L’arcivescovo Francesco Giovanni Brugnaro ha chiuso, domenica scorsa, a San Severino il Giubileo diocesano celebrando la messa delle 11 nel tendone dell’Associazione nazionale alpini collocato sul piazzale del palazzetto dello sport all’indomani delle scosse di terremoto di fine ottobre. Tanti fedeli si sono raccolti in preghiera, attorno al loro “pastore”, desiderosi di vivere quel senso di comunità che li tiene uniti in questo difficile momento. Erano presenti anche numerosi autorità civili e militari, a sottolineare l’importanza della solennità. Radio C1, peraltro, ha trasmesso in diretta l’intera funzione religiosa, cercando così di far giungere un messaggio di speranza pure a tanti senzatetto “accampati” più o meno lontani dalle proprie abitazioni colpite dal sisma.
Mons. Brugnaro, partendo dalle scritture, ha sviluppato una bellissima omelia, toccando molti aspetti importanti. Le parole-chiave sono state in particolare tre: violenza, lavoro, perseveranza.
La violenza, ha detto il vescovo, è quella della guerra – a cominciare dalla Siria – ma è anche quella del terremoto di fronte alla quale si vede tutta la fragilità dell’esistenza umana costretta a soccombere. Il lavoro, senza il quale non può avere futuro un territorio. E la perseveranza nel bene, seguendo le parole di Gesù che si dice “agnello mite” ed esorta i fratelli a credere e avere fiducia. Ma perseveranza anche nel solco della misericordia di Maria, che ha avuto il merito di dire “sì”. Quella misericordia che deve essere “sociale”, affinché si resti uniti nel nome del Signore e aperti nei confronti del prossimo che ha bisogno di aiuto. Il terremoto può far cadere le pietre delle nostre case, delle nostre chiese, ma la nostra comunità è “chiesa viva”, fatta da persone che, con fede, non crollano e coltivano la speranza di ricostruire, di ripartire insieme.
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