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Il taglio del nastro al Monumento
Il taglio del nastro al Monumento

Grande partecipazione alla festa provinciale del 25 Aprile

Grande manifestazione per la festa del 25 Aprile a San Severino, luogo scelto per i festeggiamenti provinciali della ricorrenza dell’anniversario della Liberazione e della Resistenza. Il corteo, al quale hanno partecipato numerosi cittadini, con la presenza di sindacati, associazioni e istituzioni, è partito da Piazza del Popolo fino a raggiungere il Monumento alla Resistenza davanti alla sede dell’Istituto Tecnico “Divini”; il Corpo filarmonico “F. Adriani”, diretto dal maestro Vanni Belfiore, era alla testa del corteo.

Le celebrazioni sono state l’occasione per poter inaugurare il restauro di questo monumento, realizzato nel 1965, a venti anni dalla fine della Seconda guerra mondiale, dall’artista Arnaldo Bellabarba, in arte “Arbell”, pittore e scultore settempedano attivo in ambito regionale e romano. Il restauro, realizzato da Emanuele Ticà e dalla sua squadra, ha consentito la pulizia e il recupero della scultura – come spiegato dallo stesso Ticà – la quale versava in condizioni di grave deterioramento, a causa del tempo e del terremoto.

Gli interventi della cerimonia, coordinata dal giornalista Daniele Pallotta, sono iniziati con le parole del sindaco Rosa Piermattei, la quale, dopo aver ringraziato tutti i cittadini presenti e i molti rappresentanti delle forze dell’ordine, delle amministrazioni e istituzioni pubbliche partecipanti, ha ricordato il fulcro di questo evento: «La giornata di oggi è una ricorrenza importante per ricordare i caduti, affinché la comunità locale possa ritrovare la propria memoria e la propria identità: un’occasione per non smarrire la memoria, ma per rinnovarla. Per noi, e soprattutto per le nuove generazioni, la giornata di oggi è un atto di speranza per il futuro, perché tramandare la memoria è il più grande esercizio per ricordare la storia. Non dobbiamo dimenticare chi ha combattuto, chi ha versato il proprio sangue, a San Severino come in ogni luogo d’Italia, perché è grazie a loro che oggi possiamo godere della libertà che abbiamo e comprendere l’importanza del valore della pace per le vite di tutti noi».

Dopo il taglio del nastro, ha preso la parola Donella Bellabarba, presidente dell’Anpi settempedana “Cap. Salvatore Valerio”. Con il suo discorso, ha ricordato ai presenti che «il monumento, prima in condizioni critiche, ora è stato perfettamente recuperato grazie all’opera di restauro e a tutti coloro, pubblici e privati, che hanno contribuito a finanziarne il recupero: un grande ringraziamento per questo. Il monumento è un simbolo per ricordare la dura lotta che ci ha consentito oggi di essere qui, quel prezzo di sangue, quel sacrificio combattuto dai partigiani e dagli alleati contro la barbarie nazi-fascista. La nostra Costituzione è nata dalla sconfitta del nazismo e del fascismo, e questo non dobbiamo mai dimenticarlo: l’Italia repubblicana è contraria ad ogni nazionalismo, foriero di guerre, e come ricorda l’articolo 11 della Costituzione: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”. Per tutto quello che abbiamo oggi, tutte le nostre libertà, dobbiamo ringraziare i partigiani del Battaglione Mario e di tutta Italia».

I rappresentanti del Spi-Cgil e della Cisl hanno sottolineato l’importanza di questa giornata, fondamentale perché l’Italia non deve dimenticare, affinché il Paese faccia i conti con il proprio passato storico e non ceda al revisionismo sempre più pervadente: la libertà di cui godiamo non è eterna, ma va, ogni giorno, tutelata, con il ricordo e l’educazione scolastica, strumento fondamentale per difendere i valori fondanti della nostra società, in modo tale che certi errori del passato non si ripresentino; la via della pace è la via della vita, la dignità dei popoli va tutelata e la guerra è la negazione di tale dignità e di ogni altro diritto umano.

In seguito, è intervenuto Francesco Rocchetti, presidente dell’Anpi provinciale di Macerata: «Il restauro di questo monumento, deve ricordarci che soltanto il tempo, l’usura derivante dal clima o dagli eventi naturali, può deteriorare i nostri cimeli, i nostri ricordi, le nostre vite. Non più la guerra, la quale distrugge le nostre vite e ciò che ci circonda in maniera innaturale ed ingiusta. Per questo è necessaria la pace, senza di essa non può esserci futuro. Dobbiamo superare il nazionalismo che oggi ritorna: è con la pace che si possono intraprendere il cammino e lo sviluppo pieno dei diritti civili, è con la democrazia che si possono aiutare i più fragili; soltanto quando non ci dimentichiamo di “essere umani”, possiamo costruire un mondo migliore. Inoltre, per la storia partigiana della città di San Severino, attendiamo che le venga riconosciuto il valore civile alla Resistenza».

La parte finale della manifestazione ha visto la partecipazione dei giovanissimi studenti delle scuole Medie e Primaria, i quali hanno contribuito leggendo al pubblico brani sulla guerra, la giustizia e la pace, tratti da politici, pensatori ed autori del calibro di Piero Calamandrei, Gianni Rodari, Giuseppe Ungaretti, Italo Calvino ed altri importanti nomi. Infine, la cerimonia si è chiusa con l’Inno di Mameli e Bella Ciao, cantati dai presenti, adulti e bambini.

Silvio Gobbi

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