Questi i tre fatti nel loro svolgimento oggettivo.
a) Settempeda 1975-76: La Mano della Madonna?
Dopo la dolorosa retrocessione della stagione precedente la dirigenza biancorossa aveva costruito un autentico squadrone per ritornare in quel prestigioso massimo campionato regionale che allora era la Promozione. Vennero ingaggiati tra gli altri Messi dalla Maceratese e MessiNeo dalla Fermana (dodici anni prima della nascita di Lionel Messi in quel di Rosario in Argentina). Dopo un campionato avvincente con la Sangiustese si giunse allo spareggio di Recanati, che si concluse sullo 0-0 e quindi occorreva disputare la ripetizione 7 giorni dopo. I nostri “alfieri” e la dirigenza pensarono bene di fare una visita al Santuario della Madonna nella vicina Loreto per invocare il suo aiuto nella partita più importante della stagione. Mentre si accingevano a entrare videro uscire dalla Basilica la squadra della Sangiustese, guidata dal terzino Viabile, un’autentica “iradiddio” sulla fascia laterale del campo, un frate che in seguito sarebbe diventato direttore della stessa Santa Casa. Il risultato della ripetizione dello spareggio fu Sangiustese-Settempeda 4-0.
- Campionato 1975-76: le formazioni di Settempeda-Sangiustese
b) Settempeda 1976-77: La Mano del Diavolo?
L’anno successivo la dirigenza rimise in piedi un altro squadrone per vincere il campionato e ritornare finalmete nella sua casa naturale. Stesso testa a testa con un altro squadrone, questa volta il Casette d’Ete e spareggio a Osimo. Dopo Messi e MessiNeo nel 75-76 l’attacco era guidato nell’anno seguente dal sottoscritto e io ebbi la fortuna e l’abilità di realizzare il gol decisivo. Quindi posso tranquillamente affermare che nella storia della Settempeda sono stato più decisivo di Messi e MessiNeo, messi assieme (ironia su ironia). Il gol lo realizzai al 17′ e il cronista del Corriere Adriatico lo definì “un tiro diabolico”. Aggiungo che in quella stagione frequentavo il secondo anno di Università e avevo studiato e apprezzato moltissimo Goethe, il massimo scrittore tedesco, che aveva scritto tra le altre opere il “Faust”, il cui protagonista aveva stretto un patto col diavolo.
- Campionato 1976-77: Settempeda-Casette d’Ete
c) Argentina 1986 Campionati mondiali in Messico: La Mano di Dio?
Domenica 22 giugno, ore 12, sotto un sole bollente allo stadio Atzeca di Città del Messico si incontrarono Argentina e Inghilterra in un quarto di finale molto sentito. Partita tattica, con un primo tempo a studiarsi e a guardarsi in cagnesco, rimuginando alle loro storie passate di sgarri, quando al 6′ del 2° tempo su uno spiovente in area Maradona, il capitano n. 10 dell’ “albiceleste”, sbloccò il risultato con un colpo di mano e mise in rete il gol dell’ 1-0. Subito dopo raddoppiò con una autentica prodezza e nel finale gli Inglesi dimezzarono lo svantaggio. Risultato 2-1 per i sudamericani. A fine gara “Il Pibe de Oro” disse che quella rete era stata la “Mano de Dios”, in seguito famosissima, con cui il “Signore” aveva vendicato la sua Argentina dalla sconfitta militare contro l’Inghilterra nella guerra delle Falkland (secondo il nome inglese) o Malvinas (secondo il nome argentino). Entrambe le parti la consideravano una Guerra di liberazione dall’invasore. Nulla di nuovo sotto il sole. Comunque l’Argentina si laureò Campione del mondo esattamente il 29 giugno 1986, data molto importante per me, che si riallaccia idealmente in questo periodo all’uscita del film di Tornatore “E’ stata la Mano di Dio” e alla scoperta delle origini settempedane di Lionel Messi.
