Continua la battaglia per il reparto maternità dell’ospedale di San Severino. Il Comitato settempedano, che da settimane si batte contro il provvedimento regionale che ne ha disposto la chiusura, ha appena presentato un esposto al Prefetto di Macerata; esposto in cui tutti i membri del Comitato manifestano la propria contrarietà e chiedono che vengano presi provvedimenti in merito.
Riportiamo qui parte della lettera.
[…] Per la data del 31 gennaio 2016 è stata prevista, dalle vigenti disposizioni regionali (determina regionale n. 912 del 24.12.2015), la chiusura del punto nascite di San Severino Marche: tale provvedimento è stato programmato in base al piano di riorganizzazione della Regione Marche che si richiama all’accordo Stato-Regioni del 16 dicembre 2010, concernente “linee di indirizzo per la promozione del miglioramento della qualità della sicurezza e dell’appropriatezza degli interventi assistenziali nel percorso di nascita e per la riduzione del taglio cesareo”.Tuttavia, tale accordo – pur prevedendo in astratto la chiusura dei punti nascita con meno di 1000 parti all’anno, in virtù dell’assunto che risulterebbero meno sicuri […] – prevede espressamente anche la possibilità di mantenere i punti nascita della fascia c.d. intermedia (tra 500 e 1000 parti all’anno) “sulla base di valutazioni legate alla specificità dei bisogni reali delle varie aree geografiche interessate”, soprattutto in quei casi in cui si risulta di difficile attivazione la “S.T.A.M.”, cioè il servizio di trasporto assistito materno.
In particolare, dalle disposizioni regionali in vigore, risulta che per l’ospedale di San Severino non è prevista l’attivazione di “S.T.A.M.”; inoltre il suo bacino territoriale, notoriamente montano, serve una vasta zona comprendente i comuni di Esanatoglia, Camerino, Castelraimondo, Gagliole, Matelica, Pioraco, Serravalle di Chienti, Ussita, Visso e molti altri ancora: tali luoghi usufruiscono di una viabilità difficoltosa che moltiplica i tempi di percorrenza, soprattutto nel periodo invernale […].
Appare evidente, dunque, che non sussiste alcuna normativa nazionale che imponga l’immediata chiusura del punto nascita dell’Ospedale B. Eustachio di San Severino Marche, tanto più che, in esso, i parti annuali sono ampiamente superiori alle 500 unità […].
Per altro verso, deve evidenziarsi che il punto nascita di San Severino rappresenta una vera e propria eccellenza della sanità della provincia di Macerata e dell’Area vasta 3 dell’Asur Marche: di contro, qualora il punto nascita di San Severino venisse chiuso, l’utenza dell’area interna e montana sarebbe costretta a riversarsi sul reparto di ostetricia di Macerata, sul quale, attualmente, si nutrono dubbi in termini di adeguatezza e sicurezza, atteso che vi sarebbe necessità di eseguire lavori urgenti (mancanza, in particolare, del Certificato di Prevenzione Incendi “C.P.I.”) – che si protrarrebbero sino a fine 2017 – volti a ripristinare le condizioni minime di sicurezza.
Per tali motivi si ritiene che la chiusura del punto nascita suddetto, oltre ad essere in contrasto con le disposizioni dell’accordo Stato-Regioni soprarichiamato, risulta pericolosa in quanto espone ad un grave rischio la salute delle gestanti e dei nascituri.
Da ultimo intendiamo sottolineare che i servizi sanitari devono avere livelli uniformi di sicurezza, equità d’accesso e fruizione per tutto il territorio marchigiano, senza sperequazioni tra cittadini che risiedono nelle aree interne e cittadini che abitano sulla costa: in caso contrario, infatti, si dovrebbe concludere che sono state assunte “scelte politiche” che, non tenendo conto delle particolari condizioni geomorfologiche, climatiche e di viabilità del territorio, espongono a rischio grave la salute dei residenti delle aree interne e montane, in spregio evidente anche all’art. 44, comma 2, della Costituzione: “La legge dispone provvedimenti a favore delle zone montane”. […]
a. r.