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Claudio Claudi
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Fondazione Claudi: i racconti di Claudio Claudi pubblicati nella raccolta “Vivere di parole”

di Alberto Pellegrino

La Fondazione Claudi sta portando avanti il meritorio progetto della pubblicazione dell’opera omnia di Claudio Claudi. Ha già provveduto alla pubblicazione delle Lettere tibetane e ha inaugurato Collana editoriale della Fondazione presso Franco Angeli Editore con la pubblicazione del primo volume La ragione dell’arte. Gli scritti di Claudio Claudi, a cura di Gabriele Codoni e Stefania Severi (2021). La collana si arricchisce ora di un secondo volume intitolato Vivere di parole. I racconti editi e inediti di Claudio Claudi (Franco Angeli Editore, Milano, 2023) a cura di Giovanna Lullo, ricercatrice presso l’Università di Macerata, la quale nel 2017 si era laureata in Filologia Moderna con la tesi Sulle tracce di Claudio Claudi: per una edizione critica dei testi inediti.

Questo volume rappresenta pertanto un approfondimento e un ampliamento di quel lavoro iniziato alcuni anni prima ed è stato realizzato con la supervisione di Carla Carotenuto, docente di Letteratura italiana contemporanea nell’Università degli Studi di Macerata. Nell’introdurre il lavoro su Claudio Claudi (Serrapetrona 1914 – Roma 1972), la professoressa Carotenuto ha ricordato i contatti dello scrittore con numerosi intellettuali del suo tempo conosciuti a Pisa, Firenze e Roma, fra cui Aldo Capitini, Mario Luzi, Alfonso Gatto, Giuseppe Tucci, Libero De Libero, Imelde della Valle a cui lo scrittore è rimasto legato per diverso tempo. Claudi ha condotto tuttavia una esistenza segnata da una solitudine allievata soltanto dallo studio e dalla scrittura, unico conforto alla grave malattia che ha dolorosamente accompagnato tutta la sua esistenza. Si tratta di una solitudine che lo scrittore ha concepito non come isolamento ma come conquista esistenziale, come affermato da lui stesso: “La solitudine, essendo comunque un incentrarsi in se medesimo, è anche il punto massimo della forza, e negli individui sempre è segno di forza” (L’anatra mandarina Angeli, 2007, p.56) … “La solitudine non è solo una condizione come il silenzio e la vita ma una conquista. La più dura e la più labile delle conquiste. Poiché è l’essere stesso della verità… La solitudine è la tensione suprema fra l’esistere e il non esistere” (L’anatra mandarina, p 197).

Vivere di parole. I racconti editi e inediti di Claudio Claudi

Il volume analizza nella Prima parte la vita e l’opera dell’autore con particolare riferimento alla produzione poetica e narrativa. Una sezione è dedicata alla raccolta dei racconti pubblicati nelle riviste Cosmpolita, Costume politico e letterario, Il momento del lunedì, Il Corriere di Roma, Ausonia. Nella Seconda parte sono stati raccolti i racconti inediti che hanno richiesto un attento lavoro di interpretazione e trascrizione per essere poi classificati secondo quattro sezioni tematiche: La dimensione esistenziale, L’inettitudine, Realtà e sogno, Rappresentazioni del femminile.

Il lavoro si completa con la bibliografia di Claudio Claudi e su Claudio Claudi, con una bibliografia generale e con la bibliografia riguardante la “Biblioteca di famiglia dell’Archivio Claudi”, un insieme di materiali che consentiranno di portare avanti ulteriori studi e approfondimenti sull’opera di questo scrittore, il cui nome, pur avendo circolato accanto a quello di altri autori italiani dagli anni Quaranta e agli anni Sessanta del Novecento, non è stato mai gratificato in vita di quei riconoscimenti e di quelle critiche che egli riteneva di meritare, una incomprensione o indifferenza che hanno provocato in lui un costante sentimento di delusione e frustrazione che non lo ha mai abbandonato.

Claudi ha reagito a questa sensazione di fallimento, rivendicando autonomia e dignità artistica per la sua saggistica filosofica, la critica d’arte, la poesia e la narrativa, ma reagendo anche con la rivendicazione del proprio individualismo: “Sono un individualista persuaso. Dico persuaso, per la persuasione è non solo una caratteristica fondamentale dell’autenticità, ma l’essenza stessa dell’individualismo. Se infatti a questo si toglie la persuasione avremo dei semplici egoismi. Che cosa s’intende per persuasione? […] Nel caso dell’individualismo persuasione ha un significato specifico. E’ la consapevolezza dell’originalità di ciascun atto dell’individuo. Anzi l’individuo è tale in quanto possieda e viva questa consapevolezza. Dunque non una convinzione, una dottrina, una fede, una religione, ma un atteggiamento, una forma della coscienza”.

