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Ritratto di Annibale Margarucci
Ritratto di Annibale Margarucci

Il ritratto di Annibale Margarucci, un’altra opera fiamminga a Sanseverino

Dopo le novità sulle due opere ‘dimenticate’ di Lorenzo D’Alessandro c’è un’ulteriore scoperta per l’arte nella città di San Severino. In un convegno tenutosi nel 2019 a Ferrara, lo storico dell’arte Alessio Bartolucci ha finalmente formulato una convincente ipotesi attributiva del ritratto di Annibale Margarucci (Sanseverino 1570-Ferrara 1640) – fino quel momento genericamente riferito a un “Pittore di ambito ferrarese” – a Jan Van Beyghem (Malines 1601-Ferrara 1654), pittore fiammingo di ispirazione caravaggesca operante tra Roma e Ferrara. L‘anno successivo, la storica Federica Veratelli ha dedicato un primo volume monografico a questo artefice, che, dopo l’apprendistato in patria e un primo soggiorno ferrarese, visse un periodo a Roma attratto, come altri pittori stranieri, dall’irresistibile richiamo dell’arte di Caravaggio. In seguito alla partentesi romana, egli si stabilì definitivamente a Ferrara, ove lavorò a lungo. Molti furono gli artisti europei richiamati in Italia dall’effervescenza culturale e dalle ricche committenze della Penisola e alcuni di loro finirono per stabilirsi definitivamente nel nostro Paese. In terra marchigiana abbiamo avuto la stabile presenza di Ernst Van Schayck (Utrect 1575-Castelfidardo 1626) che ebbe bottega a Castelfidardo e, per la nostra città dipinse su commissione di Giovan Battista Tinti una pala d’altare per la chiesa di San Giuseppe e un dipinto, oggi perduto, per la parrocchiale di Colleluce.

Tornando a Jan Van Beyghem il suo regesto, ricostruito nella recente monografia, consta di oltre trenta opere. La sensibilissima influenza di Caravaggio e dei suoi numerosi seguaci è evidentissima nelle sue opere, forse ancor più nel dipinto settempedano, che riporta la scritta di matrice didascalica: «ANNIBAL/ MARGARUCIUS/ ARCIS FERRARIEN(SIS)/ PRAEFECTUS/ ET HUIUS COLL./ BENEFACTOR EXIMIUS», di certo aggiunta in un secondo momento.

Il ritratto fu dipinto a Ferrara e giunse con tutta probabilità nella nostra città alla morte del condottiero settempedano; egli aveva scelto di essere sepolto nella chiesa dei padri Teatini di Ferrara, ma aveva legato una parte dei suoi averi al convento settempedano dei Barnabiti. Questo spiega la presenza della scritta sul dipinto, che dovette essere collocato nel collegio gestito dalla congregazione. Per dinamiche ancora tutte da chiarire e certamente in seguito alla doppia demaniazione del complesso – prima quella napoleonica e successivamente l’altra post unitaria – il dipinto deve essere finito nelle disponibilità del Comune di Sanseverino, che l’ha tenuto in deposito fino a qualche anno fa nel Santuario di Santa Maria del Glorioso. Passato poi ad arredare la sede della Fondazione Salimbeni, dal riallestimento e ampliamento delle collezioni della Pinacoteca comunale “Tacchi-Venturi” avvenuto nel 2015, oggi l’opera di Van Beyghem apre la sezione dedicata all’arte del Seicento. È affiancata dalla Santa Lucia di Ippolito Scarsella, celebre pittore ferrarese, a cui lo stesso Margarucci l’aveva commissionata quale sottoquadro per la grande pala del sontuoso altare in giuspatronato nel transetto della chiesa cittadina dei domenicani.

Alessio Bertolucci, suffragando la convincente sua ipotesi attributiva con un’interessante dissertazione sui legami ferraresi del colonnello, aggiunge un altro tassello alla conoscenza di Annibale Margarucci, comandante della fortezza di Ferrara per conto del pontefice, e della sua nobile famiglia, sulla quale ancora troppo pochi e frammentari sono gli studi se si pensa al ruolo fondamentale che ebbe nella storia di Sanseverino.

Luca Maria Cristini

Nelle foto:

· Jan Van Beyghem, Ritratto di Annibale Margarucci, olio su tela 199 x 118, 1640 ca. Pinacoteca comunale “P. Tacchi-Venturi”

· Il cenotafio che fa memoria di Annibale Margarucci nel Santuario della Madonna dei Lumi

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