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Home | Cultura | “Lady Bird”: Christine e il suo piccolo e complesso mondo
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"Lady Bird"
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“Lady Bird”: Christine e il suo piccolo e complesso mondo

Pubblicato da Mauro Grespini in Cultura 1,195 Visite

La vita è fatta di inizi, di partenze e di nuovi impegni. Uno di questi grandi momenti è quel passaggio che sta tra la fine delle scuole superiori e l’inizio dell’Università (o del lavoro). È un momento in cui si perdono alcune amicizie, si fanno nuove conoscenze e si cambia stile di vita: inizia un nuovo capitolo del proprio percorso e si comincia ad entrare nel mondo degli “adulti”. Ed è proprio in questa fase della crescita che prende corpo la storia di Christine “Lady Bird” McPherson (Saoirse Ronan), un’adolescente come tante: proviene da una famiglia economicamente malmessa, con un padre buono, ma da poco licenziato, un fratello maggiore precario ed una madre, Marion (Laurie Metcalf), che si fa in quattro per far vivere al meglio i suoi cari. Lady Bird frequenta una scuola cattolica a Sacramento, ma vuole andarsene dalla città: progetta di trasferirsi nella East Coast, per frequentare un College importante, in modo tale da sfogare pienamente le sue vocazioni artistiche e culturali. Ma per essere ammessa all’Università, necessita di ulteriori crediti extra, così decide di iscriversi ai corsi scolastici di teatro, insieme alla sua amica Julie (Beanie Feldstein). Nel corso dei giorni, la vita di Christine muta: si innamora, le sue amicizie cambiano e si inasprisce il rapporto, già teso, tra lei e sua madre (una donna dura, la quale nasconde il grande amore che prova verso la figlia). La sua rigidità è dettata dalla situazione in cui si è trovata a vivere: in realtà, tale durezza è solamente un grande atto d’amore nei confronti della figlia. Marion vuole che Lady Bird abbia una vita migliore della sua: vuole che diventi una donna a tutti gli effetti: vuole che prenda il volo per diventare una matura ed autonoma Christine. Con Lady Bird (vincitore del Golden Globe come “Miglior commedia o musicale” e “Miglior attrice in un film commedia o musicale”), Greta Gerwig realizza una pellicola dal soggetto non pienamente originale (la filmografia, specialmente americana, è piena di opere incentrate sul passaggio dalla scuola superiore all’Università), ma è apprezzabile lo sguardo adottato dalla regista nella realizzazione di questo lavoro. Sono presenti dei cliché, ma la pellicola è asciutta, senza fronzoli: i luoghi comuni sono fortemente limati, non stereotipati come siamo abituati a vedere. Lady Bird è, certamente, la tipica ragazza alternativa che vuole lasciare il paese, ma viene rappresentata nella totalità del suo carattere: non è investita della solita aura hollywoodiana della “persona perfetta nel contesto sbagliato”, l’incompresa e intelligente, ma è, invece, un essere umano complesso, pieno di tanti difetti ed altrettanti pregi. Questo sguardo multilaterale, complesso, reale, è gettato anche sugli altri personaggi: nessuno di loro è scontato, perché sono tutti, più o meno, complessi, ricchi di piccole e grandi sfumature. L’autrice ha saputo ben realizzare dei personaggi equilibrati, autentici, proprio perché è riuscita a distaccarsi, il più possibile, dagli stereotipi in cui rischiava di scivolare pesantemente. Sicuramente, questa operazione non è stata per nulla facile, dato il panorama cinematografico americano, dove i film sull’adolescenza sono quasi totalmente dominati dalla solita struttura, dalle solite macchiette, dallo scontato svolgimento, senza alcuna novità dal principio alla fine. Il pregio maggiore di Lady Bird è proprio nella sua capacità di essere indipendente e di discostarsi dal mainstream del genere. Riesce a far sentire la propria voce: un timbro delicato, con colori puliti e immagini nitide, privo di trivialità, ma non per questo debole, bensì forte e deciso nella sua caratterizzazione ed essenzialità. La scarsa presenza di musica non rende l’opera noiosa, ma ne rafforza ulteriormente l’originalità: perché, in quell’assenza di colonna sonora, Greta Gerwig fa parlare la sua storia, i suoi protagonisti ed i loro caratteri, in modo tale che sia lo spettatore ad assorbire (senza essere veicolato dai sentimenti che la musica può suscitare) tutti i dettagli della vicenda, dei suoi attori, della loro storia, per potersi così innamorare di quel piccolo, ma reale e complicato, mondo.

Silvio Gobbi

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recensione cinematografica 2018-03-10
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