“Le ultime elezioni regionali si sono svolte in un momento difficile per il nostro Paese, vista la crisi economica e politica internazionale in atto. Il mese di giugno ha visto l’Occidente preoccupato per gli attentati terroristici, per il continuo flusso di immigrati che sta interessando l’Europa, per le vicende che riguardano la Grecia. In molti continuano a dire che non ci sono rischi che riguardano l’Italia, ma non ci si dovrebbe stupire se a breve il Governo dovesse essere costretto a intervenire di nuovo sui conti pubblici con una spending review. Nel nostro Capoluogo c’è chi aveva previsto questo possibile scenario ben prima delle regionali e si è mosso di conseguenza. Dato che la vittoria del centrosinistra in Regione non era difficile da prevedere, alla segreteria provinciale del Pd non è rimasto che da comporre le liste elettorali “ad arte”, facendo in modo che le zone dell’entroterra non avessero propri rappresentanti eletti in maggioranza. In che modo è stato raggiunto l’obiettivo? Tenendo conto che nelle zone montane vi è una bassa densità di popolazione, si è impedita la candidatura dei suoi rappresentanti di maggiore spicco (si pensi all’esclusione del sindaco di San Severino, Cesare Martini) e si è dato uno spazio eccessivo a candidati deboli elettoralmente, così da frammentare i voti. Questa cosa non è passata inosservata a quanti vivono in queste zone. Come sappiamo sono le segreterie politiche, che hanno sede a Macerata, a decidere: queste infatti sono in mano a coloro che da decenni detengono il potere, che utilizzano per consolidare i propri privilegi e passare alla storia. Proprio costoro, rese vane le chance dell’entroterra, accantonato non senza polemiche l’ex segretario del Pd, Teresa Lambertucci, hanno preteso che nella nuova giunta regionale fosse presente un eletto del Capoluogo: l’assessore Angelo Sciapichetti è stato calato dall’alto. Nelle zone montane ci si chiede se costui si occuperà solo degli interessi della sua città. Alcuni giorni or sono abbiamo saputo del milione di euro per rifare il look al reparto di Ostetricia dell’ospedale di Macerata. Un notevole finanziamento messo a disposizione ad elezioni appena avvenute. Noi del Comitato per la difesa dell’ospedale “Bartolomeo Eustachio” siamo compiaciuti di questo, perché finalmente anche il nosocomio del Capoluogo avrà quel reparto a norma. Peccato però che ciò non sia sufficiente per attirare le utenze del materno-infantile dell’ospedale di San Severino nel caso questo venisse soppresso una volta finiti i lavori, approfittando anche del previsto pensionamento di alcuni importanti medici. Se gli abitanti di Camerino, Castelraimondo, Matelica, la montagna (parliamo di oltre 30.000 persone) prenderanno la strada per Foligno o Fabriano, le partorienti della costa, dell’ascolano, dei Comuni vicini a Macerata che ora trovano l’ospedale di San Severino di loro gradimento potrebbero non accettare l’idea di andarsi a imbottigliare in una struttura non adeguata che continua a inghiottire risorse come fosse un pozzo senza fondo. Si è pensato a quanto ne uscirebbe ridimensionata la sanità provinciale? Il Comitato si chiede come mai nella nostra Area Vasta, al contrario delle altre, non sia stato attuato quanto prevedeva il riordino delle reti cliniche (questo provvedimento aveva lo scopo di migliorare la qualità dei servizi sanitari creando delle sinergie tra gli ospedali). Si chiede come sia possibile che accadano fatti tanto gravi e chi abbia preteso ciò. Non è pensabile che la riorganizzazione della sanità nel nostro Paese si limiti semplicemente alla diminuzione dei servizi sanitari, alla soppressione o all’indebolimento delle piccole ma efficienti strutture oggi presenti e indispensabili per i territori, senza mettere prima mano ai vergognosi sperperi che ci sono in questo settore. Altro che spending review”.
Mario Chirielli
Segretario Comitato per la difesa dell’ospedale “Bartolomeo Eustachio”