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Il film Sconnessi
Il film Sconnessi

“Sconnessi”: buoni attori per una storia debole

Pubblicato da Redazione in Cultura 20 luglio 2018 2,040 Visite

Silvio Gobbi ci propone, di seguito, la recensione del film Sconnessi, il quarto in programma nell’ambito di “Una piazza da cinema”. Intanto la proiezione del prossimo film della rassegna, “A casa tutti bene”, è stata rinviata da domenica 22 a martedì 24 luglio.  

Ettore Ranieri (Fabrizio Bentivoglio), una via di mezzo tra uno psicologo ed un sociologo, studia gli effetti delle nuove tecnologie sugli individui. Alienazione, dipendenza, mancanza di contatto con la realtà: nei suoi testi, bacchetta l’eccessivo uso di app, smartphone e pontifica continuamente sul male tecnologico moderno. La sua famiglia è grande. Allargata. Divorziato, ha due figli: il maggiore Claudio (Eugenio Franceschini), fidanzato con Tea (Giulia Elettra Gorietti), ed il minore Giulio (Lorenzo Zurzolo). Ettore vive con la compagna Margherita (Carolina Crescentini), prossima al parto, la quale ha due fratelli Achille (Ricky Memphis) e Palmiro (Stefano Fresi). Ranieri decide di riunire tutti quanti in una baita, per festeggiare il suo compleanno. Una volta lì, la connessione ad internet salta ed i personaggi sono costretti a staccare gli occhi dai cellulari e parlarsi. Emergono così i difetti dell’uno e dell’altro personaggio, i segreti, i lati inaspettati e la trama si sviluppa tra rancori nascosti e battute.

Sconnessi, di Christian Marazziti, è una commedia dall’impianto standard, con una trama abbastanza nota. I personaggi sono troppo macchiettistici e non pienamente originali: Ettore, l’uomo colto, ma distante dai propri figli; Margherita, la donna buona, ma un po’ ignorante; Claudio, il primogenito in conflitto con la figura paterna e Giulio, il più piccolo e timido figlio, impacciato con le ragazze. Il film scorre, ma con poca genialità, specialmente nel primo tempo. Nella seconda parte, la vicenda comincia a scaldarsi leggermente di più, anche se non riscatta l’opera. Memphis recita la sua classica parte da coatto simpatico: gli riesce bene, come sempre (se avesse detto qualche battuta in meno, il suo ruolo sarebbe risultato ancor più spiritoso). La figura più divertente è quella di Palmiro: spassoso bipolare che dona alla pellicola quel guizzo di gradevolezza in più. Stefano Fresi, l’attore che interpreta il pazzo, dimostra di essere una delle migliori maschere comiche del cinema italiano contemporaneo (tra i vari ruoli, ha interpretato il ricercatore Alberto Petrelli nella serie di film Smetto quando voglio). Anche gli altri attori sono bravi e capaci. Il problema è la storia debole che ingabbia tutti gli interpreti entro dei limiti troppo stretti rispetto alle loro capacità. Sconnessi è un film complessivamente non riuscito, con delle buone idee, ma sparse a macchia di leopardo e non sufficientemente sviluppate.

Silvio Gobbi

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recensione cinematografica 2018-07-20
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