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Immagine del Borgo, rielaborata per evidenziare la rete idrica, tratta dalla Mappa della Città di Sanseverino di Cipriano Divini, 1640
Immagine del borgo, rielaborata per evidenziare la rete idrica, tratta dalla Mappa della Città di Sanseverino di Cipriano Divini, 1640

Il Borgo Conce: una Rasiglia del Duecento

San Severino possiede una delle poche testimonianze di archeologia industriale a scala urbana della nostra regione, ma pochi ne hanno consapevolezza, tanto più i nostri amministratori, che hanno interventi che hanno ottenenuto la sistematica distruzione degli apparati idraulici e delle infrastrutture più significative. Si vedano i due esempi più recenti: la tombatura del tratto finale del canale principale di adduzione idrica e la distruzione delle ultime calcinare all’ingresso del borgo. L’unicità del singolare borgo protoindustriale extra moenia, risiede nella ragione della sua forma urbana, che trae origine dalla forza motrice dell’acqua; questa morfologia, pur nel continuo aggiornamento e ammodernamento degli edifici che si sono nei secoli adattati alle innovazioni tecnologiche e ai cambi di uso, è rimasta invariata. Il sistematico sfruttamento dell’acqua ha determinato la nascita del complesso manifatturiero in quella precisa posizione orografica e dalla rete di canali ne hanno determinato lo sviluppo urbano. I canali, che derivano a pettine dal collettore principale, la cui origine gli storici concordano risalga al secolo XIII, è ancora tutta presente nel sottosuolo del borgo, con porzioni oggi ancora completamente visibili, anche se private del flusso idrico. A questa rete di canali, che derivavano originariamente dal fiume Potenza grazie alla diga-ponte di sant’Antonio, si unisce anche l’acqua che scende dal Monte San Pacifico. Questa alimentava l’antico mulino posto al limitare sud del borgo (ancora oggi il passaggio è visibile) e, attraverso la rete idrica artificiale originata dal canale principale, confluiva nelle acque del Fiume Potenza. La sua importanza era tale che lo stendardo di “Molino” (il Borgo Conce) sfilava nell’occasione della festa del Patrono insieme al Castello della città e agli altri undici castelli del territorio del comune settempedano, almeno fino al secolo XIX.

Il Borgo Conce costituisce un unicum, ma alcuni ultimi interventi – con particolare riferimento a ristrutturazioni improvvide e all’interramento dei canali – rischiano di fargli perdere per sempre le sue peculiarità, che andrebbero invece valorizzate. La chiesa seicentesca è stata donata di recente alla municipalità e speriamo possa avere quei lavori di riparazione che attende almeno dal sisma del 1997. Per capire le potenzialità di un Borgo come Le Conce basterebbe andare a Rasiglia in Umbria e a Bienno in Lombardia che sono due esempi lampanti di come queste peculiarità posso tradursi in attrazione turistica e opportunità di lavoro.

Luca Maria Cristini

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