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La frazione Pescara del Tronto cancellata dal terremoto
La frazione Pescara del Tronto cancellata dal terremoto

Sisma, un anno dopo. Momento di preghiera ai Cappuccini

”Il paese non c’è più”. Sono le prime ore di mercoledì 24 agosto 2016, è ancora buio e la voce del sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi, è tra le prime a rimbalzare su tv e radio. Alle 3.36, un boato nel centro Italia. Terremoto di magnitudo 6.0 nella zona tra Lazio, Marche e Umbria.
La terra trema per 142 interminabili secondi, devastando i paesi di Accumoli (Rieti), Amatrice (Rieti), Arquata del Tronto e la frazione di Pescara del Tronto (Ascoli Piceno). Dopo meno di un’ora, alle 4.33, un’altra scossa di magnitudo 5.3 farà tremare Norcia. I morti sono stati 299, oltre 4 mila gli sfollati, 238 le persone estratte vive dalle macerie.

Un terremoto tale da provocare, come documentato dai satelliti Cosmo-SkyMed, un abbassamento del terreno di 18 centimetri nell’area della Piana di Castelluccio di Norcia. La scia sismica andrà avanti per giorni. Ma non saranno solo scosse di assestamento. A ottobre la terra del centro Italia torna a tremare. Si comincia il 26 ottobre quando alle 19.10 una scossa di magnitudo 5.4 colpisce Castelsantangelo sul Nera. Poco dopo, alle 21.18 magnitudo 5.9, tocca a Ussita. Fino ad arrivare al 30 ottobre quando alle 7.40 un terremoto di magnitudo 6.5 metterà in ginocchio tutti noi.

La scossa, la più forte registrata in Italia negli ultimi trent’anni, ha provocato tanti danni e crolli, ma per fortuna nessuno è morto. ”Dal 24 agosto ci sono state 71 mila scosse nel Centro Italia, 9 superiori a magnitudo 5”: è il bilancio stilato dal capo della Protezione civile a inizio luglio.

Per ricordare quei terribili momenti – e soprattutto le 299 vittime di Amatrice, Accumoli e Arquata del Tronto – si tengono veglie e fiaccolate un po’ in tutti i paesi colpiti da lutti e devastazioni. A San Severino, oggi (giovedì 24 agosto), l’Ordine Francescano Secolare invita tutti a Colpersito per la messa delle ore 19, che viene celebrata nel cortile interno del convento. Vuole essere un momento in cui la comunità si raccoglie per pregare e per ritrovare, insieme, la forza e la speranza di andare avanti, nonostante la paura e le tante difficoltà che bisogna ancora superare prima di poter parlare di ricostruzione.

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