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L'incontro con il dottor Gianluca Bonci
L'incontro con il dottor Gianluca Bonci

La guerra fra Russia e Ucraina sotto la lente d’ingrandimento di Gianluca Bonci

Nei locali dello “Spazio Liberty” di viale Bigioli si è tenuto l’incontro pubblico con il dottor Gianluca Bonci, concittadino, analista geopolitico e autore di varie pubblicazioni di carattere storico-militare. Organizzata dall’Associazione Gopher per i 25 anni del Settempedano, l’iniziativa è stata incentrata sulla situazione in Ucraina, le origini del conflitto e i possibili scenari futuri: significativo il titolo del meeting “Crisi Ucraina: a un passo dal baratro”.

Molti cittadini hanno partecipato a questo evento; un segnale positivo di interesse verso il primo di una serie di incontri per celebrare il quarto di secolo di attività del nostro giornale, sempre attivo e presente nel tessuto socio-culturale della città.

Sono intervenuti il sindaco Rosa Piermattei, il vice sindaco e assessore alla Cultura, Vanna Bianconi, e il direttore artistico dei Teatri di San Severino, Francesco Rapaccioni. Erano presenti, fra gli altri, i consiglieri comunali Tarcisio Antognozzi e Alberto Pilato, nonché l’ex sindaco Cesare Martini.

Gianluca Bonci ha svolto il suo corposo intervento sull’intricata situazione in Ucraina tenendo una lezione approfondita, dal ritmo serrato, di circa due ore, con molte slides di accompagnamento.

«La guerra va vista direttamente per rendersene conto, per vedere i suoi orrori e i danni che arreca alle popolazioni. Ed ogni conflitto nasce da lontano, ha delle radici profonde: ciò vale anche per l’attuale guerra in Ucraina. Un conflitto convenzionale che rientra pienamente nei canoni classici della guerra – ha dichiarato Bonci – del quale vanno analizzate le “ragioni” tanto da parte ucraina quanto da quella russa. Questo è l’unico modo per poter comprendere come trovare una via diplomatica che porti a un compromesso accettabile per entrambe le parti, se l’interesse della comunità internazionale è quello di fermare i combattimenti».

Dopo questa premessa, è iniziata l’analisi della storia dell’Ucraina e delle sue secolari questioni territoriali con le nazioni confinanti.

«Storicamente, l’Ucraina ha subito diverse frammentazioni e domini di varia natura: scandinavi, mongoli, polacchi, austro-ungarici e impero russo. Praticamente, l’unico breve periodo di indipendenza vissuto dal Paese fu quello sancito con la pace di Brest-Litovsk, al termine della “Grande Guerra”, e durato dal 1918 al 1922. L’Ucraina fu poi riassorbita dall’URSS come Repubblica Socialista Sovietica. Riottosa nei confronti del giogo comunista, esacerbata per i massacri dei kulaki perpetrati ad opera di Stalin nei primi anni Trenta che collettivizzò le campagne e i raccolti, provocando una carestia immane – denominata “Holodomor” – e circa 7 milioni di morti, l’Ucraina, durante la Seconda guerra mondiale, accolse benevolmente le truppe naziste che avevano lanciato, il 22 giugno 1941, l’operazione “Barbarossa”, ovvero l’invasione dell’URSS. Ricordiamo che all’epoca, l’Ucraina non possedeva ancora la Crimea: la penisola – strappata da Caterina la Grande all’impero Ottomano nel 1784 – fu definitivamente annessa all’impero russo nel 1792, subendo successivamente un processo di russificazione. Questo strategico lembo di terra – che consente il pieno controllo del Mar Nero – fu infine ceduto nel 1954 all’Ucraina da Khrushchev in occasione della ricorrenza dei 300 anni dal trattato di Perejaslav, firmato dai Cosacchi dell’Etmanato ucraino col regno di Russia. Già da questo insieme di avvenimenti, possiamo comprendere come la Crimea sia, ancora oggi, un elemento centrale di controversia nel conflitto tra Ucraina e Russia».

Con la dissoluzione dell’Unione Sovietica e con il passaggio a CSI (Comunità Stati Indipendenti), nel 1991, l’Ucraina raggiunse per la seconda volta nella sua storia la piena indipendenza, sebbene governata fino al 2004 da presidenti filorussi. «In quell’anno, la situazione mutò. Le elezioni, che proclamarono vincitore il filorusso Janukovyč, furono annullate dalla corte costituzionale che invalidò i risultati elettorali a causa di brogli, dopo che la popolazione scese in strada per protestare, dando vita alla cosidetta “rivoluzione arancione” che sosteneva il candidato filo-occidentale Juščenko. Le nuove elezioni videro vincitore proprio Juščenko, il quale governò fino al 2010, quando tornò al potere Janukovyč. Quest’ultimo, nel 2013 si rifiutò di ratificare il trattato di libero scambio con l’Unione Europea, già sottoscritto dal precedente governo. Esplosero così nuovamente violente rivolte, denominate Euromaidan, e Janukovyč fuggì: il nuovo presidente fu il filo-occidentale e nazionalista Porošenko che avviò severe politiche di derussificazione, soprattutto nelle regioni più orientali.

