Si è conclusa con la bocciatura per 9 voti contrari e 4 favorevoli la mozione di sfiducia, presentata dall’intera opposizione consiliare settempedana, nei confronti del presidente del Consiglio, Sandro Granata, che rimane quindi al suo posto. E con il plateale abbandono dell’aula, in questo caso l’atrio della scuola media Padre Tacchi Venturi, dei quattro consiglieri di opposizione Massimo Panicari, Gabriela Lampa, Francesco Borioni e Mauro Bompadre, subito dopo che la mozione, 18° e ultimo punto all’ordine del giorno del Consiglio comunale ma anticipato in apertura di seduta, per l’importanza politica che rivestiva, è stata respinta. Il casus belli è stato un container che il presidente dell’assise consiliare aveva piazzato su terreno privato all’indomani del terremoto che aveva reso inagibile l’abitazione dei suoceri, uno dei quali impossibilitato a deambulare. Per il modulo abitativo “acquistato con denaro dei miei suoceri per cause di forza maggiore”, ha puntualizzato Granata prima di uscire dall’aula per consentire la discussione e la successiva votazione della mozione di richiesta di dimissioni, “non c’è stato alcun abuso edilizio in quanto soluzione d’emergenza, come attestato dalla normativa regionale. Ho provveduto a toglierlo prima della scadenza dei 90 giorni concessi. Se ho commesso un errore – ha sottolineato Granata – è stato di natura politica, ho creato problemi alla maggioranza che anche io rappresento, ma non mi posso rimproverare nulla sul piano umano e legale. Ciononostante rimetto il mandato al sindaco”. Di tutt’altro avviso l’opposizione. “Questa farsa istituzionale deve finire – ha tuonato Panicari -, è la seconda volta, dopo l’arcinota questione Luzio, che la maggioranza ci convoca ma tutelare la posizione del presidente Granata è un atteggiamento clientelare. Granata non può rimettere il mandato di presidente al sindaco perché non è stato delegato dallo stesso come gli assessori”. Per Francesco Borioni “il rimedio è peggiore della colpa. Granata non ci tutela come minoranza. Quello dovrebbe essere il suo ruolo”. Delusa la Lampa perché “l’amicizia che esiste fra noi dovrebbe essere finalizzata al bene comune”. Scoppiettante l’intervento del grillino Mauro Bompadre che ha ribadito a gran voce: “Mon condanniamo la scelta umana di Granata ma l’atto politico. Granata doveva dimettersi irrevocabilmente e il fatto che ciò non sia avvenuto è mancanza di rispetto istituzionale”. In pratica il Consiglio comunale è finito lì…
L. M.