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L'apposizione della pietra d'inciampo a Fontenuova in memoria di David Bivash

“La pietra d’inciampo per Bivash ci fa sentire ancor più vicina la Shoah”

Servizio di Silvio Gobbi

Nella mattinata di venerdì 26 gennaio, al Teatro Italia, si è svolta la cerimonia della Giornata della Memoria, organizzata dalla sezione Anpi settempedana “Cap. Salvatore Valerio”, con la collaborazione del Comune di San Severino e di Coop Alleanza 3.0 (hanno inoltre contribuito Istituto Storia Marche, Comunità ebraica di Ancona, Anpi Marche, Anmig Marche e Rete universitaria per il Giorno della Memoria). All’iniziativa hanno partecipato anche gli studenti dell’Istituto comprensivo “Tacchi Venturi” e delle scuole superiori cittadine.

L’evento è stato incentrato sulla figura di David Bivash, un ebreo apolide residente prima a Napoli, poi internato a piede libero a San Severino dal 1940 e deportato ad Auschwitz nel 1943: per commemorare la sua figura, è stato realizzato e presentato il libro Ricordo di David Bivash. Salonicco 1° agosto 1890 – Auschwitz 1944, scritto da Simona Gregori; inoltre, è stata dedicata a Bivash una “Pietra di Inciampo” (tali “pietre” sono delle targhe nate per ricordare le vittime dell’Olocausto e dei campi di sterminio).

I saluti istituzionali sono stati fatti dal sindaco Rosa Piermattei e da Donella Bellabarba, presidente della sezione Anpi settempedana. Per Rosa Piermattei, la storia di David Bivash «è una storia che ci appartiene, che appartiene a tutta la nostra comunità, come alla nostra comunità appartiene la storia di un’altra famiglia ebrea, quella del medico Mosè Di Segni, medico partigiano». Il sindaco ha inoltre riferito il messaggio di uno dei figli di Mosè Di Segni, Elio, un messaggio di ringraziamento per il costante impegno della città di San Severino «nel mantenere vivo il ricordo di quanto fatto dalla cittadinanza durante il periodo oscuro della occupazione nazista, sia nell’aiuto ai rifugiati, sia nella partecipazione alla lotta di liberazione, contributo che è stato giustamente ricordato ed enfatizzato negli ultimi anni».

Successivamente Donella Bellabarba ha affermato che la pietra di inciampo per Bivash «ci fa sentire ancor più vicine la Shoah e la tragedia degli ebrei deportati, e di tutti quanti furono deportati e morirono, tra indicibili sofferenze, nei campi di sterminio nazisti. Questa pietra di inciampo ci ricorda che la microstoria locale non è diversa dalla macrostoria che si studia nei libri scolastici. Ci ricorda che dopo l’Otto Settembre, la nostra comunità si trovò di fronte alla scelta di schierarsi con la Repubblica Sociale di Salò ed i nazisti oppure di ribellarsi per amore della libertà, dei diritti umani, dell’uguaglianza e della pace. La maggioranza, soprattutto dei contadini, scelse la seconda opzione, decise di non essere indifferente all’odio, alla violenza, alla disumanità. Oggi ricordiamo David Bivash nella nostra San Severino, Medaglia d’oro al valore civile resistenziale, proprio nell’Ottantesimo anniversario della Liberazione delle Marche. E la storia della famiglia Bivash si intreccia con la nostra Resistenza civile e con la nostra Resistenza armata del Battaglione Mario. In questo momento storico – ha proseguito Bellabarba -, il mondo vive una “Terza Guerra Mondiale a pezzi”, come ha denunciato per primo Papa Francesco: le sempre più crescenti disuguaglianze economiche e sociali, la crisi climatica, i risorgenti nazionalismi, il razzismo, l’antisemitismo, l’omofobia, l’odio etnico e religioso, sono le tremende realtà del presente. Dato il presente che viviamo, questa pietra di inciampo dunque è ancora più potente e ancora più un potente messaggio simbolico. Da un lato, essa testimonia il dramma storico dell’Europa, ostaggio delle dittature fascista e nazista, con le loro pulizie etniche, con le loro distruzioni, che avevano per obiettivo la popolazione civile; dall’altro lato, è un grido pressante per una convivenza pacifica, in cui ci sia il riconoscimento reciproco dei diritti umani sacri ed inviolabili».