Nel frattempo la Crimea, dopo la fulminea invasione russa del febbraio 2014, seguita ai fatti di Euromaidan, indisse un referendum a cui partecipò l’84,2% della popolazione che, per il 95,32%, si espresse a favore dell’annessione della penisola alla Russia, nonostante la consultazione non fosse stata riconosciuta dalla comunità internazionale. Anche la regione del Donbass, una delle zone più orientali dell’Ucraina con una forte presenza di russofoni, non tollerò più le politiche russofobe di Porošenko, come l’abolizione dell’insegnamento della lingua russa nelle scuole, la distruzione delle statue di epoca sovietica e il cambiamento della toponomastica in ottica antirussa. La popolazione iniziò a mobilitarsi per staccarsi dall’Ucraina fino a insorgere, nell’aprile del 2014, contro il governo centrale di Kiev. Mosca nel frattempo, in violazione dell’integrità territoriale ucraina, aveva inviato reparti militari nella regione, in analogia a quanto fatto in Crimea. La guerra civile che ne conseguì, unitamente all’annessione russa della Crimea, è una delle principali cause che hanno contribuito allo scatenarsi dell’attuale conflitto, così come la mancata attuazione degli accordi di Minsk del 2015 che avrebbero dovuto portare a un cessate il fuoco nel Donbass, non rispettato da ambo le parti».

«Sia chiaro, quella che ha subito l’Ucraina lo scorso 24 febbraio è un’autentica invasione militare, un deliberato atto di guerra, e quindi il Governo di Kiev ha tutto il diritto di difendersi con ogni mezzo e di chiedere aiuto alla comunità internazionale contro l’invasore russo: l’indipendenza deve essere mantenuta ad ogni costo.

Dall’altra parte, quali ragioni avanza la Russia?

Putin accusa la Nato di voler continuare l’espansione verso est, iniziata nel 1999, inglobando anche l’Ucraina, e di avvicinarsi sempre di più ai confini russi. Inoltre Mosca intende “ripulire” l’Ucraina “denazificandola” dai partiti e dalle formazioni paramilitari di estrema destra, tacciate di influenzare il Governo Zelensky, come le compagini politiche Svoboda e Pravij Sektor e il battaglione Azov, inquadrato a tutti gli effetti nell’esercito regolare e macabro protagonista negli otto anni di guerra nel Donbass».

Qual è la situazione attuale e quali potrebbero essere i possibili scenari futuri?

Il momento è sicuramente difficile ed i rischi sono alti.

«Uno degli scenari più probabili è quello di “afghanizzazione” dell’Ucraina, cioè il suo trascinamento verso un logorante e lungo conflitto in quanto nessuna delle due parti sembra disposta, almeno per ora, a raggiungere un accordo definitivo e condiviso. Questo pericolo è molto concreto e la popolazione purtroppo pagherà i costi più alti. Militarmente parlando, la Russia non sta perdendo la guerra, si è impossessata di infrastrutture strategiche, tra cui diverse centrali nucleari, e ha occupato, in un mese, un territorio grosso modo esteso come la Gran Bretagna; certo ha subito delle notevoli perdite in un breve lasso di tempo, ma ha ancora il grosso dell’esercito in riserva operativa, senza contare la disponibilità delle milizie cecene del fido alleato Kadyrov e di quelle siriane, tanto efferate quanto esperte nei combattimenti urbani. Inoltre, almeno per ora, l’opinione pubblica interna supporta le scelte di Putin».

Gli scenari futuri che coinvolgono l’Occidente – e non solo – non sono rosei: «l’Italia, l’Europa ed il “mondo occidentale” stanno tentando di destabilizzare Putin e convincerlo a fare un passo indietro tramite dure sanzioni economiche, ma le ricadute potrebbero essere paradossalmente più forti da noi che da loro. La Russia è il primo produttore al mondo di grano e il maggiore fornitore di gas e di combustibili fossili per l’Europa, è inoltre ricca di minerali e primo esportatore mondiale di fertilizzanti. Il possibile blocco del grano e dei fertilizzanti non danneggerà solo l’Occidente, ma anche altri paesi che ne sono totalmente dipendenti, come alcuni stati africani, tra cui l’Egitto, la Tunisia e il Marocco che dipendono da Mosca per la quasi totalità del loro fabbisogno interno, col rischio di scatenare rivolte in quelle aree (ricordiamo che nel 2011 la “Primavera araba tunisina” iniziò proprio per l’aumento del prezzo del pane) e di un potenziale aumento dei flussi migratori verso il nostro Paese. Oggi scontiamo infatti uno degli effetti più infausti della globalizzazione: la forte dipendenza da terzi per alcuni settori chiave, come l’energia e l’agricoltura. In caso di ulteriore escalation, le controsanzioni russe in questi cruciali comparti stringeranno il morso sul nostro Paese, aggravando prepotentemente la crisi economica tuttora in atto».

In conclusione, Bonci ha affermato:

«L’Ucraina è schiacciata tra le ambizioni e il bellicismo russi e alcune ambiguità americane, oltre che da una serie di eventi passati e recenti che hanno alimentato, nel tempo, questo conflitto. È difficile prevedere un’evoluzione positiva a breve termine e c’è il rischio concreto che Kiev perda la propria integrità territoriale. Bisogna che la comunità internazionale lavori alacremente per un compromesso che consenta una scappatoia politica ai due contendenti, evitando in ogni modo che il conflitto si estenda ad altri attori. A quel punto anche la Cina, finora dalla postura tutto sommato neutrale, prenderà posizione, certamente non a fianco dell’Occidente. Sarebbe catastrofico per tutti».

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