Nell’ultimo Consiglio comunale del 2020 è stato dibattuto anche un argomento “caldo” come le dimissioni dell’assessore al Bilancio, Tarcisio Antognozzi, il quale ha chiarito in aula le motivazioni che sono alla base della scelta di lasciare l’esecutivo. Lo abbiamo intervistato.
Tarcisio Antognozzi, dunque il futuro dell’Assem al centro di questa sua decisione?
“Sì, perché è tempo di prendere con coraggio la via che potrà garantire la sopravvivenza della nostra Azienda, da sempre fiore all’occhiello di San Severino e del territorio”.
Qualcuno ipotizza “dietrologie” nel suo passo indietro?
“E’ un’idea che reputo offensiva (se viene da persone che mi conoscono), dal momento che non ci sono altri fini se non quello che ho appena detto. Mi sono speso su questo progetto, ci ho messo la faccia da tempo, ma in seno alla maggioranza prima è stato dato parere favorevole e, poi, nel momento in cui si è trattato di confermare la scelta, qualcuno ha ‘nicchiato’, ci ha ripensato, forse per timori legati alle vicine scadenze elettorali. Un atteggiamento, questo, che di fatto mi ha sfiduciato… E allora, se non sono stato in grado di far capire l’importanza di una scelta strategica di tale portata, è bene che io faccia un passo indietro”.
Possiamo spiegare meglio ai lettori qual è la materia del contendere?
“L’idea è quella di avviare un contratto di rete in partnership con l’azienda Odoardo Zecca di Ortona (provincia di Chieti; ndr), che gestisce in Abruzzo già 17 mila utenze nel settore dell’energia elettrica, e non solo. Abbiamo fatto un sondaggio preliminare fra altre aziende che, come Assem, sono distributori di energia elettrica e almeno una dozzina sarebbero pronte ad aderire al progetto per formare un unico, grande soggetto societario che possa avere qualche chances di successo il giorno in cui il servizio sarà messo a gara pubblica”.
Perché? Quali sono gli scenari?
“Purtroppo per i distributori di energia elettrica con meno di 25 mila utenti serviti, come l’Assem gli orientamenti del legislatore europeo e nazionale non sono dei migliori. Piccole aziende come la nostra sono destinate a sparire se non fanno sinergia: occorre pensare a un bacino d’utenza di almeno 100 mila persone. Solo così avremmo le caratteristiche per poter competere all’avvio delle gare previsto per il 2025 e non essere spazzati via dai grandi colossi dell’energia elettrica. E la data ultima è quella del 2030: è necessario partire subito e per primi, in modo tale da avere le redini della governance e non andare a rimorchio di altri, magari quando sarà già troppo tardi. Per acquisire nuove aziende e dar vita al contratto di rete servono anni, non è un processo veloce, ma un piano di consolidamento progressivo e strategico”.
Allora da cosa derivano i dubbi?
“C’è chi non se la sente pensando forse al voto di maggio oppure perché teme a una mortificazione per l’Assem. Innanzi tutto non si parla in questo momento di fusione, ma solo dell’avvio di un contratto di rete, cioè di un accordo tra aziende che operano nella distribuzione elettrica e sono legate da obiettivi aziendali strategici, aperto all’ingresso graduale di altri distributori, con lo scopo di ottimizzare le capacità aziendali, le tariffe riconosciute e predisporsi a partecipare alle gare per il rinnovo delle concessioni. Poi si capiranno meglio gli scenari, ma fintanto che saremo noi a tenere il pallino potremmo sempre avere la possibilità di essere padroni del nostro destino. In secondo luogo siamo arrivati a dicembre perché il parere richiesto all’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente (Arera) ha tardato 10 mesi ad arrivare: alla fine, comunque, il responso è stato positivo, cioè il progetto si può fare, anzi viene proprio auspicato. Tant’è che vengono messe in campo anche agevolazioni finanziare che permetterebbero all’Assem di continuare ad investire nella qualità e continuità del servizio elettrico per creare, ad esempio, un secondo scambio con la linea di alta tensione (oggi ne abbiamo soltanto uno, “Belforte-Colotto”; ndr). Prima di poter arrivare all’avvio del progetto è ora necessario completare il confronto con il Ministero dello Sviluppo economico che comporta il rinnovo di una volontà da parte del Consiglio comunale”.
Quella che un tempo era l’Azienda elettrica oggi gestisce pure acqua e gas: su questo fronte come siamo combinati?
“Il gas lo abbiamo, di fatto, già perso. Le gare per l’assegnazione del servizio nel nostro ambito territoriale sono state sospese per via del sisma, ma una volta terminata la ricostruzione e ripristinata la normalità, l’Assem sarà obbligata a vendere o cedere in affitto il servizio. A quel punto converrà forse di più la vendita per avere diversi milioni in tasca come tesoretto da reinvestire in un’altra centrale idroelettrica o comunque in impianti per energia pulita”.
E l’acqua?
“Nel 2025 perderemo anche la gestione di questo servizio, che rimane pur sempre in mano pubblica. La normativa dà la possibilità di formare un consorzio su scala territoriale – come il Cosmari nel settore dei rifiuti – che gestisca per conto dei Comuni (magari attraverso aziende come Assem) l’intero ciclo dell’acqua. Insomma, ci aspettano profondi cambiamenti, bisogna avere una visione alta, strategica. Occorre saper guardare nella direzione giusta prima degli altri. Un’Amministrazione comunale deve avere il coraggio di fare scelte importanti per il futuro della città. Su questo saremo giudicati, non fa niente se passeranno degli anni. Alla fine, se avremo avuto ragione, saremo ricordati come virtuosi e non come semplici passacarte”.
m. g.