Nascerà qui, nell’area di proprietà dell’Azienda sanitaria, di fronte al Distretto, la nuova Casa della comunità di San Severino. L’Ast di Macerata ha affidato a un’ azienda di Monsampolo del Tronto, la ElettroStella Srl, la gara per la realizzazione dell’opera. L’impresa ha formulato un ribasso del 5 per centro sull’importo posto a base di gara per un contratto netto di un milione e 609 mila uero (primo lotto) e un’opzione sul secondo lotto di lavori (900 mila euro).
Nel marzo scorso c’era stata la definizione della procedura di invito per l’affidamento congiunto in appalto integrato della progettazione esecutiva, coordinamento della sicurezza in fase di progettazione e dell’esecuzione dei lavori per la realizzazione della Casa di comunità di San Severino nella modalità della procedura negoziata.
I lavori, salvo imprevisti, inizieranno entro l’anno. La struttura sarà più grande del vicino distretto (quasi la metà di più), si svilupperà su un solo livello e, ovviamente, verrà costruita nel rispetto delle più moderne norme di efficientamento energetico e di sicurezza.
Ma cosa sono le Case della comunità?
Sono finanziate con i fondi del Pnrr e nelle Marche ne saranno realizzate una trentina.
Le Case della comunità sono strutture sanitarie promotrici di un modello di intervento multidisciplinare, nonché luoghi privilegiati per la progettazione di interventi di carattere sociale e di integrazione sociosanitaria. La sede della Casa della comunità deve essere visibile e facilmente accessibile per la comunità di riferimento perché è il luogo dove il cittadino può trovare una risposta adeguata alle diverse esigenze sanitarie o sociosanitarie.
In queste strutture, al fine di poter fornire tutti i servizi sanitari di base, il medico di Medicina generale e il Pediatra di libera scelta lavorano in équipe, in collaborazione con gli infermieri di famiglia, gli specialisti ambulatoriali e gli altri professionisti sanitari quali logopedisti, fisioterapisti, dietologi, tecnici della riabilitazione e altri. La presenza degli assistenti sociali nelle Case della comunità rafforzerà il ruolo dei servizi sociali territoriali, nonché una loro maggiore integrazione con la componente sanitaria assistenziale.
La figura chiave nella Casa della comunità sarà l’infermiere di famiglia, figura già introdotta dal Decreto legge n. 34/2020 che, grazie alle sue conoscenze e competenze specialistiche nel settore delle cure primarie e della sanità pubblica, diventa il professionista responsabile dei processi infermieristici in famiglia e Comunità.
Secondo il Pnrr, la Casa della comunità diventerà lo strumento attraverso cui coordinare tutti i servizi offerti sul territorio, in particolare ai malati cronici.
Inoltre, la Casa della comunità è finalizzata a costituire il punto di riferimento continuativo per la popolazione, anche attraverso un’infrastruttura informatica, un punto prelievi, la strumentazione polispecialistica e ha il fine di garantire la promozione, la prevenzione della salute e la presa in carico della comunità di riferimento. Tra i servizi inclusi è previsto, in particolare, il punto unico di accesso (Pua) per le valutazioni multidimensionali (servizi sociosanitari) e i servizi dedicati alla tutela della donna, del bambino e dei nuclei familiari secondo un approccio di medicina di genere. Potranno inoltre essere ospitati servizi sociali e assistenziali rivolti prioritariamente alle persone anziani e fragili, variamente organizzati a seconda delle caratteristiche della comunità specifica.
L’investimento in Italia prevede l’attivazione di 1.288 Case della comunità entro la metà del 2026, che potranno utilizzare sia strutture già esistenti sia nuove.