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Interventi in ospedale per separare i percorsi "sporco - pulito" in funzione del reparto Covid ricavato al terzo piano della struttura
Interventi in ospedale per separare i percorsi "sporco - pulito" in funzione del reparto Covid ricavato al terzo piano della struttura

Pazienti Covid al terzo piano dell’ospedale: la reazione dei cittadini

In riferimento agli ultimi sviluppi che riguardano l’ospedale di San Severino (apertura di un reparto Covid al terzo piano della struttura), il sentimento prevalente che si coglie parlando con i cittadini è di sconcerto, incredulità. Molti hanno scritto, commentato o chiamato “Il Settempedano”: ne siamo contenti, perché evidentemente sentono il nostro giornale come un media della comunità che può dare un contributo alla crescita del paese. Nelle righe che seguono diamo conto di alcuni interventi: non sono firmati, ma non sono anonimi. In capo alla direzione del giornale la responsabilità della loro pubblicazione.

Il primo è un interrogativo: “Come mai proprio ora che l’infezione pandemica è in fase calante, lo dicono i numeri, si sente la necessità di aprire un reparto a San Severino, facendo spese aggiuntive per una situazione provvisoria, sperando sufficienti ed efficaci, quando vi era la possibilità di utilizzo di altre costose strutture già pronte e sperimentate?”. Il riferimento è al Covid Center di Civitanova.

Il secondo è condiviso dal Settempedano, che subito aveva segnalato la mancanza di trasparenza e informazione da parte di chi ha l’obbligo di informare i cittadini perché trattasi di sanità pubblica, servizio essenziale costituzionalmente garantito. “Questa iniziativa, è lecito pensare, avrà una ricaduta molto negativa sulla attività in generale dell’ospedale , con anche il rischio di accendere nuovi focolai di infezione. Una scelta veramente molto difficile da capire. Ci si chiede anche come mai i cittadini vengono a sapere certe notizie a cose sostanzialmente già avvenute”.

Ed ancora.

“Abbiamo sentito, a margine di tutto, le solite promesse di futuri potenziamenti e investimenti. Per la nostra sanità purtroppo sono già state sentite tante volte, ma poi guardi la realtà e vedi che succede esattamente il contrario. Non è stato realizzato neanche ciò che era già stato stabilito. E, oltre alle cose non realizzate, vediamo aggiungersi altre carenze. Vedi la problematica del 118, dell’Oncologia… Per quanto riguarda invece la tanto sbandierata Oculistica, sarebbe interessante anche fare una statistica su quanti cittadini, per questa specialistica, usufruiscono di costose prestazioni presso privati a causa liste di attesa impossibili”.

“La nostra città sta vivendo, già da tempo, una preoccupante tendenza al decadimento. La vicenda della sanità si inserisce in questo contesto: servizi che si perdono, senza che di nuovi ne vengano realizzati; posti di lavoro che se ne vanno; popolazione in calo. Certo sarebbe interessante conoscere quali nuovi servizi, opere pubbliche, infrastrutture si punta concretamente a realizzare con le opportunità che i fondi europei mettono a disposizione, nonché con i fondi straordinari dovuti al sisma. Basti pensare da quanto tempo stiamo aspettando la famosa ‘bretella’. Speriamo fiduciosi nell’arrivo di fatti e non più parole”.

Un altro interessante intervento è quello di Claudio Scarponi, già assessore alla Cultura e consigliere comunale: “Si è sacrificato San Severino per non disturbare Camerino e non rovinare l’orto elettorale di quella zona. Questa è la verità. Camerino aveva già percorsi separati per i pazienti Covid, il nostro ospedale no! San Severino ha sempre subìto smantellamenti di servizi e sentir parlare ora di ‘riconoscimento del nostro ospedale’ significa che la politica locale non sa più come giustificarsi di fronte a scelte che guardano più il consenso elettorale che gli interessi della comunità. Dispiace vedere le Associazioni sempre pronte a lanciare l’allarme, ora piegate sulle posizioni della Regione che, come riportato da qualche giornale, aveva bisogno di questi posti letto per evitare la zona arancione. Si facciano spiegare perché non riaprono l’ospedale Covid di Civitanova, costato 12 milioni di euro, invece di danneggiare i piccoli ospedali della montagna e che sono nel cratere sismico già martoriato dal terremoto. Non fidiamoci di chi governa: servono documenti scritti, non parole! Ci hanno tolto un sacco di servizi e non credo che gli utenti pensino solo al prestigio di Oculistica; servono medici e inferrmieri per la Medicina e il 118”.

Tema, questo della carenza di personale, ripreso anche da altri lettori: “La Medicina è sotto organico, sono rimasti quattro gatti, mancavano prima del reparto Covid almeno un paio di medici. Quelli in servizio hanno risposto finora con grande senso di responsabilità e per spirito di servizio, ma cominciano ad essere stanchi e sfiduciati”.

Non sono mancate infine stoccate all’Amministrazione comunale: “E’ questa un’altra vicenda che dimostra l’isolamento politico in cui ci siamo cacciati”.

In un prossimo servizio racconteremo della mobilitazione in corso per la salvaguardia del servizio di Oncologia e la permanenza in servizio della dottoressa Benedetta Ferretti.

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