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Una questione privata
Una questione privata

Il 25 Aprile con “Una questione privata” dei fratelli Taviani

Milton è un giovane partigiano, uno studente universitario piemontese che si è unito alla lotta contro i nazi-fascisti. Un giorno, durante una perlustrazione, si imbatte in una villa dove, non molto tempo prima, passava le giornate insieme al suo amico di infanzia, Giorgio (anche lui nella Resistenza), e Fulvia, una ragazza originaria di Torino, amata da entrambi i giovani. Milton è più timido e introverso, capace di comunicare con lei meglio con le lettere che a voce, Giorgio è più dinamico nell’approccio con Fulvia. In quella villa, Milton incontra la governante, la signora gli fa ricordare i bei pomeriggi passati con Fulvia, ma instilla il dubbio in lui: la donna insinua che tra Giorgio e Fulvia il rapporto sia andato oltre la semplice frequentazione. Così, in piena lotta partigiana, Milton vuole raggiungere l’amico nell’altra brigata per capire cosa sia veramente accaduto tra lui e la ragazza, ma Giorgio è stato catturato dai fascisti. Milton decide di cercare di liberare l’amico, tanto per salvarlo quanto per scoprire la verità su quella questione amorosa.

Una lotta individuale nella lotta partigiana, un conflitto intimo che colpisce quello generale, questo è Una questione privata, l’ultimo film girato dai fratelli Paolo e Vittorio Taviani (2017). Liberamente tratto dal romanzo omonimo e postumo di Beppe Fenoglio, i due registi rappresentano una storia asciutta e diretta di un travaglio interno che si incastra nella più generale lotta della Resistenza. Con un taglio secco, i Taviani ci fanno addentare in questa storia della Resistenza in maniera drastica, coinvolgente nella sua asprezza, dove la follia di Milton rischia di far vacillare l’intera missione partigiana. La sofferenza di tutti i giorni, della guerra civile, si amplifica con la lotta intima, con le domande martellanti del giovane studente sul rapporto tra Giorgio e Fulvia. La pazzia che si instilla in Milton è silenziosa e pervadente, un moto che porta il ragazzo ad una forsennata ricerca della verità. Ma, nel mentre, la guerra continua, i rastrellamenti si fanno sempre più incalzanti, la lotta è sempre più dura, e questi ragazzi fanno amicizia presto con la morte: un’immancabile nebbia copre i volti stanchi di quei giovani in piena guerra, come un lenzuolo sopra un cadavere.

In Una questione privata il silenzio dei pensieri si fa chiassoso, ed è capace di far percepire allo spettatore l’inquietudine vissuta da Milton, ormai un Orlando pazzo tra le Langhe, senza un Astolfo che possa aiutarlo. Ma la ricerca amorosa non è patetica, non è un banale e romantico dolore per un amore non corrisposto: è un sordo fastidio esistenziale che invade un ragazzo in un momento delicato, inopportuno, in un contesto in cui ogni distrazione può essere fatale, tanto per sé quanto per gli altri. Le lotte interne ci colgono sempre nei momenti peggiori, quando non possiamo permetterci il lusso di pensare a noi stessi: è un sentimento così vero e comune che non possiamo non sentirci coinvolti dalla vicenda del giovane.

I fratelli Taviani sono riusciti a mantenere viva quella caratteristica del romanzo di Fenoglio, così descritta da Italo Calvino: un lavoro «costruito con la geometrica tensione d’un romanzo di follia amorosa e cavallereschi inseguimenti come l’Orlando furioso, e nello stesso tempo c’è la Resistenza proprio com’era, di dentro e di fuori, vera come mai era stata scritta, serbata per tanti anni limpidamente dalla memoria fedele, e con tutti i valori morali, tanto più forti quanto più impliciti, e la commozione, e la furia». Il film, come il libro, è fatto «di paesaggi, […] di figure rapide e tutte vive, […] di parole precise e vere». Paolo e Vittorio Taviani si erano già cimentati nel raccontare quel periodo storico (ricordiamo La notte di San Lorenzo, 1982), ma con Una questione privata si epurano completamente da ogni elegia, da ogni sogno. Il racconto di Milton è una storia severa e sincera, una resistenza nella Resistenza, capace, ancora oggi, di rappresentare l’irrisolvibile conflitto tra la storia e l’individuo, costretto a scendere a compromessi per poter tirare avanti, per non farsi sommergere tanto dai grandi eventi quanto dalle sue intime battaglie. Le difficoltà di saper coniugare il proprio dovere, la propria morale, con le emozioni che mettono tutto in discussione.

Silvio Gobbi

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