Home | L'intervento | La terza Resistenza degli “IMI”, internati militari italiani: fra loro anche Folco Bellabarba
I vecchi documenti di Folco Bellabarba
I vecchi documenti di Folco Bellabarba

La terza Resistenza degli “IMI”, internati militari italiani: fra loro anche Folco Bellabarba

A partire da quest’anno il 20 settembre è la Giornata degli IMI, gli internati militari italiani nei campi di concentramento tedeschi, 650.000 militari patrioti, come li ha definiti il presidente Sergio Mattarella, che dopo la resa italiana dell’8 settembre 1943 rifiutarono di firmare l’adesione al governo di Hitler e della RSI, diventando schiavi di Hitler inviati al lavoro coatto.

Infatti, in base a un regolamento del 4 settembre 1944, tutti gli “IMI” furono trasformati informalmente e contro la loro volontà in lavoratori civili, anche dietro pressione di Mussolini, che il 20 luglio 1944, durante una visita in Germania, presentò una proposta in tal senso.

Quella degli IMI è la “terza” Resistenza, che si affianca a quella armata e a quella civile ed è oggi oggetto di studio e di attenzione da parte della storiografia contemporanea.

Anche loro contribuirono alla nascita della nostra democrazia e, per usare le parole del nostro Presidente della Repubblica, “deportati per quel doppio rifiuto, nei lager pagarono un prezzo altissimo (…) ma contribuirono con quella scelta morale a fare Resistenza rendendo più debole l’occupazione, favorendo concretamente la Liberazione”, perché forze sottratte al nemico.

Mio padre, Folco Bellabarba, è stato un “IMI”. Radiotelegrafista della 100sima Compagnia radio telegrafisti di stanza in Grecia, fu arrestato il 9 settembre 1943, internato nel V°C Stanlager (Kaklsruhe) il 24 settembre 1943 e inviato al lavoro coatto nell’industria militare di Kalsruhe fino al 9 maggio 1945, prima come manovale, poi meccanico e infine addetto fonderia.

Folco Bellabarba

Quando fu arrestato era ricoverato in ospedale e, nonostante malato, fu inviato su un treno di carri merci fino al forte di Kompriz prima di essere destinato al V°C Stanlager.

Nei diari che, su precari taccuini, scrisse con la matita, le parole ricorrenti erano fame, pace, desiderio di riabbracciare la famiglia, nonché la confessione che non se la sentiva di descrivere gli orrori perché tanto mai li avrebbe dimenticati.

Donella Bellabarba