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La mappa di Cipriano Divini (1640)
La mappa di Cipriano Divini (1640)

La veduta della città di Sanseverino di Cipriano Divini

Nella pianta di San Severino, incisa da Cipriano Divini nel 1640, la città è descritta a volo d’uccello da un punto di vista posto a settentrione, oltre il fiume Potenza. La mappa restituisce con esattezza il circuito murario e una buona porzione del contesto extra moenia, pur con i limiti che la necessità di rappresentazione in piano di una realtà orograficamente complessa comporta. Per ovviare a questo inconveniente, il pittore settempedano inserisce nella composizione un piccolo riquadro nell’angolo superiore destro del foglio (1), al cui interno con rapidi segni tratteggia una sintetica veduta del complesso urbano. Questo espediente ha lo scopo di restituire la reale natura orografica dei luoghi che la veduta generale tende a negare.

La carta è la prima vera raffigurazione urbana realizzata in un’epoca in cui la volontà di documentazione della forma della città si andava diffondendo un po’ in tutta l’Italia, con una vera esplosione d’interesse nelle Marche.

Corredano la rappresentazione della città una serie di altri elementi, tra i quali l’indicazione dell’orientamento. A partire dall’alto a sinistra vi troviamo l’effigie del santo patrono Severino (2). Nella parte inferiore della carta è una tabella rettangolare entro cui sono tre versi nella forma del distico con l’esaltazione delle origini della città (3). Più a destra si vede una grande tabella rettangolare con la dedica al cardinale Giovan Battista Pallotta (4), sormontata dall’arma dell’influente prelato caldarolese (5). A destra è disposta la corposa legenda (6) attraverso cui si individuano cinquantatre elementi significativi della città contrassegnati da numeri e da due simboli. Nell’ordine vi sono elencati: le chiese e i monasteri, le porte delle mura, le piazze, alcuni edifici civili, pubblici e privati, ed infine i ponti. Al di sopra della legenda, disposto in maniera del tutto simmetrica rispetto a quello del Pallotta, è lo stemma cittadino (7), che porta raffigurata sullo scudo la facciata della cattedrale in forme architettoniche barocche, con i soliti due campanili.

La carta di Cipriano Divini è una fonte inesauribile di preziosi indizi, nitida istantanea sulla città di oltre tre secoli e mezzo fa, ma anche documento fondamentale di storia e di costume, che meriterebbe, di certo, una più approfondita e sistematica analisi.

Procuratevi una copia di questa carta e guardatela con attenzione e farete delle scoperte interessanti immaginando una passeggiata nella Sanseverino del Seicento.

Luca Maria Cristini

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