La prima curiosità e coincidenza è il fatto che entrambi i casi riguardano due numeri 10, capitani e fuoriclasse della nazionale argentina di calcio: Maradona e Messi. La seconda curiosità è la quasi contemporaneità delle due vicende, con l’uscita del film del regista siciliano nella nostra città il 17-18 marzo 2022 e il conferimento della onorificenza a Messi il 25 marzo 2022. La terza curiosità è che entrambe le vicende riguardano fatti che sono variamente retrodatati nel tempo.
Tornando alle tre ipotetiche Mani soprannaturali, queste mi conducono a delle considerazioni e riflessioni molto più profonde e generali sulle vicende e sulle questioni umane, aprendo uno squarcio su diversi modi di pensare e di agire delle persone riguardo la filosofia, la religione e la vita umana. Un certo modo di concepire la vita tipico della superstizione, della religione e della filosofia principalmente orientale contrapposto a una concezione più attiva, realistica, concreta e pratica della realtà dei fatti e dell’esistenza umana.
Il primo un comportamento antropologico e sociale del modo di pensare e di agire che porta ad una visione statica, passiva, attendista ed in attesa della provvidenza divina. Ciò si sublima in negativo nel piagnisteo, nella lamentela, nell’assistenzialismo allo stato puro ed in una condizione di necessità perenne, fisica e psicologica, ai massimi livelli, generando fragilità e problematiche in quegli individui, che impedisce loro di attivarsi e reagire per affrontare le difficoltà e la realtà avversa.
Questo concetto negativo si può condensare e riassumere in modo estremamente sintetico in questi tre semplici esempi:
1) Quando i Beatles si stavano sciogliendo, Paul Mc Cartney lanciò quell’accorato e inascoltato appello che fu la canzone Let it be (Lascia che sia), meraviglioso, ma troppo fatalista e rassegnato inno, frutto del periodo ascetico e contemplativo della filosofia indiana, che il quartetto di Liverpool aveva abbracciato. Occorreva qualcosa di molto più concreto per far restare in piedi la più incredibile band di musica, costume e rivoluzione culturale.
2) La filosofia cinese recita “Siediti sulla sponda del fiume ed aspetta…”. Non ti fermare sulla sponda, non passerà mai ciò che aspetti. Muoviti, agisci e attivati affinché ciò avvenga il prima possibile.
3) Se nella savana aspetti che qualcuno ti procuri da mangiare, sia che sei un leone oppure che sei una gazzella, sei spacciato. Svegliati e comincia a correre altrimenti muori di fame o muori sbranato e a stomaco vuoto.
Conclusioni
a) Nel campionato 75-76 non ci fu la Mano della Madonna. La Settempeda perse lo spareggio bis contro la Sangiustese principalmente perché l’allenatore per fermare le folate offensive del terzino Viabile spostò Ardito, il miglior difensore, all’ala sguarnendo la difesa e la squadra perse nettamente un confronto diversamente equilibrato.
b) Nel campionato 76-77 non ci fu la Mano del Diavolo. Segnai la rete della promozione perché ero molto motivato e utilizzai al meglio la caparbietà e l’ostinazione come rivalsa di diverse ingiustizie che ritenevo di aver subito nella vita di ogni giorno. Avevo nelle mie corde e nelle mie qualità quei requisiti che poi ho usato spesso nella mia esistenza contro quei “disonesti” diavoli che volevano ostacolarmi e fermarmi.
c) Nel Mondiale 1986 a conclusioni simili giunse lo stesso Maradona, il quale diverso tempo dopo la partita contro l’Inghilterra affermò con estrema convinzione: “Oramai posso dire quello che in quel momento non potevo. Quello che allora io stesso definì La Mano di Dio… Macchè Mano di Dio, fu la mano del Diego”. Infatti la mano l’avevano vista tutti meno l’arbitro e i guardalinee. La vendetta l’aveva costruita Maradona e forse Dio lo ha aiutato a non far vedere a chi di dovere l’accaduto.
Molto semplicemente aiutati che il Ciel ti aiuta. Agisci e non aspettare che qualcuno lo faccia per te.
Gabriele Cipolletta