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Nowhere Special - Una storia d'amore
Nowhere Special - Una storia d'amore

“Nowhere Special – Una storia d’amore”, di Uberto Pasolini

John (James Norton) è un giovane lavavetri: egli cresce, da solo, il figlio Michael, dato che la madre del bambino ha abbandonato la famiglia poco dopo il parto. Purtroppo, John è affetto da una malattia incurabile e gli restano pochi mesi. Il giovane padre cerca, ogni giorno, in compagnia del piccolo, una famiglia giusta a cui lasciare il figlio quando non sarà più in vita, affinché il bimbo possa crescere senza mancanze per costruirsi un futuro.

Nowhere Special – Una storia d’amore è il nuovo film di Uberto Pasolini. L’autore ritorna al tema della morte, a circa otto anni di distanza dal suo gioiello cinematografico Still Life. Nel precedente lungometraggio, il protagonista si occupava delle persone morte in solitudine, abbandonate; questa volta, invece, Pasolini tratta della vita prossima alla morte. Si è messo dall’altra parte del confine: in Still Life narrava il tempo appena dopo la morte, in Nowhere Special, il tempo poco prima del trapasso. Cosa fare quando si sta per morire, quando si sta per abbandonare la vita lasciando un bambino, piccolo, da solo, in un mondo senza parenti? Un’opera essenziale e piena di forza che non cede al patetismo, un film che non si sottomette al sentimentalismo scontato che una storia simile potrebbe suscitare: Pasolini comprime il dolore e lo rende onnipresente, pervasivo e realmente efficace, creando un autentico scambio tra vita e morte capace di impregnare la pellicola in maniera naturale e senza forzature.

Tratta da una storia vera, la vicenda di John è un racconto, pulito e schietto, sulla difficile accettazione della fine della vita e sulla sofferenza che arreca. Un lavoro crudo sull’impossibilità per un padre di vedere il proprio figlio crescere: il dolore causato da questa condizione immutabile può essere stemperato solo dal sincero amore tra padre e figlio. Grazie al grigiore che pervade ogni inquadratura, attraverso una tecnica semplice, equilibrata e distinta al tempo stesso, il regista racconta gli eventi facendo riconoscere la propria firma, rimarcando il suo stile narrativo. In un universo cinematografico dove certi temi vengono narrati, spesso, con un’assenza pesante di “autorialità”, registi così ci ricordano l’importanza della tecnica e dello stile ai fini contenutistici: il complesso percorso dei protagonisti, firmato e filmato dallo sguardo di Pasolini, si radica nel profondo di ogni spettatore con la stessa forza con cui il piccolo Michael è legato al padre John.

Silvio Gobbi

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