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Festa per Santa Margherita

Cesolo e i 100 anni della traslazione di Santa Margherita

La frazione di Cesolo, pur non organizzando la tradizionale festa di fine agosto, ha ricordato Santa Margherita con una doppia cerimonia religiosa, presieduta dal vicario don Aldo Romagnoli. Il Comitato e la parrocchia hanno così onorato il centenario della traslazione dei resti della santa, rinviando al prossimo anno la Sagra della ceca e ulteriori festeggiamenti. Sono intervenuti il sindaco Rosa Piermattei e il presidente del Consiglio comunale, Sandro Granata. Presenti pure le consorelle della Confraternita di Colleluce, guidate da Serenella Eugeni.

Un pranzo a Villa Berta, con una quarantina di partecipanti, ha chiuso la “due giorni” in onore della patrona, rinsaldando così le fila tra i fedeli dopo il lockdown.

A questo punto, visto il centenario, vale la pena ricordare alcuni cenni storici che, scritti da Raoul Paciaroni e mons. Quinto Domizi nel libro “Cesolo, le sue chiese, la sua santa”, raccontano la figura della santa. 

Non conosciamo molti particolari della vita di Santa Margherita e non ci sono testimonianze documentarie del suo tempo. Nasce comunque verso l’anno 1325 a Cesolo da una famiglia di contadini semplici e poveri, ma ricchi di virtù umane e cristiane, alle quale educano la loro figliola. Lei conduce molto semplice, dedita al lavoro in casa e nei campi. Sui 15 anni ha un’esperienza soprannaturale: incontra Gesù nelle sembianze di un povero che le chiede l’elemosina e Margherita non esita a dargli tutto il pane che la mamma le aveva dato per la giornata. La sera, una volta tornata a casa, ha fame e chiede ai suoi genitori qualcosa da mangiare, ma non c’era più altro pane. Insiste ancora nel cercare nella madia e vi trova pane abbondante, bianco e di buon sapore. Anche i vicini lo trovano straordinariamente buono e miracoloso.

Margherita, ancora molto giovane, per volontà dei genitori sposa un uomo del luogo e diventerà poi madre di una bimba. Tuttavia, presto rimane vedova. Così dedica tutta la sua vita all’educazione della figlia e alla cura dei poveri e dei malati, avendo come guide spirituali i frati domenicani dell’attuale convento di San Domenico, a San Severino. Dorme sempre su un duro giaciglio, prega molto e fa aspra penitenza. Inoltre è costantemente a piedi nudi, sia in estate che in inverno: per questo motivo viene soprannominata “la scalza”. E senza nulla ai piedi compie tanti pellegrinaggi: va più volte a Loreto e risulta che sia stata almeno una volta anche a Roma.

Muore il 5 agosto 1395. Viene sepolta proprio nella chiesa di Santa Maria del mercato, l’odierno “San Domenico”. Viene scritto che, al momento della sua morte, si staccò la pelle dai suoi piedi, come una calzatura. Questa preziosa reliquia, per ordine di Onofrio Smeducci, Signore di Sanseverino, viene deposta nella sua tomba, accanto alle venerate spoglie. E subito comincia tra il popolo la devozione verso di lei, venerata e invocata come maestra di preghiera, di penitenza e di carità.

La salma di Santa Margherita rimane sempre in questo luogo di culto fino al 1920, cioè cento anni fa. Quell’anno, infatti, il parroco di Cesolo, don Luigi Tamagnini, ottiene di trasferire la santa nella chiesa parrocchiale, adempiendo così un vivo desiderio suo e della popolazione.

La traslazione delle reliquie porta la data di domenica 14 novembre 1920, con la partecipazione del vescovo diocesano mons. Adamo Borghini. Una grande processioni a piedi da San Domenico a Cesolo caratterizza l’evento.

Quell’avvenimento viene ricordato con una lapide che si trova nella chiesa della frazione. E quest’anno, per il centenario, nonostante l’emergenza da Covid-19, è stato celebrato dai fedeli del luogo con grande partecipazione e devozione.

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