La tela raffigurante la Madonna con il Bambino e i santi Rocco e Severino, attribuita fino ad oggi a Cristoforo Roncalli, detto Pomarancio, nel giorno del suo rientro nella chiesa di San Rocco è stata accompagnata da una clamorosa “scoperta d’arte”, la quale merita di essere sicuramente approfondita.
Difatti, Gianni Papi, esperto della pittura del Seicento, sostiene che “la pala è uno dei dipinti più rilevanti di Baccio Ciarpi, collocabile intorno al 1618, cioè nel periodo in cui lo stesso Ciarpi ha come giovane allievo Pietro da Cortona che, come dimostra anche questo notevole dipinto, dovette risentire molto degli insegnamenti del maestro nella sua fase giovanile, almeno fino ai primi anni del decennio successivo”.
Secondo Papi, dunque, il vero autore dell’opera sarebbe Baccio Ciarpi, ovvero Lorenzo Bartolomeo Ciarpi, nato a Barga nel 1574 e morto a Roma nel 1654.
“La pala di San Severino Marche sul piano compositivo ha un impianto tradizionale – sottolinea Papi -, ma ciò che costituisce il grande apporto di Baccio per il futuro sviluppo del Cortona è quell’inconfondibile trattamento della materia pittorica, caratterizzata da una sorta di affascinante pulviscolo atmosferico, che è la sigla inconfondibile di Baccio. Il brillìo attutito delle dorature, i contorni sfumati, le ombre impastate con le aree in luce senza un vero confine, sono i meravigliosi raggiungimenti dell’artista che a queste date non hanno confronti e paragoni con nessuno dei protagonisti della scena romana. Perché a Roma con tutta probabilità il dipinto fu eseguito e inviato a San Severino Marche. L’opera è la seconda conferma dell’attività di Baccio per le Marche perché già è nota la Annunciazione, eseguita probabilmente in anni molto prossimi, che si trova a Belforte del Chienti, nella chiesa di Sant’Eustachio”.
Entrata a Brera con le requisizioni napoleoniche nel 1811, e dal 1815 depositata nella chiesa di Santo Stefano a Osnago, in provincia Como, l’opera è rimasta a lungo ai margini degli studi. Da sempre il capolavoro viene attribuito a Cristoforo Roncalli, detto Pomarancio, come risulta da Il Forastiere in Sanseverino Marche di Domenico Valentini (1868).