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Piazza Cavour a Camerino

Il Papa (1). Il suo messaggio, l’esperienza di coristi e lettori

“Ricordare, riparare, ricostruire”. E bisogna farlo “insieme”. Per non mandare nel “dimenticatoio le promesse”. Sono le parole che Papa Francesco ha consegnato alle autorità nazionali e locali e alla popolazione delle zone terremotate del centro Italia durante la sua visita a Camerino. Il messaggio è giunto forte e chiaro nel corso della messa celebrata in Piazza Cavour quando il Santo Padre parla di speranza, di vicinanza, di ricordo. E’ stata un’omelia di grande tensione spirituale, la sua, ma al tempo stesso molto concreta, perché la gente così duramente colpita dal sisma e dalle difficoltà della ricostruzione ci si può ritrovare in pieno. “Che cosa è mai l’uomo perché di lui ti ricordi? Mi sono venute in mente queste parole pensando a voi – ha esordito -. Di fronte a quello che avete visto e sofferto, di fronte a case crollate e a edifici ridotti in macerie, viene questa domanda: che cosa è mai l’uomo? Che cos’è, se quello che innalza può crollare in un attimo? Che cos’è, se la sua speranza può finire in polvere?”. La prima certezza, dunque, deve essere questa. Dio non dimentica. “Mentre quaggiù troppe cose si dimenticano in fretta, Dio non ci lascia nel dimenticatoio. Nessuno è disprezzabile ai suoi occhi, ciascuno ha per Lui un valore infinito: siamo piccoli sotto al cielo e impotenti quando la terra trema, ma per Dio siamo più preziosi di qualsiasi cosa”. Per questo il Pontefice ha invitato a fidarsi di Dio, cancellando i cattivi ricordi che ci fanno “rivangare quel peggio che sembra non avere mai fine”, e ha esortato ad affidarsi allo Spirito Santo, “il ricostruttore della speranza”. Ma non quella umana, aggiunge, che è “fuggevole”, “con la data di scadenza” e “fatta di ingredienti terreni, che prima o poi vanno a male”. “Quella dello Spirito è una speranza a lunga conservazione. Non scade, perché si basa sulla fedeltà di Dio. La speranza dello Spirito non è nemmeno ottimismo. Nasce più in profondità, riaccende in fondo al cuore la certezza di essere preziosi perché amati. Infonde la fiducia di non essere soli”. Lo Spirito dunque, ha proseguito Francesco, “viene a darci forza, a incoraggiarci, a sostenere i pesi. Infatti è specialista nel risuscitare, nel risollevare, nel ricostruire. Ci vuole più forza per riparare che per costruire, per ricominciare che per iniziare, per riconciliarsi che per andare d’accordo. Questa è la forza che Dio ci dà. Perciò chi si avvicina a Dio non si abbatte, va avanti: ricomincia, riprova, ricostruisce”. Infine ha concluso: “Cari fratelli e sorelle, sono venuto oggi per starvi vicino; sono qui a pregare con voi Dio che si ricorda di noi, perché nessuno si scordi di chi è in difficoltà. Prego il Dio della speranza, perché ciò che è instabile in terra non faccia vacillare la certezza che abbiamo dentro”.

La messa è stata animata anche dal Coro di Sant’Agostino; Romina Gagliardi ha cantato il Salmo, dopo che Tarcisio Antognozzi aveva letto la Prima lettura. Ecco le emozioni di chi ha vissuto da vicino l’incontro con il Papa.
“Dopo 36 anni di promozione sportiva nel Csi – dice Tarcisio Antognozzi -, di animazione e progettazione educativa nell’Azione cattolica e negli oratori, testimoniando che davvero “il gioco è un bene educativo”, poter proclamare il passo del libro dei Proverbi è stato per me un grande, commovente, momento di grazia. “Ero con lui come un artefice, ero la sua delizia ogni giorno, giocavo davanti a lui in ogni istante, giocavo sul globo terrestre”. Nulla a caso. Grazie a chi ha permesso tutto questo”. “Per quello che mi riguarda – aggiunge Romina Gagliardi – posso dire che sono stata onorata, ed emozionata, di cantare il Salmo a un metro dal Papa. Francesco è un Papa sensibile e attento alle persone bisognose; ha trovato il tempo di ascoltare tutti e salutare tutti. Ringrazio la maestra del Coro, Morena Rinaldi, che mi ha permesso di fare questa esperienza”.

“Ho vissuto un giorno bello e ricco di emozioni – sottolinea Sandra, un’altra corista – . Davvero ho assaporato il piacere della serenità e della soddisfazione, che mi ha lasciato meravigliata. Grazie a tutti”. “E’ stato emozionante – concorda Stefania Paperi, anche lei in piazza con il Coro – non capita tutti i giorni cantare per il Papa. Ovviamente, oltre alla felicità di esserci, c’era anche un po’ di ansia dovuta alla voglia di far bene il nostro servizio. Un servizio che non deve intendersi come un’esibizione, ma come preghiera. La nostra Maestra, Morena Rinaldi, ci aveva comunque ben preparato…”. Parole cui fanno eco le considerazioni di Paola: “Far parte del Coro che ha cantato/pregato alla messa del Papa a Camerino è stato per un grande privilegio, un dono tanto inaspettato quanto immenso. Un’esperienza irripetibile che ha colmato il cuore di gioia, serenità, amore, ma anche fiducia nel prossimo e nel futuro. Porterò sempre con me la figura di questo grande Uomo semplice, un po’ stanco ma carismatico, proteso verso le sofferenze e i bisogni degli uomini, degli ultimi: che sia di insegnamento a tutti noi”. Concorda appieno Emanuela: “Ho vissuto un’esperienza unica e indimenticabile. Penso che sia la massima aspirazione per un Coro religioso cantare a una messa presieduta dal Santo Padre”. “Il tempo è volato – conclude Antonio Squadroni – ed è stata una bellissima esperienza per un dilettante del canto corale come me. Veramente una grandissima gioia. Mi sento di ringraziare, a nome di tutti i coristi, la direttrice Morena Rinaldi, responsabile liturgica diocesana, che ci ha condotto fino a questa giornata storica”.

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