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Una mostra sulla mitezza, “la più impolitica delle virtù”

“Elogio della mitezza” è il titolo della mostra a cura di “AAC Platform” (con la presentazione di Camilla Boemio) che viene ospitata dalla Pinacoteca comunale e inaugurata mercoledì 29 agosto alle ore 18.30. In vetrina ci sono le opere degli artisti Maria Elisa D’Andrea, Maria Antonietta Scarpari, Giorgio Staffolani e Ashraf Fayadh.
Il concetto della mostra riprende il testo di Norberto Bobbio. Dalla sfera politica, frustrata e contaminata dal suo decadimento, alla filosofia morale, “Elogio della mitezza” ha segnato come nessun altro libro gli ultimi anni di Norberto Bobbio e il celebre saggio che dà il titolo all’opera ne rappresenta il testamento civico. La mitezza è una virtù debole, propria di chi non ha potere, e al tempo stesso potente, poiché anticipa un mondo migliore su questa terra. È “la più impolitica delle virtù”, ma anche l’antidoto alle degenerazioni della società.
La mostra si sviluppa con una narrazione efficace di opere realizzate con diversi materiali dall’installazioni di filo, ai quadri e ai disegni fino alle fotografie che illustrano le diverse pratiche artistiche di quattro artisti la cui ricerca è profondamente legata ad un rigore ed a un virtuosismo del linguaggio d’arte.
Maria Elisa D’Andrea, nata a Spilimbergo il 5 maggio del 1971, usa i fili per esprimersi artisticamente. Nel suo lavoro il filo riguarda l’attesa. Attesa come condizione drammatica dell’esistenza, legata alla cura, alla malattia, alla sofferenza psichica. Attesa come situazione di passività, di pazienza, di abbandono allo scorrere delle cose, quando da partecipanti attivi si diventa passivi, e non si può far altro che aspettare. Lavorare il filo è per lei un’attività meditativa, terapeutica. È qualcosa che placa l’ansia, che aiuta a sopportare la sospensione. L’intreccio del filo rimanda alla nascita, alla creazione. Il taglio del filo, quando l’opera è finita, rimanda al taglio del cordone ombelicale, all’inizio della vita, che è anche l’inizio della morte.
Maria Antonietta Scarpari, anconetana, è un artista che realizza pitture e installazioni di matrice concettuale ma anche di notevole lirismo. Sono stati scelti due grandi quadri per la mostra.
Giorgio Staffolani, osimano, sceglie invece il suono per esprimersi. Il suono è presente anche negli abissi marini, ed è un linguaggio versatile che accomuna: arte, musica, e scienza. Staffolani realizzerà una performance il giorno dell’opening ed un’installazione site specific composita di disegni con rimandi a scenari di un alfabeto visuale.
Ashraf Fayadh è infine un noto artista e poeta di origine palestinese che ha realizzato per la mostra in pinacoteca un’opera composta da delle foto nelle quali descrive il paesaggio non in modo rigoroso; ma fondendo un senso profondo di poesia ed elegia.

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