di Alberto Pellegrino
Il 1° luglio 2025 la Sezione Anpi “Cap. Salvatore Valerio”, presieduta dalla professoressa Donella Bellabarba, ha organizzato nel Giardino del Circolo ricreativo Acli, con il patrocinio del Comune e con il contributo della Coop Alleanza 3.0, una manifestazione per celebrare l’81° Anniversario della Liberazione di San Severino Marche dal nazifascismo.
Il 1° luglio 1944 due colonne del Battaglione Mario, appartenente alla V Brigata Garibaldi, sono scese dalle colline circostanti e sono entrate in città, una dal Ponte di Sant’Antonio e l’altra dal Borgo Fontenova. Accolti dalla popolazione in festa, i partigiani hanno raggiunto Piazza del Popolo, dove dal balcone del Palazzo comunale il comandante Maro Depangher ha pronunciato il primo discorso pubblico per celebrare il ritorno del Paese alla libertà e alla democrazia, anche se la guerra sarebbe stata ancora lunga e dolorosa ancora per un anno.
Ebbene in quella occasione, per la prima volta, ci si rese conto del ruolo determinante che hanno avuto nel Battaglione Mario le donne di San Severino come staffette, vivandiere, infermiere, informatrici, correndo gli stessi pericoli e rischiando la vita al pari dei combattenti maschi. Per questa ragione la manifestazione di quest’anno è stata dedicata alle donne della Resistenza. Nello stesso tempo è stata indetta una raccolta fondi per permettere a Emergency la costruzione di un nuovo ospedale nella tormentata striscia di Gaza.
Il concerto
La serata si è aperta con il “miniconcerto” Note contro la guerra, durante il quale il cantante-musicista Pasquale Iarino ha interpretato i seguenti brani: I treni a vapore di Ivano Fossati (1992); Hallelujah di Leonard Cohen (1984); I campi in aprile di Luciano Ligabue (2023), canzone dedicata al partigiano Luciano Tondelli ucciso a 19 anni il 15 aprile 1945; Contro dei Nomadi (1993); Generale di Francesco De Gregori (1978); due celebri composizioni di Fabrizio De André La guerra di Piero (1964) e Il fiume Sand Creek (1981).
Particolarmente attuali sono risuonate le parole dei Nomadi scritte più di 30 anni fa: Contro i fucili, carri armati e bombe / Contro le giunte militari, le tombe / Contro il cielo che ormai è pieno / Di tanti ordigni nucleari…Contro inique sanzioni, crociate americane / Per tutta la gente che soffre e che muore di fame… Contro chi tiene la gente col fuoco / Contro chi comanda e ha in mano il gioco…Contro chi parla di fratellanza, amore, libertà / E poi finanzia guerre e atrocità…Contro la destra del governo israeliano / Contro chi ha commesso stragi, pagato ancora non ha / Contro tutte le intolleranze / Contro chi soffoca le speranze / Contro antichi fondamentalismi e nuovi imperialismi / Contro la poca memoria della storia…Contro chi fa credere la guerra un dovere / Contro chi vuole dominio e potere / Contro le medaglia all’onore, alla santità / Per tutta la gente che grida libertà.
Lo spettacolo
Ha avuto quindi inizio lo spettacolo intitolato La Resistenza delle donne a cura della Compagnia CTR di Macerata con la regia di Liliana Ciccarelli, interpretato in modo intenso e appassionato dalle bravissime Antonella Gentili, Jessica Vesprini, Fulvia Zampa e dalla stessa Ciccarelli.
La rappresentazione è ispirata ai racconti e alle testimonianze della lotta partigiana condotta dalle donne nel Centro e Nord d’Italia nel lungo, tragico e doloroso periodo della nostra storia che va dall’8 settembre 1943 al 25 aprile 1945. Lo spettacolo ha alternato la lettura di brani e la narrazione in prima persona di avvenimenti vissuti dalle donne partigiane che per quel lungo tempo si sono liberamente impegnate nell’oscuro e pericoloso lavoro di staffette e informatrici, infermiere e combattenti nei reparti partigiani, nei GAP e nei Gruppi di difesa della donna. I testi sono stati costruiti sulla base di esperienze direttamente vissute, avvenimenti di lotta femminile antifascista, testimonianze, lettere, interviste e articoli sulla Resistenza con le donne impegnate a vari livelli nella lotta contro il nazifascismo, avendo in particolare come fonte fondamentale il libro La resistenza della donne di Benedetta Tobagi, giornalista e studiosa di storia contemporanea (Einaudi, 2022).
Lo spettacolo è pertanto un omaggio dedicato alla dedizione, alla perseveranza e al coraggio delle donne che hanno partecipato alla lotta di liberazione con un contributo che per anni è stato ignorato o addirittura misconosciuto e sottovalutato non solo dagli avversari politici ma, a volte, dagli uomini della stessa parte politica. Le donne italiane, che durante il fascismo erano state relegare al ruolo di “angelo del focolare” domestico e a fattrici di figli soprattutto maschi, si sono ribellate per rivendicare giustizia e uguaglianza, libertà di pensiero e diritto di voto, pari opportunità di studio e di lavoro.
Si sono battute a rischio della propria vita in circa 70 mila; molte sono state uccise o gravemente ferite, ma solo 19 sono state insignite della medaglia d’oro al valor militare, tra di esse 15 alla memoria. Soprattutto è impressionante quello che queste giovani donne hanno dovuto subire quando sono state catturate da fascisti e nazisti: torturate e seviziate per giorni, sottoposte a inaudite violenze sessuali (sulle quali si è spesso taciuto per un malinteso e ipocrita senso del pudore), fucilate, impiccate, arse vive, con i corpi appesi ed esposti ai pali della luce o agli alberi dei viali. Le più fortunate sono riuscite a uccidersi per sfuggire alle torture o non rivelare i nomi dei compagni di lotta. Casalinghe e contadine, nubili e madri di famiglia, analfabete e laureate, intellettuali come Ada Gobetti e Joyce Lussu, politiche impegnate come Carla Capponi e Tina Anselmi, giovanissima staffetta e prima ministro donna della Repubblica, a migliaia esse hanno dato un fondamentale contributo alla resistenza con inauditi sacrifici e spesso versando il proprio sangue, un contributo che solo oggi viene riconosciuto in diversi libri di storia, ma che è stato anticipato (come spesso accade) dal nostro cinema con film importanti come Il sole sorge ancora di Aldo Vergano (1946), Libera amore mio di Mauro Bolognini (1975) e L’Agnese va a morire di Giuliano Montaldo (1976); con i documentari Le donne nella resistenza di Liliana Cavani (1965), Staffette di Paola Sangiovanni (2006), Non avere paura! Donne che non si sono arrese di Cristina Monti (2009), Nome di battaglia donna di Daniele Segre (2016), Libere di Rossella Schillaci (2017).