Per onorare il Giorno della memoria sono state scelte due poesie del grande scrittore Primo Levi (1916-1987), uno dei maggiori testimoni dell’Olocausto che, nell’affrontare i grandi temi della storia, della difesa della natura, dei limiti e delle risorse dell’esistenza umana, ha lasciato un messaggio d’impegno civile e umano, nel quale si fondono il dolore e le speranze universali.
Se questo è un uomo
Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case
Voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici.
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d’inverno.
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa e andando per via,
Coricandovi e alzandovi:
Ripetetele ai vostri figli.
Canto dei morti invano
Sedete e contrattate
A vostra voglia, vecchie volpi argentate
Vi mureremo in un palazzo splendido
Con cibo, vino, buoni letti e buon fuoco
Purché trattiate e contrattiate
Le vite dei nostri figli e le vostre.
Che tutta la speranza del creato
Converga a benedire le vostre menti
E vi guidi nel labirinto.
Ma fuori al freddo vi aspetteremo noi,
Di Treblinka, di Dresda e di Hiroscima:
E saranno con noi
I lebbrosi e tracomatosi,
Gli scomparsi di Buenos Aires,
I morti di Cambogia e i morituri d’Etiopia,
I patteggiati di Praga,
Gli esangui di Calcutta,
Gl’innocenti straziati a Bologna.
Guai a voi se uscirete discordi:
Sarete stretti dal nostro abbraccio.
Siamo invincibili perché siamo i vinti.
Invulnerabili perché già spenti:
Noi ridiamo dei vostri missili.
Sedete e contrattate
Finché la lingua vi si secchi:
Se dureranno il danno e la vergogna
Vi annegheremo nella nostra putredine.
Un fenomeno molto grave e quindi da non sottovalutare rimane il negazionismo che fa parte di una cultura nazifascista ancora legata al mito del “complotto ebraico mondiale”, che avrebbe come scopo la conquista del mondo da parte della lobby ebraica, per cui gli ebrei sarebbero i grandi nemici dell’umanità. Nel volume Se Auschwitz è nulla (Bollati Boringhieri, 2021) Donatella Di Cesare giustamente sostiene che rifiutare l’esistenza dello sterminio degli ebrei rappresenta un nuovo antisemitismo: “Il negazionismo è una forma di propaganda politica che negli ultimi anni si è diffuso entro lo spazio pubblico coinvolgendo ambiti diversi e assumendo accenti sempre più subdoli e violenti”.
Sotto il profilo storiografico è opportuno unire alla celebrazione della memoria dell’Olocausto una maggiore conoscenza storica, che può risultare efficace per determinare scelte ideologiche e regole di condotta collegate ai processi economici, giuridici, culturali, sociali e politici che hanno preparato e determinato le deportazioni e le operazioni di sterminio razziale. E’ pertanto necessario allagare lo spettro dell’indagine storica per mettere a fuoco le motivazioni che hanno portato i regimi nazista e fascista ad annientare l’identità, la dignità e la vita delle vittime perseguitate e deportate per essere degli ebrei o essere dei cittadini italiani ed europei che si sono opposti ai regimi totalitari.
Per completare questo quadro storico bisogna tenere presenti le scelte politiche, giuridiche, giurisdizionali e amministrative fatte dalle autorità naziste e fasciste, che hanno portato a concepire una strategia globale di annientamento. Si tratta di rivolgere una maggiore attenzione al fenomeno della deportazione politica, che ha visto coinvolti quanti sono stati perseguitati e arrestati per motivi politici: si deve approfondire il ruolo sociale, gli orientamenti ideologici e culturali delle deportate e dei deportati politici, il loro modo di opporsi ai regimi nazista e fascista a partire dalle prime violenze messe in atto dai fascisti dal 1921 in poi, dai roghi dei libri e dalle violenze compite dai nazisti in Germania per arrivare agli orrori di Auschwitz e degli altri campi di sterminio fino al riemergere in Europa dell’antisemitismo e dei movimenti neonazisti e neofascisti.
In questo modo sarà possibile collegare meglio la memoria collettiva dell’Olocausto con il fenomeno della deportazione politica e della cultura dell’opposizione maturata in Italia all’interno del socialismo, del cattolicesimo popolare, del comunismo e del liberalismo, un’opposizione che è nata e si è consolidata durante il regime fascista, rappresentata dai militanti dei partiti, dagli esuli e dai condannati al confino, dagli operai nelle fabbriche, dai 600 mila militari che, dopo l’8 settembre 1943, hanno fatto la scelta coraggiosa di non aderire alla Repubblica sociale di Mussolini.
Agli ottomila ebrei italiani deportati tra il 1943 e il 1945, vanno inoltre affiancati i 23 mila deportati politici censiti nel Libro dei deportati curato da Brunello Mantelli e Nicola Tranfaglia (Mursia, 2009/2015), i prigionieri politici rinchiusi nelle carceri italiane e nei lager di Bolzano, della Risiera di San Sabba a Trieste e nel campo di concentramento e smistamento di Fossoli. Si riscopre così un eterogeneo universo politico formato da monarchici badogliani, liberali, comunisti, socialisti, cristiani sociali, anarchici, azionisti di Giustizia e Libertà, ma anche da uomini e donne che, senza essere ideologicamente orientati, si sono schierati a fianco della Resistenza per spirito di solidarietà o per una scelta di libertà e di democrazia.
A. P.