Domenica 4 ottobre Ch. Jenny De Sisto e M. Chiara Belardinelli hanno detto il loro “sì” alla Professione temporanea dei consigli evangelici nella fraternità delle Sorelle Povere di Santa Chiara. La celebrazione eucaristica è stata presieduta dal cardinale Edoardo Menichelli nel santuario della Madonna de Lumi. Ora, a distanza di qualche giorno, vi proponiamo un’intervista doppia alle due giovani neoprofesse.
Come ti chiami ?
Jenny De Sisto
Quanti anni hai?
33
Da dove vieni?
Vengo da Falconara Marittima, però sono nata a Roma.
Cosa facevi prima di entrare in monastero?
Lavoravo e studiavo, ma negli ultimi mesi, prima di entrare, ho lasciato il lavoro di cameriera per finire l’università, avevo scelto Mediazione linguistica proprio per il lavoro che facevo e che mi piaceva tanto.
Quand’è cambiata la tua vita e perché?
L’inversione di rotta c’è stata quando sono andata in Polonia, a un raduno di giovani organizzato dai domenicani, su invito di un frate della parrocchia dei minori di Falconara. Però la consapevolezza che qualcosa stava cambiando, il perché, ho cominciato a intuirlo quando sono venuta qui al monastero di Santa Chiara a un ritiro per giovani. L’intuizione è stata quella di una novità, una bellezza e delle parole che mi hanno raggiunta come non mi era mai capitato prima.
Come sei arrivata al monastero di San Severino?
Dopo la bellissima esperienza della Polonia, dove però non avevo capito nulla di quello che si diceva, ho cominciato a cercare su internet qualcosa di simile, ma in italiano. Quindi nell’estate del 2014 ho prenotato un ritiro a San Severino prima e uno a Spello poi, solo che a Spello non ci sono mai andata.
Cosa si sente nel cuore, nell’animo, quando si dice “Eccomi” al Signore?
Il solo ripensare a quello che abbiamo detto mi fa salire le lacrime agli occhi. Nel cuore si sente una sorta di inondazione di grazia, di benevolenza, di misericordia che non si merita per niente, ma che il Signore ha aspettato tutto questo tempo per avere da noi il permesso di riversare nella nostra vita. Per fare questo si è servito di tantissime persone senza le quali la voce quel giorno non sarebbe uscita.
Ci racconti la gioia di vivere come Santa Chiara e San Francesco…
La prima gioia che mi ha raggiunta venendo qua nel monastero è stata quella che veniva dalla liturgia. Il canto e la preghiera hanno un gusto particolare e ora ne faccio parte anche io. La fonte della gioia viene anche dal fatto che qui abbiamo tutto senza possedere nulla, anche se sul “possedere nulla” ci sto ancora lavorando. Come Chiara e Francesco viviamo nella restituzione, nella gioia di restituire moltiplicato quel dono che ognuna ha, quel talento che il Signore ha affidato a qualcuna, ma non a tutte, e ogni sorella mette in campo il suo, come in un’orchestra dove ci sono tanti strumenti diversi, che però suonano tutti la stessa musica.
Un tuo pregio…
Credo di essere abbastanza portata per i lavori manuali.
Un tuo difetto…
Delle volte sono un po’ troppo superficiale.
Cosa ami di più della vita terrena?
La pizza!
Cosa non ti piace del mondo in cui viviamo?
Il fatto che tutti crediamo di essere liberi, di poter fare quello che ci pare, invece non ci si accorge che facciamo tutti le stesse cose, che la pensiamo tutti allo stesso modo. Il falso concetto di libertà che in realtà non libera affatto ma rende schiavi. Anche io credevo di essere libera facendo quello che mi pareva, invece la libertà vera l’ho scoperta nella vita fraterna e nel rispetto degli altri.
Che ne pensi di San Severino e della sua comunità di fedeli?
Non sono mai stata tanto a lungo in una comunità per poter fare confronti, però questa realtà mi stupisce per il suo spirito gioioso, per la voglia di fare e il modo di collaborare.
Come ti chiami?
Chiara Belardinelli
Quanti anni hai?
34
Da dove vieni?
Jesi
Cosa facevi prima di entrare in monastero?
Qualche lavoretto da ingegnere informatico; qualche ripetizione di matematica e informatica; studiavo chitarra classica e seguivo il coro della parrocchia e animavo la liturgia.
Quand’è cambiata la tua vita e perché?
La mia vita è cambiata gradualmente intorno ai 25 anni. Di fronte ad alcune difficolta da affrontare ho iniziato a pormi delle domande profonde e a cercare un di più che potesse dare un senso autentico e profondo alla vita.
Come sei arrivata al monastero di San Severino?
Sono venuta in monastero la prima volta con un gruppo giovani della mia parrocchia. Padre Gianluca dei Cappuccini organizzò qui un ritiro di Natale nel lontano 2008. Ci fermammo un po’ di giorni alla casa di accoglienza e incontrammo le Sorelle. A distanza di tempo, proprio intorno a quei 25 anni, cercavo qualcuno a cui chiedere preghiere per una situazione un po’ complicata che mi stava a cuore e mi sono tornate in mente le clarisse di San Severino. Scrissi loro una mail (mai scrivere mail ai monasteri!!!) e da lì nacque una corrispondenza che, diventata frequentazione, pian piano si è fatta Via per un cammino di discernimento che mi ha portato fin qui.
Cosa si sente nel cuore, nell’animo, quando si dice “Eccomi” al Signore?
Immensa gratitudine e gioia profonda impastate con una bella dose di inadeguatezza e di paura. Le gambe che tremano sostengono un cuore in festa.
Ci racconti la gioia di vivere come Santa Chiara e San Francesco…
Chiara e Francesco invitano a vivere la gioia del Vangelo con cuore generoso, aperto a Dio e ai fratelli; è una gioia che nasce dal sentirsi amati, e quell’amore ricevuto si traduce in una vita fatta di contemplazione, di semplicità, di fraternità. È anche la gioia che sgorga da una pienezza umana capace di riconoscere il tocco con cui il Signore si fa presente nella nostra storia quotidiana attraverso i volti di chi incontriamo e attraverso piccoli fatti.
Un tuo pregio…
Affidabile
Un tuo difetto…
Sono molto critica con me stessa
Cosa ami di più della vita terrena?
La musica.
Cosa non ti piace del mondo in cui viviamo?
La superficialità con cui il nostro sguardo rischia spesso di accostarsi al prossimo, giudicando, etichettando con presunzione e violenza.
Che ne pensi di San Severino e della sua comunità di fedeli?
Sto pian piano conoscendo una comunità ricca di tanti doni, ricca di cittadini e di fedeli generosi, tenaci, vivaci, pieni di voglia di fare, capaci di collaborare, persone che di fronte a numerose difficoltà sanno rimboccarsi le maniche e ripartire. In questi giorni ho avuto la chiara percezione di come “mi è cresciuta famiglia” (così si dice a Jesi) e approfitto per ringraziare tutti coloro che con gioia, disponibilità e passione ci hanno sostenuto e accompagnato nella preparazione alla professione. Ho sentito davvero una vicinanza commovente che mi viene da collocare in quel centuplo di cui parla il Vangelo e di cui non posso che essere grata.