La frazione di Serralta ha vissuto una settimana particolare. Le tradizioni del posto sono state perpetrate ancora una volta dai suoi generosi abitanti, ma al tempo stesso hanno perso un loro grande “custode”: Apollonio Apollinari, da tutti conosciuto col nome di Gino, 89 anni, memoria storica – lucidissima, a dispetto dell’età – di fatti, persone, luoghi di questa zona del territorio di San Severino al confine con Cingoli e Treia.
Gino se n’è andato in punta dei piedi proprio alla vigilia di due eventi importanti. Quello di domenica scorsa, giornata del ringraziamento, in cui sono stati benedetti i trattori e i prodotti della terra al termine della messa nella chiesa del Torrone. E quello del “focaraccio” acceso, lunedì 9 dicembre, davanti all’edicola della Madonna di Loreto: un momento molto suggestivo che richiama ogni anno tanti fedeli e che si accompagna alla funzione religiosa in cui vengono ricordati i compaesani prematuramente scomparsi: Fabrizio, Stefano, Franco e Giuseppe.
Stavolta le preghiere sono salite in cielo anche per Gino Apollinari, un uomo generoso, amante della natura e degli animali, pronto a prodigarsi per la sua terra, per la sua montagna. Ha sempre fatto parte del Comitato di frazione ed era molto legato a Santa Sperandia. Nelle opere compiute alle “grotte” per ricordarla degnamente ci sono pure il sudore e la passione di Gino, il suo sorriso, la sua fede.
Con Apollinari scompare anche l’ultimo fra i campanari della famiglia di Serralta. Lui sì che le sapeva suonare le campane della chiesa: gli anziani del posto raccontavano che, quando Gino tirava quelle corde per un funerale, la gente era in grado di capire dai rintocchi se si trattasse di un defunto o di una defunta. Insomma, era un vero maestro. E la frazione lo porta nel cuore con grande affetto.