Palazzo Claudi a Serrapetrona, sede della Fondazione

La scelta del racconto breve come genere narrativo

Sul piano narrativo Claudi non predilige il romanzo, ma sceglie il racconto breve, soprattutto sul modello di Pirandello, Moravia e Federico Tozzi, perché questo gli consente di concentrare entro un ristretto spazio temporale e spaziale la narrazione di eventi e luoghi spesso legati alle sue esperienze biografiche.

Egli assume tuttavia una posizione lontana sia dalla tradizione ottocentesca sia dal neorealismo che egli critica come lontano dalla sua visione artistica come esprime la sua ostilità nei confronti della società consumistica, assumendo una posizione che gli assicura una sua originalità e una sua attualità legata alle tematiche affrontate come il rapporto tra realtà e sogno, la solitudine e la malattia, il disagio esistenziale e l’escavazione psicologica dei personaggi, il ricorso ad atmosfere oscure e paradossali, la mancanza di punti di riferimenti stabili nei confronti della società, persino qualche richiamo alla fantascienza (Dialogo di un marziano).

Uno dei temi fondamentali più ricorrenti è quello della malattia che comporta sofferenza, disagio fisico e mentale, sentimenti di diversità e incapacità di adattamento, tutti elementi collegati alla sua vicenda personale segnata dalla tubercolosi vista come una malattia incurabile e una condanna del destino tale da provocare un costante malessere esistenziale, una radicale frattura tra uomo e società. I personaggi claudiani sono spesso degli sociali, vittime di un progresso che predilige uomini sani e forti.

Nei suoi racconti si passa con una certa frequenza da un’alienazione causata dalla società capitalistica, che produce uomini-macchina, si passa a forme di pazzia che comportano una insanabile scissione psicologica, la segregazione del soggetto in un ospedale psichiatrico che diventa lo strumento dell’isolamento e della emarginazione sociale. “La solitudine esistenziale degli uomini claudiani rende manifesta la condizione psicotica dell’uomo moderno, profondamente solo e circondato dei soli fantasmi che abitano la sua mente” (Giovanna Lullo, p.78).

L’inettitudine, che spesso attanaglia i suoi personaggi, è un altro aspetto dell’alienazione-lavoro, dell’isolamento sociale che può spingere l’individuo fino al suicidio come tenta di fare Pietro, il protagonista del racconto Ritorno al paese. Claudi si spinge a riflettere su una sessualità tormentata, su una condizione di vita alienata propria di una Roma piccolo-borghese, sulle chiusure di un mondo provinciale rappresentato dal piccolo centro di Sanserone (specchio letterario della sua Serrapetrona), mitico luogo di fuga e di rifugio dalla grande città, ma anche luogo di ulteriore forme d’isolamento e di fallimentari esperienze sentimentali e sessuali (Rosa l’amante di paese), un luogo ai cui l’autore è legato da un rapporto di amore-odio in una continua ricerca delle proprie radici esistenziali.

Serrapetrona

Il paesaggio marchigiano e i suoi abitanti suggeriscono a Claudi anche un riferimento al lontano Oriente e quindi una commistione tra reale e fantastico, un ricordo di antichi riti e tradizioni (La statua, Morte del gallo), il ricorso all’oscurità delle atmosfere, alla stranezza della situazioni caratterizzate da una figuratività e teatralità usate per coinvolgere emotivamente il lettore.

Un ultimo cenno va riservato al mondo femminile: le donne di Claudi hanno la stessa connotazione fisica: sono bionde, con gli occhi chiari, i seni prosperosi (si veda Allegria, La notte di San Michele, Storia di Anastasio e dl Becco Giuseppe). Lo scrittore accusa la morale cattolica di avere fatto dell’erotismo un tabù e di avere separato il sesso dalla sfera sentimentale, per cui egli si sente vittima di una educazione familiare legata a rigidi valori cristiani.

Le donne, che abitano il suo mondo letterario, sono mogli crudeli, fidanzate volubili, artiste in crisi, amanti insoddisfatte; tutte appartengono alla piccola borghesia o alle classi popolari; sono delle prostitute infelici ma anche capaci di provare dei sentimenti, spesso spinte alla prostituzione dalla guerra. Tutte sono coinvolte in relazioni adulterine, in difficili rapporti sentimentali, sono viste come semplici oggetti sessuali in un quadro sociologico dominato dalla concezione della donna all’interno della famiglia patriarcale dominata dalla figura paterna o materna. Il complesso e difficile rapporto di Claudi con il genere femminile contribuirà a rafforzare il suo isolamento sociale: “Mi trovo, verso la donna, in una sorta di strana atarassia, come se questo elemento indispensabile alla vita di un uomo dovesse essere per suo conto così evoluto e affinato da non poter attrarre se non in casi eccezionali la mia attenzione” (Diario, 1951-1953, p.70).

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