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Lo spettacolo "Brancaleone"
Lo spettacolo "Brancaleone"

Feronia, su il sipario: applausi per il “nostro” Brancaleone

Dopo il silenzio artistico lungamente imposto dal Covid-19, sabato 13 novembre, alle ore 21, il palco del teatro Feronia è tornato ad ospitare la prosa. Ad inaugurare la nuova stagione teatrale non sono mancate le parole del direttore artistico Francesco Rapaccioni, che ha salutato con entusiasmo la ripartenza prospettando un ricco ventaglio di proposte. Lo spettacolo andato in scena è Brancaleone, diretto da Giampiero Solari, per la regia di Paola Galassi, coadiuvata da Oscar Genovese.

Chiaramente ispirato ai celebri film – rispettivamente del 1966 e del 1970 – L’armata Brancaleone e Brancaleone alle crociate, diretti da Mario Monicelli, lo spettacolo ripercorre piuttosto fedelmente le principali avventure dell’armata alla volta di Aurocastro, nelle Puglie, portando in scena un Medioevo realistico con i suoi condottieri, miserabili, diseredati, appestati, eternamente diviso tra sacro e profano, tra spiritualità e carne, in uno scenario in cui predomina comunque l’elemento comico-farsesco.

Lo spettacolo presenta un curioso riadattamento sulla base della nostra realtà locale: il cavaliere Brancaleone da Norcia ed il suo sgangherato seguito, nel loro confuso peregrinare, attraversano realmente le terre settempedane, ed il castello dove vive la famiglia del principe bizantino Teofilatto è proprio quello di Pitino. Lo stesso grottesco linguaggio utilizzato dai personaggi è un impasto tra lingua volgare medievale e dialetto marchigiano, il cui risultato, sicuramente divertente, è stato apprezzato dai presenti in sala, suscitando più volte le risate del pubblico.

Degni di menzione le musiche di Mario Mariani ed i costumi di Rosaria Ricci, nonché lo splendido cavallo Aquilante, opera di Antonio Panzuto. La scenografia, opera della stessa Ricci, nella sua semplice essenzialità risulta particolarmente efficace nell’accompagnare l’incessante viaggio di Brancaleone: la pedana che domina il palco, roccia impervia dalla quale alcuni personaggi si tuffano per non riemergere mai più, è il simbolo del viaggio verso l’ignoto, che non si arresta mai, neanche di fronte alla Morte.

Sara Della Mora

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