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Coronavirus, quaranta film per ingannare l’isolamento

Pubblicato da Mauro Grespini in Cultura 1,745 Visite

Dal momento in cui, in questi giorni, gli spostamenti sono limitati per via del Covid-19, ecco una lista di quaranta film per ingannare il tempo in isolamento (confidando che la situazione si risolva il prima possibile): quaranta film eterogenei e meritevoli, capaci di spaziare dalla commedia al dramma.

Partendo dalle origini del cinema, consigliamo: Come vinsi la guerra (1926) e Il cameraman (1928), entrambi con Buster Keaton; di Charlie Chaplin, Tempi moderni (1936) e Il grande dittatore (1940). Spostandoci in Italia, non dimentichiamo Ettore Scola: le sue commedie, caratterizzate da sceneggiature sfaccettate e personaggi particolareggiati, sono un concentrato di qualità. Ecco tre dei suoi lavori più importanti: C’eravamo tanto amati (1974), Una giornata particolare (1977) e La famiglia (1987). Per continuare lungo il filone dei maestri italiani, non possiamo non menzionare Mario Monicelli: mettiamo in lista I soliti ignoti (1958), La grande guerra (1959), L’armata Brancaleone (1966) e Amici miei (1975). E questi sono solo quattro dei suoi migliori lavori. Rimanendo sempre nella nostra penisola, virando su autori dallo stile inequivocabile, segnaliamo: La notte (1961) di Michelangelo Antonioni, La dolce vita (1960) e 8½ (1963) di Federico Fellini. Tre film di due autori che hanno lasciato un segno indelebile nella storia del cinema italiano e mondiale: l’esistenzialismo di Antonioni e l’inconfondibile impronta onirica di Fellini. Da ricordare è anche La ragazza di Bube (1963), di Luigi Comencini, tratto dall’omonimo romanzo di Carlo Cassola, e Profumo di donna (1974), indimenticabile opera di Dino Risi (tratta dal romanzo Il buio e il miele di Giovanni Arpino), con un Vittorio Gassman in una delle sue migliori interpretazioni. Per concludere questa lista italiana: Che cosa sono le nuvole? (1968), il noto mediometraggio di Pier Paolo Pasolini.

Uscendo dai nostri confini, il cinema ha ancora molto da offrirci: fare una cernita è difficile, ma necessario. Cominciamo dal maestro Woody Allen, regista dalla filmografia infinita: Io e Annie (1977) e Manhattan (1979) sono due delle sue più importanti commedie dai toni pungenti e acuti, nel solco delle tematiche del regista newyorkese. Sempre di Allen, non dimentichiamo Midnight in Paris (2011). Un film che racconta il sogno di molti: vivere in un’altra epoca. Una commedia piacevole nella quale identificarsi: chi non ha mai desiderato, almeno una volta, di voler vivere in un tempo lontano e idealizzato? Rimanendo in suolo statunitense e spostandoci verso un cinema più drammatico ricordiamo, di Martin Scorsese, Quei bravi ragazzi (1990) e Gangs of New York (2002): opere ritmate e complesse, caratterizzate da uno sfondo antropologico e storico degno di nota. Ma gli Usa nascondono anche un cinema indipendente, meno noto al grande pubblico, ed è quello di Jim Jarmusch: autore capace di creare opere come Dead Man (1995), un western atipico, fuori da ogni schema, e l’intima storia poetica di Paterson (2016). Non omettiamo David Lynch, specialmente il thriller noir Velluto blu (1986) e il capolavoro Mulholland Drive (2001). Impossibile ignorare Quentin Tarantino: fatevi coinvolgere da Pulp Fiction (1994), icona del cinema pulp, e da C’era una volta… a Hollywood (2019), geniale e fantasioso affresco della Hollywood della fine degli anni Sessanta, pieno di citazioni cinematografiche e amore per la settima arte. Tra i film di recente uscita, citiamo di Noah Baumbach Storia di un matrimonio (2019; presente su Netflix): storia di un divorzio narrata con bravura e sensibilità non indifferenti.

Torniamo in Europa, dove ci sono ancora molti grandi autori da consigliare. Partiamo dal nord del continente, dove su tutti regna Ingmar Bergman, regista capace di realizzare film densi e ricchi di dubbi come nessun altro: Il settimo sigillo (1956) e Il posto delle fragole (1957) sono due pellicole del regista svedese che tutti dovrebbero vedere almeno una volta. Nell’area danese, evidenziamo Dogville (2003) di Lars von Trier: l’opera migliore del più noto regista del movimento cinematografico Dogma 95. Per il Regno Unito indichiamo This is England (2006) di Shane Meadows: nell’Inghilterra degli anni Ottanta, epoca della Thatcher, un ragazzino emarginato diventa amico di un gruppo di skinhead e la sua vita cambierà nettamente. Un’opera capace di mantenere il giusto equilibrio tra la vicenda intima del protagonista e lo sfondo sociale degli eventi. Io, Daniel Blake (2016) di Ken Loach è una delle migliori pellicole inglesi degli ultimi anni: una storia di ingiustizia sociale schietta e diretta, assolutamente da vedere. Nella continentale Francia, possiamo intrattenerci con la commedia drammatica Effetto notte (1973) di François Truffaut: opera dove il regista si interroga sulle difficoltà della propria professione, rappresentando tutte le peripezie possibili presenti nel mondo dello spettacolo. The Artist (2011) del francese Michel Hazanavicius è una celebrazione del cinema muto degli anni Venti-Trenta. Facendo un salto nella calda Spagna, raccomandiamo la folle commedia di Pedro Almodóvar, Donne sull’orlo di una crisi di nervi (1988) ed il dramma pieno di colpi di scena Volver (2006). Nei vicini Balcani, spesso trascurati a livello cinematografico, caldamente suggerito è il film Underground (1995), di Emir Kusturica: un lungo lavoro al cui interno è presente di tutto (dramma, commedia, fantasia e storia). Per concludere, Parasite (2019) di Bong Joon-ho, vittorioso a Cannes 2019 e agli Oscar 2020.

Purtroppo, molte altre pellicole, altrettanto meritevoli, sono state escluse dall’elenco per esigenze di spazio. Ma già con questa lista abbiamo un gruppo di opere per non pensare, per qualche ora, a questa difficile situazione che stiamo tutti vivendo. Con questi lungometraggi, si rafforza il proprio rapporto col mondo del cinema: film capaci di fare evadere, per un po’, dalla pesantezza della realtà, senza scadere mai nella superficialità. Questo è il buon cinema: un’incursione in una realtà fittizia, per poi tornare nel nostro mondo, alla nostra vita, con qualcosa in più che prima non avevamo.

Silvio Gobbi

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Coronavirus recensione 2020-03-13
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