Seguita a riunirsi il Comitato a favore del reparto maternità, che non demorde nonostante la delusione di martedì scorso in sede regionale. In seguito all’ultima assemblea si è deciso di agire su due fronti, uno giudiziario e uno politico. Dal punto di vista politico, per esempio, non si esclude di poter operare attraverso la maggioranza: le mozioni presentate dall’opposizione sono state respinte, ma resta la speranza di un ripensamento. Ma c’è anche un’estrema ratio, quella giudiziaria, a cui gli esponenti del Comitato non pensavano di dover arrivare. Tanto per cominciare sarà presentato un esposto alla procura, per valutare se le condotte dei personaggi coinvolti possono costituire reato. “Il Comitato non accuserà nessuno, ovviamente”, ci tiene a precisare il vicepresidente Marco Massei: “Sarà la Procura a valutare se ci sono elementi di reato in quella che potrebbe costituire una turbativa, se non un’interruzione a tutti gli effetti, di un servizio pubblico”. Ma non è l’unica via a cui il Comitato ha pensato: nel momento in cui si attuerà il provvedimento formale di chiusura, il 31 dicembre, si potrà procedere a impugnarlo davanti al Tar e a contestarlo. I precedenti ci sono.
“Intraprenderemo una serie di azioni a raggiera contro quella che è oggettivamente una grave ingiustizia, un serio pericolo per le madri e per i nascituri”, ha dichiarato l’avvocato Massei. “Basta guardare la mappa dei punti nascita che resteranno aperti sul territorio marchigiano: tutti verso la costa. I tre quarti della regione resteranno scoperti”.
Non si esclude la possibilità di far arrivare la protesta direttamente al Ministro Lorenzin, nel caso in cui la Regione restasse ferma sulle sue posizioni. L’auspicio del Comitato è di riuscire a far rete con i Comuni limitrofi: non solo quelli che rischiano di perdere il proprio punto-nascite, come Fabriano e Osimo, ma tutti quelli che usufruiscono del nostro reparto e che – ancor più di San Severino – risentirebbero di una sua chiusura.
Alessandra Rossi