre “la cosa giusta” (costruire una famiglia, mettere in primo piano il bene dei propri cari ed insegnare diligentemente etica e religione alle scuole superiori), decide di ingaggiare un giovane escort, Leo Grande (Daryl McCormack), per vivere liberamente il sesso, un territorio praticamente inesplorato per più di trent’anni. L’incontro con il ragazzo non sarà una semplice avventura sessuale, ma un autentico confronto fisico e psicologico, capace di cambiare le prospettive di Nancy e di Leo.

Il piacere è tutto mio (Good Luck To You, Leo Grande) è il nuovo film diretto da Sophie Hyde e scritto da Katy Brand. Una commedia sulla crescita, sulla consapevolezza di sé attraverso la conquista del piacere, dove il sesso è scevro da ogni volgarità e banalità. Poteva facilmente scadere nella superficialità, invece l’opera è lontana da ogni luogo comune: dimenticatevi la battuta idiota, godetevi la naturalezza dell’imbarazzo nella scoperta del proprio corpo e della propria psiche da parte di Nancy (Emma Thompson è bravissima come sempre, naturale più che mai) e scoprite le ombre di Leo (anch’egli un personaggio in conflitto, con un difficile passato da cui emanciparsi). La regia di Sophie Hyde, schietta e capace di coordinare bene i due personaggi all’interno di una camera d’albergo, e la brillante scrittura di Katy Brand, danno vita ad un film dinamico e ricco di spunti di riflessione. La ricerca dell’esperienza, della libertà e del piacere, la frantumazione della cappa puritana del senso di colpa: un’opera sincera, vera e sognante, che, con passo deciso, scardina gli stereotipi sui “doveri femminili” e sul sesso.

Inoltre, Nancy Stokes è una finta identità assunta dalla protagonista per rimanere nell’anonimato e, verso il termine, scopriamo che il suo vero nome è Susan Robinson. In questo contesto cinematografico, affibbiare ad una donna matura il cognome “Robinson” significa voler citare palesemente Il laureato. Come sappiamo, nella pellicola di Mike Nichols, Mrs. Robinson è la signora che seduce il giovane neolaureato Ben, e con questo mirato richiamo, Hyde e Brand rimodellano la famosa icona seduttrice: la Mrs. Robinson “d’oggi” condivide dei tratti di quella del 1967 (una donna insoddisfatta che non ha vissuto pienamente la propria vita per mettere in primo piano la famiglia), ma in Il piacere è tutto mio, tutto il livore della vecchia figura sparisce, perché ormai la “nuova” signora Robinson vive in un mondo dove, seppur tra tante difficoltà e ancora molti bigotti pregiudizi, può cercare di riscattarsi e vivere come meglio desidera. Infine, da questa possibile ed auspicata emancipazione femminile non ci guadagnano soltanto le donne, ma anche gli uomini: dal confronto tra Nancy e Leo, due figure diverse ma molto più simili di quanto possa sembrare, anche il giovane ne esce migliore, pronto a metabolizzare il proprio passato. Dalla indipendenza della donna (Nancy) passa la svolta dell’uomo (Leo), tant’è che il titolo originale dell’opera è dedicato a lui, ed è l’augurio che Nancy/Susan fa al ragazzo nel momento del congedo: «Buona fortuna a te, Leo Grande».

Silvio Gobbi

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