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Il reparto di Ostetricia com'era fino a qualche anno fa

Punto nascita: si va al Tar! E il Tdm scrive a Ceriscioli

Il Comune di San Severino ha affidato all’avvocato Simona Tacchi, e allo Studio legale Cavallaro, un incarico per ricorrere al Tar, il Tribunale amministrativo regionale, contro la determina dirigenziale sottoscritta il 24 dicembre, a firma del direttore generale dell’Asur Marche, con la quale di è decisa la chiusura del punto nascite presso l’ospedale “Bartolomeo Eustachio”. “A nostro avviso, come abbiamo sempre sostenuto, ci sono fondati elementi giuridici, sia di diritto che di fatto, che legittimano questo nostro ricorso”, spiega il sindaco Cesare Martini, che annuncia così anche “la richiesta di sospensione della sciagurata decisione giunta alla vigilia di Natale”.

Come noto, dal 18 gennaio per il punto nascite settempedano scatterà il blocco delle prenotazioni, mentre è stato programmato per il 31 gennaio lo stop definitivo dei parti.

Intanto, il Tribunale per i diritti del malato scrive al presidente della Regione, Luca Ceriscioli. “Presidente, rivaluti in maniera più oculata la chiusura dei punti nascite – si legge nella lettera – dal momento che c’è disponibilità da parte del ministro Lorenzin, e riconsideri il limite dei 500 parti all’anno per la sussistenza dei punti nascite nelle aree montane disagiate. Finalmente vedremmo riconosciuto il principio per cui un servizio sanitario possa e debba essere erogato in sicurezza in determinate aree geografiche, pur non rispettando i meri numeri minimi che in questi anni sono parsi più utili a giustificare tagli lineari che a sostenere reali politiche sanitarie di riorganizzazione dei servizi in tali aree”.

Veros Bartoloni, presidente del Tribunale per i diritti del malato di San Severino, poi aggiunge: “Sarebbe così rimossa la spada di Damocle che ha sostituito al sacrosanto diritto di disporre di servizi sanitari essenziali erogati in sicurezza la motivazione, non sempre giustificata ed a volte paradossale, secondo cui i bassi numeri siano motivo per eliminarli del tutto piuttosto che riorganizzarli”.

Per Bartoloni “una delle condizioni perché, in deroga ai numeri minimi richiesti, si possano mantenere i livelli standard di sicurezza, consiste nella rotazione delle equipe su più plessi e riguarda una sorta di rivoluzione copernicana nel modo di intendere la sanità: il paziente posto al centro dell’attenzione e gli operatori sanitari che ruotano intorno. Bisognerebbe allora costruire nuovi percorsi di cura come da anni chiediamo. Tale opportunità prenderebbe forma all’interno della cornice politica costituita dal riconoscimento della specificità montana”.

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