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Home | L'intervento | Costanza Miriano: “Niente di ciò che soffri andrà perduto”
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Costanza Miriano all'Italia
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Costanza Miriano: “Niente di ciò che soffri andrà perduto”

Pubblicato da Redazione in L'intervento 14 novembre 2021 538 Visite

La Sala Italia ha ospitato l’incontro con la giornalista e scrittrice Costanza Miriano. Lei tratta nei suoi libri i temi della famiglia e delle relazioni nella coppia e con i figli.

Costanza Miriano
Costanza Miriano

Lo sguardo parte, quasi sempre, dalla sua condizione, quindi dalla sua famiglia, per poi allargarsi a persone, donne innanzitutto, che lei ben conosce, per mettere a fuoco situazioni di vita con le quali invita il lettore a confrontarsi, come fa lei stessa.
Chi pensa che il discorso possa essere serioso e persino pesante, si sbaglia perché Costanza è dotata di una vena ironica inesauribile; per cui anche i racconti di vita più drammatici vengono alleggeriti in maniera unica e sorprendente.
Ciò non significa banalizzare, ma aiutare innanzitutto il lettore a riprendere fiato, quando si trova di fronte al male e, a lei stessa, per continuare la narrazione con lo stesso slancio che aveva prima.
Un aspetto che mi ha molto colpito fin dalla prima volta che l’ho sentita parlare, e poi leggendo i suoi libri, è stato il fatto che, grazie alla sua ironia, riesce a far “digerire” anche a noi uomini i nostri piccoli e grandi difetti che spesso neanche riconosciamo; ma soprattutto aiuta noi maschi a capire meglio le femmine poiché, realmente, siamo due mondi molto diversi…

Nel libro che ha presentato, a pagina 68, lei dice: << “A che serve?” è la domanda risolutiva per un uomo (…) Che domanda è “A che serve?” L’utilità è l’ultimo criterio al mondo. Mi serve (il monorecchino con una piuma di pavone) come mi servono un paio di pantaloni a frange, delle bacche dal potere drenante o un punto luce per gli zigomi, cioè tantissimo>>.

E ancora nella stessa pagina: <<Se ti dico che sono stanca, dimmi che dovrei uscire a comprarmi qualcosa di nuovo, non offrirti di andare tu a comprare le fettine, che poi sarebbe anche una proposta di buonsenso, ma se volevo del buonsenso sposavo mia zia>>.

In sostanza le sue osservazioni aiutano la coppia a fare anche, per così dire, “la manutenzione” del loro rapporto che altrimenti rischierebbe di “rallentare” fino a “incepparsi”.

C’è un punto, tuttavia, che accomuna tutte le coppie: l’esperienza della croce, vale a dire il contatto con la sofferenza. Allora cosa fare? Da qui inizia l’incontro/scontro con Dio, che è un po’ il filo conduttore del libro che ha presentato dal titolo “Niente di ciò che soffri andrà perduto – Mistica della vita quotidiana” perché ritorna più volte e interpella il lettore.

A pagina 15 lei afferma: <<Posso passare in rassegna tutte le coppie che conosco per concludere che non ce n’è una che non sia segnata dalla croce. Questo è bene ricordarlo quando (non se) veniamo tentati dal pensiero di essere in una storia sbagliata. In un certo senso tutte lo sono, perché uscire da sé e consegnarsi al mistero di un altro – imperfetto come noi: si chiama peccato originale – è una fatica bestiale, ed è colpa degli sceneggiatori dei film romantici (andrebbero processati per crimini contro l’umanità) se abbiamo attese irreali sull’amore, e se non riusciamo a vedere da quanto amore siamo benedetti, nelle nostre storie imperfette e faticose >>.

Nel testo lei ci presenta diverse storie di coppia, dove soprattutto la donna ha dovuto o deve ancora sopportare un gran bel peso. Ma da soli sarebbe impossibile; tanto che aggiunge: <<Davanti a una croce o la accetti e cambi profondamente (si chiama conversione) o impazzisci>>.

Conversione significa amare l’altro (o l’altra) come Dio ama te, senza chiedere nulla in cambio, anzi donando tutto te stesso, come Lui morendo sulla croce. Ma così Gesù è entrato in una vita nuova (risurrezione) che ha aperto anche per noi. Perché, come dice Costanza, << Per ognuno arriva l’agonia, non uguale per tutti, ma per tutti certa: Gesù non ti sottrae (la fatica del vivere) ma ti dà i criteri per affrontarla, sta con te. Lui ha invocato Dio, e una forza è arrivata dall’alto: se tu lo invochi, lui viene a stare con te >>.

Infine non mancano testimonianze di santi, come Elisabetta Canori Mora, una nobile romana del Settecento, che ha toccato vette altissime, a prima vista irraggiungibili, ma che aprono uno squarcio di luce sul fatto che l’amore donato salva tutti, anche i nostri nemici, anche chi sbaglia di più, e potrebbe essere ciascuno di noi…

Massimo Altobelli

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Costanza Miriano libro 2021-11-14
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