Nel silenzio di uno Stadio olimpico sostanzialmente vuoto hanno preso il via oggi i Giochi di Tokyo 2020. Dopo un anno di attesa si è svolta la cerimonia inaugurale, durante la quale la tennista Naomi Osaka ha acceso con la fiaccola il tripode olimpico, dopo che l’imperatore Nahruhito aveva dichiarato ufficialmente aperte le Olimpiadi.
A parte le autorità, solo gli atleti hanno avuto la possibilità di partecipare alla cerimonia. Niente pubblico, così sarà in tutti gli impianti di gara fino al termine della manifestazione.
Pure il settempedano Roberto Taddei, impegnato nella capitale giapponese come tecnico esperto di software per le sfide di volley e beach volley maschile e femminile, ha seguito lo spettacolo inaugurale dalla tv dell’hotel in cui alloggia. Ma il suo lavoro era già iniziato e oggi (sabato 24 luglio) sono in programma le prime partite, fra cui quella dell’esordio degli azzurri contro il Canada.
Con Roberto Taddei daremo vita a una sorta di “diario di bordo” olimpico direttamente da Tokyo per farci raccontare il “dietro le quinte” e l’atmosfera che si respira in Giappone, dove c’è una forte protesta contro i Giochi. Il Covid infatti è una grossa minaccia in questo momento sia per i nipponici, sia per quanti partecipano a questa straordinaria competizione.
Il primo fatto da annotare risale al volo di andata, con cui Taddei è giunto all’aeroporto di Haneda assieme ai suoi colleghi della “Data Project”. A bordo c’era un giornalista italiano risultato positivo al tampone salivare di controllo, effettuato all’arrivo in terra giapponese.
Compagni di viaggio erano stati diversi atleti azzurri: dalla nazionale di ciclismo a quella di basket, dai tuffatori ad alcuni componenti della squadra di nuoto. Sono state ore drammatiche perché si è corso il serio rischio che tutti venissero considerati “contatti stretti” del giornalista, il quale, nel frattempo, era stato subito trasferito in un Covid hotel giapponese per una quarantena di almeno 10 giorni.
Il timore, oltre a possibili contagi, riguardava soprattutto l’obbligo di isolamento. In questo caso, infatti, gli atleti azzurri e lo stesso Roberto Taddei sarebbero stati costretti a rinunciare alle gare in programma. Per fortuna, però, la situazione si è risolta per il meglio per il tecnico di San Severino: è stato sottoposto a ripetuti test salivari (uno ogni mattina) e non è stato richiamato dalle autorità nipponiche, perché evidentemente i test sono risultati negativi. Neppure l’App di tracciamento (obbligatoria) ha segnalato “allerta”. E così il cammino del “nostro” Roberto è andato avanti regolarmente, mentre 6 atleti azzurri e 7 dirigenti della spedizione italiana – presenti su quel volo -sono finiti in quarantena proprio perché considerati a rischio. Possono allenarsi e gareggiare solo dopo un tampone molecolare.