Il discorso di Sandro Temin, vicepresidente della Comunità ebraica di Napoli, dal titolo “Le comunità ebraiche nel Sud Italia”, ha ricostruito in maniera sintetica e precisa la storia degli ebrei a Napoli e nel Sud Italia, una presenza antichissima (risalente al I° secolo a. C.): un racconto che ha delineato l’evoluzione storica della presenza ebraica nel Sud, l’integrazione di questo popolo nella vita della Penisola e le vicissitudini vissute nei secoli, fino alla reazione di Napoli e della comunità ebraica partenopea dopo l’armistizio dell’Otto Settembre.

Marco Labbate, Istituto Storia Marche, ha tenuto invece un intervento dal titolo “Pietre di inciampo. Il significato di un monumento diffuso”. Per lo storico, queste pietre di inciampo sono fondamentali, perché consentono di salvare le memorie di quelle persone uccise dai nazisti e dai fascisti, ostacolando così la volontà di quei regimi di far finire nell’oblio il ricordo di queste vittime. «Questa di San Severino è la prima pietra posta al di fuori della provincia di Ancona. Queste pietre sono un monumento piccolo e diffuso, presente in tante città: è come se avessimo preso un grande monumento e l’avessimo rotto in tanti piccoli pezzi e queste schegge fossero andate poi in tutti i luoghi dove ci sono state delle persone deportate nei campi di concentramento e di sterminio. Tramite queste pietre – ha continuato Labbate – si ricordano ebrei, sinti, rom, antifascisti, omosessuali, deportati politici e militari, come i soldati italiani che, dopo l’Otto Settembre, si rifiutarono di fare il servizio militare per la Repubblica Sociale Italiana e finirono nei campi di concentramento; quasi un milione si rifiutarono di combattere per l’RSI. Le pietre ricordano tutti coloro che vennero privati dei loro diritti e della loro vita».

Infine, l’ultimo intervento è stato quello dell’autrice del libro su Bivash, Simona Gregori, un intervento dal titolo “David Bivash a San Severino”. Durante il discorso, la studiosa ha minuziosamente ricostruito le tappe principali della vicenda di David Bivash, dal suo arrivo a San Severino fino alla deportazione ad Auschwitz, tramite i documenti d’archivio da lei recuperati e studiati.

Dopo l’incontro, è stata ufficialmente apposta e resa pubblica la pietra di inciampo in memoria di David Bivash a Borgo Fontenuova (in via Ponte Vecchio n. 4), davanti al palazzo dove l’uomo viveva prima di essere deportato ad Auschwitz. Qui, fra gli altri, è intervenuta anche Maria Di Gaetano, baby sindaco del Consiglio comunale dei ragazzi: “Commemorare il Giorno della Memoria – ha detto – è fondamentale per noi giovani perché ci consente di approfondire la nostra comprensione del passato, di entrare in empatia con le vittime e di lavorare attivamente per evitare che gli orrori della Shoah si ripetano. Attraverso l’educazione e il ricordo possiamo lottare per un mondo in cui rispetto, tolleranza e accettazione siano i principi guida della società”.

Il Consiglio comunale dei ragazzi dell’Istituto comprensivo “Tacchi Venturi”

Era presente, oltre al moderatore della giornata Francesco Rapaccioni, il presidente provinciale dell’Anpi, Francesco Rocchetti, che è intervenuto per ricordare che “nella vita bisogna sempre saper scegliere da che parte stare”.

 

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