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In scena al Feronia Marconi e Valentini
In scena al Feronia Marconi e Valentini

Applausi a Marconi tornato al Feronia come… Znorko

Saverio Marconi, dopo anni dedicati alla regia,torna sul palcoscenico e incanta il teatro Feronia; domenica scorsa, infatti, era Abel Znorko, protagonista di “Variazioni enigmatiche” di Éric-Emmanuel Schmitt. Dopo il successo de “Il visitatore”, nella scorsa stagione, il direttore artistico Francesco Rapaccioni propone quest’anno il testo più noto e complesso del drammaturgo francese, figura di spicco del teatro del Novecento. Accanto a Saverio Marconi, Gian Paolo Valentini interpreta il giornalista Erik Larsen. Znorko è uno scrittore, premio Nobel per la letteratura, un po’ misantropo, che da anni si è ritirato su un’isola sperduta del Mar di Norvegia, senza radio né televisore, perché, come confessa causticamente, non ama essere sommerso dalle banalità. Un giorno, tuttavia, concede un’intervista ad uno sconosciuto giornalista, Erik Larsen, desideroso, in apparenza, di saperne di più sull’ultimo libro di Znorko: un romanzo epistolare che raccoglie lettere scambiate per anni, fino a qualche mese prima, con la donna amata. Ed è proprio lei, questa figura femminile dal profilo sfuggente, assente sul palcoscenico, ma così profondamente presente nella vita dei due, a guidare l’incontro. È lei, Helene, amata da Znorko come poche volte si ama nella vita, che costringe i due uomini a drammatiche rivelazioni. Lo scrittore scopre, non solo che Helene ha sposato Larsen dodici anni prima, ma che da dieci lei è morta, e che il vero autore delle lettere è Larsen stesso, deciso a far rivivere la donna, grazie all’intensità di quel sentimento, che si è nutrito di lontananza e desiderio. La verità costringe Znorko a mettere in discussione tutto: passato e presente, il suo rapporto con gli altri e con se stesso, il valore della realtà, dell’invenzione e della menzogna. Il dialogo è intenso, è un confronto tra due uomini molto diversi, tra due modi di amare molto diversi, ora uniti dal dolore per la perdita di una persona cara. Tutto sembra partecipare con silenzioso rispetto al dramma che si dipana: l’ambiente domestico, caldo, intimo e il crepuscolo artico, di cui si intravedono luci e colori e che dipinge un paesaggio più volte evocato. Gli applausi sono tanti alla fine, per i due attori e per la regista, Gabriela Eleonori, che ha messo la sua sensibilità di donna al servizio di un testo, in cui due uomini devono ammettere l’incomprensibilità dell’universo femminile. “Le donne”, dice ad un certo punto Znorko, “sono melodie che sogniamo, ma che non capiamo mai”. Proprio come la melodia su cui Edward Elgar ha composto quattordici variazioni… enigmatiche.

Michela Ciciliani

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