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La faggeta di Canfaito
La faggeta di Canfaito

Il “foliage” del Canfaito e l’allegoria della cattiva politica

Da qualche tempo avevo sentito parlare di un fantomatico, almeno per me, fenomeno chiamato foliage, associato al Canfaito, ma non avevo approfondito la cosa per mancanza di tempo.

Fin da piccolo avevo frequentato la faggeta settempedana, per la precisione dalla fine degli anni Cinquanta, quando Svegliati aveva messo su un piccolo chiosco di bibite e alimenti veloci sul punto più elevato. Ci andavamo con le famiglie, soprattutto la domenica, arrivando allora con le nostre piccole utilitarie fino in prossimità delle piante secolari. Il periodo era quello primaverile e soprattutto quello estivo per godere della meravigliosa frescura e stare in compagnia e in allegria. Solo raramente mi era capitato di andarci durante l’autunno e l’inverno.

Qualche giorno fa mi chiamano due amici di fuori provincia e mi dicono che vorrebbero, con le loro consorti, venire a vedere di sabato il foliage a Canfaito. Era una specifica richiesta delle loro signore. Penso tra me e me: “E’ l’occasione giusta per godermi questa per me sconosciuta meraviglia della natura, come l’avevano presentata sui media e capire finalmente il suo valore più intimo e profondo”.

Arriviamo in auto fino al monumento fuori dal cuore più interessante e intenso della faggeta. Stiamo per entrare sulla stradina di ingresso che divide i due sensi di circolazione e troviamo un gruppo di splendide mucche bianche, alcune sdraiate per terra, altre in piedi, e due con la coda sollevata che di fatto non ci permettavano di passare come fosse una sbarra aperta… Ci godiamo lo spettacolo di questi splendidi esemplari finché quelle due abbassano la coda, mentre le altre si alzano e poi in gruppo lentamente e un po’ scocciate si allonanano. Così possiamo finalmente passare e portarci al parcheggio. Arriviamo a piedi sotto gli enormi faggi, dove c’erano un buon numero di persone, alcune munite di grandi macchine fotografiche e altre che passeggiavano. Ma tutti estasiati dallo spettacolo, nonostante una fitta nebbia e un’uggiosa umidità sotto forma di abbondanti e fastidiose goccioline: “Che spettacolo di colori, di armonia, che meraviglioso foliage”. Non riuscivo in quel momento a capire bene se fossero le tantissime foglie cadute, che formavano una sorta di letto molto soffice e variopinto, oppure lo splendido verde del muschio sotto alcune piante o addirittura la fitta nebbia. Per associazione di idee e per esclusione finalmente ho capito che il foliage erano le foglie cadute. E pensare che fino ad allora, quando il mio giardino si riempiva di foglie secche, mi arrabbiavo di brutto… Invece non capivo che era il futuro del turismo!

Preso da questi pensieri, mentre passeggiavamo tutti insieme, ho sentito il mio piede e la scarpa affondare – sotto il manto di foglie – in qualcosa di più sostanzioso. Una puzza sospetta e la scarpa sporca di un marrone in sintonia cromatica, ma non in sintonia con gli odori della natura, mi hanno ridestato all’improviso dal sogno nel quale mi ero immerso. Era una bella… pietanza digestiva preparata dalle mucche. Dal produttore al consumatore.

Solo allora ho capito il vero motivo delle code rialzate delle mucche e mi sono risvegliato completamente.

Mi è sembrato un quadro completo, un’allegoria, una simbologia, tipici di un certo tipo di quella politica oggi spesso predominante e a cui non ci dovremmo mai piegare e assuefare. Un vero quadro “impressionista” nella forma, ma che dovrebbe “impressionarci” in modo molto serio sulla sostanza e sui loro significati, di fronte ai quali vigilare e controllare.

I grandi alberi con i larghi rami sono le nobili idee politiche sotto cui ci si copre, ci si nasconde e ci si protegge, ma in questo periodo senza il rigoglioso fogliame, caduto sul terreno.

La fitta nebbia e il manto di foglie morte a terra rappresentano il voler nascondere la vera sostanza o la vera realtà di quello che ci si vuole far digerire, in sintesi la poca trasparenza.

La pietanza digestiva prodotta e offerta gratuitamente dalle mucche rappresenta molto spesso la vera proposta politica che si vuole far passare per buona.

Per quanto mi riguarda continuo a preferire il sole e la lucentezza della primavera e dell’estate del Canfaito e la chiarezza e la trasparenza della Politica al posto delle nebbie, dei sotterfugi e della “cacca” nascosta del periodo autunnale e invernale e della “infima” politica.

Altre simbologie ed allegorie preferisco non citarle, perché potrebbero urtare la suscettibilità di molte di quelle idee che oggi vanno per la maggiore.

Gabriele Cipolletta

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