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Tutti a piedi fino al Convento di Renacavata
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“Viandanza”: a piedi in cerca di un’umanità perduta

Prendersi cura della vita riacquistando il valore della lentezza. Può partire anche da qui, da una semplice azione, la forza per chi affronta la malattia attraverso le cure palliative. In tanti, fra medici, assistenti, familiari e anche pazienti, con la partecipazione di volontari, rappresentanti di enti, istituzioni ed associazioni, si sono dati appuntamento, nei giorni scorsi, per prendere parte alla prima edizione di “Viandanza”, una passeggiata di oltre venti chilometri che, partita dalla piazza di Esanatoglia, è arrivata fino a quella di San Severino. L’evento, promosso dal Movimento Hospice Marche di cui fa parte anche l’Hospice settempedano che è coordinato dal dott. Sergio Giorgetti, ha potuto contare sulla collaborazione del Cai, il Club Alpino Italiano, della fondazione “L’Anello della Vita” e dei Comuni di San Severino, Esanatoglia, Gagliole e Matelica. Ripercorrendo le vie storiche della viandanza, i partecipanti si sono ritrovati proprio a Esanatoglia e, da qui, chi in bici e chi a piedi, dopo aver raggiunto l’abbazia benedettina della Madonna delle Macchie nei pressi di Gagliole, sono partiti alla volta di San Severino dove, al termine del lungo percorso, sono stati accolti dal vice sindaco Vincenzo Felicioli davanti al portone d’ingresso del municipio. A guidare la comitiva di insoliti escursionisti è stato proprio il dottor Sergio Giorgetti dell’Hospice di San Severino: “La prima edizione di “Viandanza” è riuscita perfettamente. Importante il messaggio che ci è stato permesso di lanciare: quello che perdiamo nella vita di ogni giorno viene recuperato nel gusto del camminare lento. Allo stesso modo – ha continuato Giorgetti – la realtà dell’Hospice e della palliazione inizia laddove non si parla di guarigione ma di prendersi cura della vita e della sua umanità, riacquistando il valore della lentezza. In questa fase di recupero del tempo e della consapevolezza. L’Hospice si pone come sostegno alla malattia, in un percorso da compiersi collettivamente, lontano dall’isolamento e dalla solitudine”.

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